VENEZIA - Tra Sacca Fisola e la Giudecca, al di là del canale solcato - fino a poco tempo fa - dai colossi del mare che entravano a Venezia inchinandosi a San Marco, ci sono quattro imbarcazioni ormeggiate e ferme da tempo immemore.
LA STRETTA
Il giro di vite ad una situazione ormai incancrenita è arrivato nelle scorse settimane quando alla Giudecca e a Sacca Fisola sono arrivati vigili e finanzieri per dei sopralluoghi all’interno dei natanti. Il sospetto che ha spinto gli investigatori ad aprire un accertamento amministrativo, è che le quattro imbarcazioni offrissero un servizio identico a quello degli hotel, senza averne i permessi. Nella sostanza, decine di cuccette messe a disposizione dei visitatori senza che ci fosse l’autorizzazione ad ospitare.
Se l’ipotesi di abuso dovesse trovare fondamento, i gestori delle quattro imbarcazioni ormeggiate al di là del canale della Giudecca verrebbero anche segnalati in procura per i risvolti penali dell’indagine. Segno che una situazione finora mal tollerata è arrivata al capolinea.
LA BATTAGLIA
È l’ultimo risvolto, questo, della guerra dichiarata da fiamme gialle e municipale alle strutture ricettive abusive, quasi tutte bed&breakfast.
Ogni settimana agenti e militari ne individuano decine dando la stura ad altrettante multe, chiusure e segnalazioni alla magistratura: si va dalle mancanze più veniali fino all’abusivismo spinto dove spesso accade che la tassa di soggiorno venga raccolta ma non venga versata al Comune.
LE INDAGINI
Per scovare le strutture non in regola la finanza ha ideato un software - Dogale, il nome - attraverso il quale si avrà un’analisi di rischio delle locazioni turistiche, evidenziando quelle non in regola. Incrociando dati su dati, darà indicazioni di dove si possano annidare strutture ricettive che se proprio fantasma non sono, qualcosa comunque nascondono degli incassi che fanno. Si muoverà individuando degli indicatori di rischio partendo dalle recensioni (numero e giudizio soprattutto) dai posti letto che compaiono nelle piattaforme, dalla comunicazione ai clienti dell’applicazione o meno dell’imposta di soggiorno. Il primo utilizzo ha già portato in dote un elenco di 500 casi di non collimazione tra le notizie e le pubblicità sul web e quanto dichiarato ai registri ufficiali.
Ci sono poi le interviste fatte ai turisti che dalla stazione di Santa Lucia o da piazzale Roma stanno per lasciare Venezia: a loro, vigili e finanza consegnano un questionario sui tecnici relativi alla struttura che li ha ospitati: dove hanno alloggiato, com’è stata fatta la prenotazione, attraverso quale portale online, com’è stato fatto il ceck-in, quali servizi sono stati offerti. Poi il conto, la consegna dei documenti all’arrivo in struttura e il pagamento della tassa di soggiorno. Un’indagine a ritroso, quindi, per risalire dai commenti dei turisti fino alle strutture che lavorano senza essere in regola con le autorizzazioni.
I DATI
La battaglia sta portando frutto: il 70 per cento delle strutture controllate nei primi mesi dell’anno sono fuori norma sotto qualche aspetto. I gestori delle strutture non a posto? Stranieri, sì, ma anche tanti veneziani.