Una disputa mai finita. Così Udine vuol "mangiare" Pordenone

Domenica 26 Agosto 2018 di Davide Lisetto
Una disputa mai finita. Così Udine vuol "mangiare" Pordenone
Dopo oltre un anno di furibonda guerra sulle sponde del fiume Tagliamento, alla fine il matrimonio tra Pordenone e Udine sull'unificazione della Camera di commercio si è celebrato. Ma sono nozze - per ammissione degli stessi sposi - a tempo determinato: entro un anno, non appena la Regione Friuli Venezia Giulia come ha promesso il governatore Massimiliano Fedriga porterà a casa l'autonomia decisionale in materia di organizzazione della rete degli enti camerali, le due Camere potrebbero tornare a dividersi sull'altare di un nuovo assetto regionale a tre poli: la Camera di Trieste-Gorizia (che vede come fumo negli occhi un unico ente regionale, ciò che il Friuli occidentale chiedeva pur di non legarsi al capoluogo friulano) e gli enti di Udine e Pordenone di nuovo separati. Nel frattempo  la Destra Tagliamento spaccia l'accordo come una vittoria: certo la parità di rappresentanza (quattro esponenti a ciascun territorio) nella nuova giunta della Camera friul-naoniana per l'area del pordenonese (che è, di fatto, la metà di quella udinese) può essere letta come una conquista. Tanto da inneggiare all'accordo anti-annessione.
RADICI LONTANEMa il patto a scadenza sulle Camere di commercio siglato venerdì scorso a Villa Manin non deve ingannare rispetto a un amore che sembra sbocciato tra le categorie economiche e la politica dei due territori che in realtà continuano a guardarsi in cagnesco. Le mire espansionistiche da parte della Sinistra Tagliamento - che forse neanche dopo mezzo secolo ha digerito fino in fondo la conquista amministrativa e la nascita dell'industriale e operosa Provincia di Pordenone nel 1968, grazie anche alla spinta del colosso Zanussi - si starebbero manifestando proprio nei giorni post-ferragostani del matrimonio camerale.
Nell'ambito della riforma degli enti locali che supererà le Unioni intercomunali territoriali (appena istituite dalla precedente giunta Serracchiani) circola una ipotesi che vorrebbe la costituzione di una nuova grande provincia montana con capitale Tolmezzo che ingloberebbe anche alcune valli e monti pordenonesi. L'ipotesi è stata però subito smentita dalla Regione dopo che i sindaci di quelle valli hanno minacciato le barricate. Il Friuli occidentale vedrebbe infatti lo scippo di parte della propria montagna come l'ennesimo sfregio al territorio.
IN ALLERTAUn territorio che ha dovuto lottare con le unghie e con i denti per staccarsi da quello che cinquant'anni fa era considerato il giogo udinese ha imparato a stare in allerta. Troppe volte nel passato - più o meno recente - si sono dovute affrontare situazioni che hanno visto Pordenone penalizzato rispetto al più potente territorio udinese. Non ultima la lotta per il mantenimento della Prefettura (che circa tre anni fa era già finita nella lista degli uffici del governo da tagliare) che alla fine si è mantenuta anche grazie a un fronte comune tra politica e categorie produttive territoriali. Non è invece finita allo stesso modo per la Provincia: l'ultima nata rispetto alle altre tre cugine regionali, quella di Pordenone è stata la prima (addirittura in Italia) a essere abolita dalla riforma voluta dalla giunta Serracchiani.
SCONTRI SANITARIUn ambito su quale le battaglie sono state cruente - e il rischio è che altre siano alle porte - è rappresentato dalla sanità. Nessuno dimentica quello che Pordenone ha vissuto come lo scippo udinese per eccellenza. Un quindicennio fa la compianta imprenditrice udinese Cecilia Danieli lasciò come volontà in dono al Cro di Aviano una Pet, la Tomografia a emissione di positroni fondamentale nelle diagnostica dei tumori. Ebbene, dopo un tira-e-molla politico durato lunghi mesi, la Pet non arrivò ad Aviano ma fu dirottata verso l'ospedale udinese.
Uno scenario che rischia di replicarsi di questi tempi: solo alcuni mesi fa, infatti, l'ex vicepresidente della Regione Sergio Bolzonello ha chiesto lo stanziamento di 30 milioni di euro per l'installazione sempre all'istituto oncologico di Aviano di una modernissima apparecchiatura per la radioterapia a protoni. Con il cambio della giunta regionale (assessore alla Sanità ora è l'udinese Riccardo Riccardi) la scelta non sembra affatto scontata. Celebri anche le battaglie per ottenere dalla Regione le specialità ospedaliere con i primariati: a Pordenone ne sono stati riconosciuti sempre meno rispetto ad altri centri sanitari regionali.
LOTTA SULLE STRADEAltro terreno di scontro è quello della viabilità e delle infrastrutture. Basti citare la super-strada Cimpello-Sequals-Gemona che da un ventennio è interrotta (termina tra i campi di Sequals) mentre il mondo dell'economia pordenonese continua a reclamarla come via importante di sbocco verso Tarvisio e quindi l'Austria e in Nord Europa. Così come la città della Destra Tagliamento ha dovuto attendere vent'anni per vedere partire il cantiere della cosiddetta Bretella Sud, una sorta di circonvallazione che sgraverà la super-trafficata e inquinata Pontebbana per collegamenti più rapidi all'autostrada A-28. A proposito della quale Pordenone - negli anni Novanta del secolo scorso - ha dovuto penare lunghi anni per vedere completare una manciata di chilometri d'asfalto che hanno aperto il collegamento diretto con Conegliano.
Questo mentre nell'udinese le opere e i cantieri si facevano, eccome. E che dire dell'Interporto (il polo della logistica e del trasporto merci) inaugurato in epoca andreottiana ma mai fatto decollare perché in concorrenza c'era l'Interporto di Cervignano, nella bassa udinese. Solo in quest'ultimo periodo il polo del trasporto gomma-rotaia di Pordenone sembra avere qualche chance per il definitivo completamento.
CENERENTOLAInsomma, qualcuno potrebbe pensare a una sorta di sindrome di Cenerentola: la Provincia piagnona che si lamenta delle briciole ricevute. Mentre qualcun altro punta il dito su una classe politica spesso litigiosa e forse meno capace di altre di fare gli interessi del territorio in squadra. Altri invece ritengono si tratti di lotte di retroguardia in un territorio - questa forse ancora la sua vera forza - ancora pieno di imprese che parlano con il mondo. Fatto sta che tra il Tagliamento e il Livenza si continua a sentirsi penalizzati. Un territorio-cerniera - a differenza degli altri regionali - che ha un'identità plurima, mezzo veneta e mezzo friulana. E che qualcuno avrebbe voluto che fosse la provincia veneta più a est.
Chissà se anche questa da sempre improbabile ipotesi tornerà d'attualità. Visto che dopo le ultime elezioni regionali di quattro mesi fa Pordenone ha perso anche l'occasione storica - con la sconfitta del candidato Sergio Bolzonello - di esprimere il presidente regionale, da sempre appannaggio di Udine e di Trieste. Ma stavolta lo smacco è stato ancora più grande: in giunta, Pordenone non ha neanche la vicepresidenza come era accaduto in passato molte volte. Andata, questo giro, proprio a Udine per compensare la presidenza triestina di Fedriga. Insomma, Pordenone è rimasto a bocca asciutta. Pronto però a riprendersi (sempre che il governatore strappi le competenze al governo) la Camera di commercio. Che per ora - e chissà per quanto - avrà sede a Udine.
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