Non è trascorsa nemmeno una dozzina di ore. Martedì alle 18.30, mercoledì alle 5.30: lo stesso punto, il medesimo esito. Dopo il conducente croato deceduto l'altro giorno, e dopo che la Venezia-Trieste era stata riaperta nella notte, ieri è spirato un autista polacco, sempre in quel tratto maledetto dell'A4 compreso fra San Stino di Livenza e Portogruaro, dove le corsie sono solo due perché la terza arriverà fra il 2023 e il 2026. «Mentre a Roma si discute, su questa strada si continua a morire», sbotta Mario Pozza, presidente di Unioncamere Veneto, alludendo al nodo dei fondi ministeriali e della concessione autostradale attorno a cui è avviluppato il cronoprogramma dell'opera da 2 miliardi di euro, lungo un'arteria che in 45 giorni ha registrato 7 milioni di veicoli e 77 incidenti.
I FLUSSI
Dopo l'anno nero del Covid, costato alle casse della concessionaria Autovie Venete un passivo di 50 milioni per minori pedaggi, i flussi di traffico sono in crescita.
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L'ACCELERAZIONE
Domanda: se questo tratto è notoriamente un'emergenza, perché non è stato realizzato prima? Autovie Venete risponde che la scansione delle varie fasi è stata decisa ancora nel 2006, quando è stato rilevato che la situazione verso Trieste è ben diversa da quella verso Venezia: una chiusura da Portogruaro in là non sarebbe supportata da alcun bypass, mentre da Portogruaro in qua scatta il percorso alternativo attraverso l'A27 e l'A28. Messo dunque in programma per la metà del 2023, però, il cantiere potrebbe subire un'accelerazione se fossero disponibili più fondi di quelli che Autovie Venete è attualmente in grado di mettere sul piatto. Bisognerà vedere se la concessionaria, gravata nel 2020 da un pesante calo dei ricavi dovuto alla riduzione dei transiti, riuscirà a confermare e valorizzare a bilancio l'incremento notato negli ultimi mesi. In alternativa è difficile che possa arrivare un soccorso dalle banche, dal momento che la concessione autostradale è scaduta a marzo del 2017 e quindi manca una garanzia fondamentale per un prestito. A meno che il ministero delle Infrastrutture non decida di concedere una proroga-ponte per accompagnare il completamento dell'opera o addirittura di stanziare le risorse mancanti.
LA SICUREZZA
Ma queste sono solo ipotesi. L'unica certezza è la mancanza della terza corsia, con le due esistenti occupate da interminabili colonne di camion. «In queste ore riferisce Pozza ho ricevuto diverse segnalazioni da imprenditori esausti per quanto sta accadendo. Sono preoccupati in primis per i propri lavoratori che su questo tratto rischiano la vita, ma anche perché i disagi ed i ritardi creano un danno economico e ci fanno perdere competitività. È una situazione inammissibile e non si può perdere altro tempo».