L'odissea dei vaccini fra telefonate a vuoto e messaggi registrati: «Vicenda kafkiana»

Mercoledì 2 Giugno 2021 di Camilla De Mori
Vaccini, le difficoltà di comunicazione a Udine

UDINE - Quando fare il vaccino diventa un'odissea.

Fra numeri che non rispondono, eterne segreterie telefoniche, agende aperte a metà e salti ad ostacoli per riuscire a spostare la prenotazione. Il problema, per dirla con le parole del docente in pensione Francesco de Stefano, che è dovuto tornare in Friuli dall'Austria per riuscire a sciogliere la matassa, non è «l'ultimo miglio vaccinale», dove «tutto funziona perfettamente», ma «le miglia precedenti, in cui la parte logistica fa acqua». A sentire il suo racconto e quello di altri vaccinandi, il problema maggiore è la possibilità di trovare qualcuno dall'altra parte del telefono. Ma il direttore generale di AsuFc Denis Caporale spiega che «siamo subissati di chiamate anche da persone che vogliono spostare l'appuntamento per farsi la vacanza».

«VICENDA KAFKIANA»

Parla di «vicenda kafkiana» de Stefano, 66 anni, udinese, ex docente del Marinelli, che ha avuto la disavventura di trovarsi con la febbre a Klagenfurt (dove vive con la sua compagna) pochi giorni prima di fare la seconda dose a Tarcento e di non essere riuscito, nonostante «51 telefonate in una mattina, di cui 10 chiamate internazionali» pagate di tasca sua (perché la segreteria telefonica innescava lo scatto alla risposta) e tutti i tentativi successivi, a comunicare all'Azienda friulana che non sarebbe potuto esserci all'appuntamento con la seconda dose. «Già da dicembre, essendo in pensione, mi trovavo a Klagenfurt dove vive la mia compagna e ci sono rimasto fino ad aprile, quando, il 24, ho fatto la prima dose a Tarcento. Prenotazione on line, nessun problema. Ma la settimana in cui avrei dovuto fare la seconda dose, prevista il 15 maggio, è intervenuto uno strano stato febbrile con punte di 38. Ho provato ad avvisare». Non trovando appigli sul web, dopo aver tentato di chiamare Tarcento («Ma era un centro di vaccinazioni pediatriche»), ha provato con il Cup: «Sono stati gentili, mi hanno detto che loro non potevano, ma che c'erano due numeri che potevo consultare, quello della Protezione civile e un numero attivato apposta per il cambio della seconda dose». Peccato che il numero verde della Protezione civile, «dall'estero non funziona» mentre all'altro numero «una segreteria telefonica spiegava che non era più attivo e che era stato sostituito da un altro. Chiamo l'altro numero e parte la segreteria telefonica. Ho chiamato e richiamato: alla fine mi sono state addebitate 10 chiamate internazionali». Su suggerimento di un'amica friulana, «ho mandato una mail all'Urp. Dopo neanche 5 minuti, mi hanno chiamato loro. Ho spiegato che trovavo sempre la segreteria. Si vede che si sono dimenticati di staccarla. E, infatti, richiamando dopo suonava occupato. Ho fatto 51 chiamate quella mattina». Senza successo. Alla fine, racconta, si è arreso. Neanche la sua amica, che pure ha chiamato la Protezione civile, è riuscita. Risolutivo, dice de Stefano, si è rivelato l'aiuto del suo medico di base, «che mi ha tranquillizzato». Passata la febbre, dopo un'altra settimana, «il 25 maggio sono venuto in Friuli. Ho chiamato di nuovo il fantomatico numero. Mi sentivo umiliato a fare decine di telefonate a vuoto. Così, sono andato direttamente in Fiera. Nel giro di pochi minuti ho avuto il cambio data e il 28 maggio ho fatto il vaccino. La parte sanitaria funziona egregiamente, ma non quella logistica».

L'INCOGNITA

Sefora Andreoli, impiegata di Pasian di Prato, invece, si è trovata a combattere per avere il suo secondo appuntamento. «La prima dose l'ho fatta il 15 maggio al Cap di Zugliano. Il medico del triage mi ha detto che avrei avuto il richiamo il 18 giugno ma non mi ha dato l'orario. Sarà il dipartimento di Prevenzione a contattarla. Una decina di giorni dopo ho cominciato a chiamare il dipartimento. Ma ho trovato un sacco di numeri inesistenti riportati on line e altri sempre occupati, oppure che rispondevano a vuoto. Ho insistito per qualche giorno senza successo». Finalmente, «il 25 maggio sono riuscita a parlare con una signora, che mi ha suggerito di mandare una mail al dipartimento, che mi avrebbero contattato a breve. Ma non è successo. Ho fatto qualche tentativo, ma non rispondeva nessuno». Alla fine, «ho coinvolto il mio medico di base, Fabrizio Gangi e gli ho chiesto una mano. E alle 14.47 di venerdì scorso mi è arrivata una mail dal dipartimento con l'appuntamento per il 22 giugno in Fiera». Ma, curiosamente, lo stesso giorno, «verso le 15.30 ho ricevuto una telefonata. Non potevo rispondere perché ero al lavoro. Ma ascoltando il messaggio in segreteria, ho scoperto che era il medico del triage di Zugliano che mi diceva che, avendo avuto il covid, potevo saltare la seconda dose. Peccato che io il virus l'avessi avuto a metò novembre e i 6 mesi erano già scaduti».

L'AZIENDA

«Abbiamo dei numeri dedicati per questi problemi - spiega Caporale -. Il problema è che le linee sono spesso intasate perché tanta gente chiama per spostare l'appuntamento. Certo, ci sono persone che chiamano per evidenti problemi, ma altri che lo fanno per potersi fare il weekend». «Sono disagi che possono capitare, ma si cerca sempre di fare il meglio. A domenica sera avevamo vaccinato in AsuFc 183.481 persone con almeno una dose, il 35,6% della popolazione. Di queste, 102.170 con prima dose e 81.311 con due dosi. Su centomila persone, qualcuno che non riesce a riprenotarsi presumo possa succedere». Ma, aggiunge, «su 3mila intervistati al centro vaccinale in Fiera, solo 29 hanno dato un voto negativo, tutti gli altri erano soddisfatti».
 

Ultimo aggiornamento: 11:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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