Quattro palloni sotterranei e la Basilica di San Marco resta asciutta

Venerdì 18 Gennaio 2019 di Nicola Munaro
Quattro palloni sotterranei e la Basilica di San Marco resta asciutta
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VENEZIA - La «grande ammalata» come l'ha chiamata in maniera affettuosa il primo procuratore di San Marco Carlo Alberto Tesserin, era troppo importante per essere lasciata senza cura. Per essere messa alla mercé non solo delle grandi inondazioni - come l'Aqua Granda del 4 novembre 66 o i 156 centimetri del 29 ottobre scorso - ma anche di tutte quelle medie maree che per duecento giorni all'anno mandavano sott'acqua il nartece della Basilica di San Marco. E con il sale corrodevano i mosaici bizantini della pavimentazione, arrivando ad intaccare anche l'arazzo di marmi che ricopre le pareti dell'ingresso della Basilica, più basso del resto di un edificio costruito su quote diverse e attaccato non solo dall'acqua che letteralmente allaga i pavimenti dalla riva, ma anche da quella salmastra che risale dal terreno e dai gatoli, la rete di cunicoli sotterranei usati per far defluire le acque nei rii.
 
 
LE VALVOLE ANTI MAREAEd è contro questo tipo di allagamenti che la medicina per la «grande ammalata» saranno quattro palloni che, gonfiati ogni qualvolta si raggiungono i 65 centimetri di marea, impediranno all'acqua presente nei gatoli di risalire fino allo stesso gatolo perimetrale costruito attorno a San Marco (ripulito e restaurato durante i lavori) e, di conseguenza, di uscire e inondare il nartece. Che della Basilica è il punto più fragile, quello che si allaga già a 65 centimetri proprio per colpa dell'acqua in risalita dai rii. 
Il sistema di difesa è semplice. Quando la marea arriverà ai 65 centimetri, un sensore installato nel canale che dal lato sud della Basilica porta in Bacino San Marco, manderà un segnale ad una centralina all'interno del campanile. Da dove partirà un impulso per il gonfiaggio dei quattro palloni inseriti nei quattro gatoli in uscita dalla Basilica: due sul fronte dell'edificio, e uno a testa negli spigoli nord e sud. Gonfiandosi, i due palloni in fronte alla chiesa ostruiranno direttamente la circolazione dell'acqua, mentre quelli installati nei cunicoli agli spigoli, azioneranno una paratia in metallo che si chiuderà e farà restare all'asciutto il canale artificiale costruito attorno alla Basilica, impedendo alla marea di passare. Se non bastasse, per la compresenza della marea e della pioggia, ecco che una pompa installata nel lato sud aiuterebbe l'espulsione dell'acqua. 
NARTECE ALL'ASCIUTTOIl tutto, senza costruire nulla di nuovo e sfruttando quanto già presente per alzare la soglia fino alle maree di 88 centimetri. Al resto, alla forchetta che va dagli 88 ai 110 centimetri, ci penserà il Mose. Quando entrerà in funzione. «Il cambio di passo è stato proprio questo - spiegava ieri l'architetto Francesco Lanza, che ha diretto i lavori per conto di Tethis - migliorare qualcosa che già c'era e che funzionava. Con questo tipo di intervento impediamo all'acqua in circolo dai rii di entrare nel gatolo di San Marco e da qui nel nartece», custode di pavimenti millenari in mosaico, marmi e portali bizantini. Non solo, però. Perché la difesa della parte più bassa della Basilica passa anche per l'innalzamento di pochi centimetri della pavimentazione di fronte all'edificio. Merito di operai che hanno sollevato i masegni in granito, aggiunto sabbia e riposizionato la pavuimentazione. Lavorando anche all'alba o di notte, per evitare le maree. «È stato un cantiere particolare - commentava l'architetto Lanza - in cui si poteva operare solo quando l'acqua era sotto i 50 centimetri sul medio mare». Un cantiere aperto il 21 maggio scorso - che aveva portato in dote anche il ritrovamento di due scheletri, uno maschile e uno femminile, risalenti a prima del Cinquecento - e ora in dirittura d'arrivo con il sigillo (nei giorni scorsi) delle aree delle valvole di difesa. «A breve partiremo coi i collaudi, poi il sistema sarà pronto per entrare in funzione», precisava l'architetto e direttore dei lavori. 
LA PIAZZAL'opera, è l'idea del primo Procuratore Tesserin, potrebbe essere replicata sull'intera Piazza. A tal proposito nelle prossime settimane partiranno le indagini, attraverso la tomografia elettrica (una sorta di tac) che grazie a delle sonde dello spessore di tre millimetri inserite nelle feritoie della pavimentazione, con degli impulsi elettrici riusciranno a mostrare per la prima volta, dall'Ottocento in poi, il dedalo di gatoli che corre tra le procuratie e la Basilica. «Quella fatta per il nartece è un'opera importante che ci permettere di passare da 200 a 50 giornate a mollo - commenta Tesserin - Quello che riteniamo più importante è che si metta in sicurezza la Piazza fino a 110 centimetri. Eventi come l'Aqua Granda si ripeteranno, come si innalzerà il livello del medio mare. Sono lavori da fare subito, come non ha senso rimandare di continuo le prove del Mose. Più sta fermo, in acqua, meno funziona. E tutta Venezia ce ne rimette».
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Ultimo aggiornamento: 19 Gennaio, 11:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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