«Profughi deportati alla Cavarzerani». Associazioni in rivolta

Venerdì 3 Maggio 2019 di Camilla De Mori
«Profughi deportati alla Cavarzerani». Associazioni in rivolta
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UDINE - È bufera dopo la decisione della Prefettura di spostare 70 migranti dagli alloggi gestiti sinora da Oikos e dal centro Balducci alla caserma Cavarzerani di Udine, destinazione anche dei 245 profughi che fino a questo momento erano accolti negli alberghi sotto la regia del comitato udinese della Croce rossa. In una nota dai toni duri Oikos, centro Balducci e Ics (che oggi illustreranno le iniziative che intendono intraprendere) hanno parlato di «decisione brutale, la cui legittimità con le norme di diritto interno e dell'Ue è stata immediatamente contestata» e hanno scomodato un termine forte come «deportati», per definire famiglie, donne, bambini destinati ad essere trasferiti in via Cividale.
LE ASSOCIAZIONILa comunicazione della Prefettura è arrivata a Oikos alle 19.05 del 30 aprile. Il sodalizio parla di «ingiunzione di deportare i suoi 45 ospiti dall'oggi al domani». Stessa sorte per i 25 del Balducci. In una nota le associazioni rilevano che la Cavarzerani «dovrebbe gestire solo la prima accoglienza, ma non certo accogliere persone già integrate e tantomeno situazioni vulnerabili, quali famiglie con bambini piccoli, donne incinte, ragazze madri, persone vittime di violenza e tortura o portatori di fragilità». Per Giovanni Tonutti di Oikos «5 famiglie con 8 minori» non possono finire alla Cavarzerani. Secondo lui, l'hub non sarebbe il posto giusto neanche per una donna incinta e per «una decina di disabili». I sodalizi promettono battaglia e lanciano un appello alle famiglie udinesi «perché adottino una delle nostre famiglie di migranti», come spiega Tonutti. Ieri mattina, lo stesso Tonutti ha riferito che «un furgone della Cavarzerani sta girando casa per casa, per prelevare i migranti. Una famiglia a Udine in via Aquileia si è rifiutata di salire».
PREFETTO«Non voglio entrare in polemica. In un Paese democratico ognuno può dire quello che vuole, non si commentano queste cose», si limita a rilevare il Prefetto di Udine, Angelo Ciuni. «Si tratta di un trasferimento temporaneo legato ad un fatto di legge. Si sta facendo di tutto per creare situazioni ottimali per accogliere le famiglie alla Cavarzerani, dove oggi ci sono un centinaio di migranti». Ciuni deve fare i conti con «le collocazioni disponibili». E quelle attuali non bastano. Alla gara per 1.100 posti è stata accolta una sola proposta (di Codess Fvg, Caritas, Il Mosaico, Aracon) per 713 posti, mentre è stata esclusa la cordata composta proprio da Oikos, Centro Balducci e Ics. Ma, di posti, ne servirebbero «almeno un migliaio. Allo stato, i posti non bastano per tutti». Infatti, la Prefettura sta lavorando ad una nuova gara, per individuare altri alloggi (e potrebbero rientrare anche gli alberghi) entro luglio. «Speriamo che il nuovo bando trovi degli aderenti. Per i prossimi due mesi cercheremo di dare massima assistenza a queste persone - prosegue Ciuni -. Desidero che le cose vengano fatte nel modo migliore. Credo non ci saranno problemi». Pare che le famiglie potrebbero essere accolte nei moduli abitativi all'ex caserma.
CROCE ROSSAOggi dovrebbero iniziare anche i trasferimenti dei 245 sinora accolti nelle strutture della Cri che non ha partecipato all'ultima gara per i Cas e, dopo un'iniziale resistenza, ha accolto la proroga al 5 maggio della convenzione in essere. I profughi dovrebbero essere spostati oggi alla Cavarzerani da Magnano, Fagagna, Lusevera, Nimis e Tarcento, mentre lunedì da Cavazzo, Gemona, Venzone e Resiutta. Ma il presidente Sergio Meinero prende le distanze dalla posizione delle altre associazioni: «È chiaro che anche per noi aver perso l'appalto per la gestione della Cavarzerani è stato un po' perdere un introito, ma non ci siamo strappati i capelli. Mi chiedo perché non vadano a vedere come saranno sistemati alla Cavarzerani prima di fare tanta confusione. E mi chiedo anche se abbiano detto ai profughi che, se si rifiutano di accettare la nuova sistemazione provvisoria, perderanno il diritto all'accoglienza. Una famiglia con 5 figli rischia di trovarsi con 5 figli per strada». Ma Meinero non nasconde la sua opinione neppure sulla parola «deportati» usata dagli altri sodalizi: «Io non avrei mai usato un termine del genere, associato nella storia a ben altre situazioni. Anche per noi è una perdita chiudere i Cas, puoi non condividere ma devi accettarlo. Anche la Prefettura ha le mani legate, deve fare i conti con le disposizioni del Governo».
Camilla De Mori
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