UDINE - Il lutto straziante della morte del compagno di una vita. E a poche settimane di distanza, l'incubo di essere incappata in un raggiro architettato da chi ha usato il nome, cognome e codice fiscale del marito appena mancato per aprire non una ma tre utenze per la fornitura di corrente elettrica in Sicilia, a chilometri di distanza dalla casa dei coniugi a Tricesimo, dove, invece, chiamano le Agenzie di recupero crediti per reclamare il dovuto per presunte bollette non pagate. È la contorta vicenda in cui si è ritrovata suo malgrado G.C.
IL RACCONTO
Per G.C. la storia paradossale è cominciata poco dopo essere rimasta vedova. «Mio marito, che aveva un cognome siciliano, è morto il 4 febbraio del 2020. Credo che la prima utenza a suo nome sia stata aperta il 20 febbraio. Le altre due credo siano successive di poco». Poche settimane dopo, «a marzo-aprile 2020, sono cominciati i primi solleciti di pagamento delle Agenzie di riscossione crediti. Il numero che avevano non era quello di cellulare di mio marito, ma proprio quello di casa di Tricesimo». Dopo la prima telefonata, la signora, fresca di lutto, non si capacita. «Era di una utenza intestata a mio marito ma in Sicilia. Ho fatto presente che non aveva degli allacci in quella regione. La cosa più strana ancora era che nella documentazione compariva l'aggancio con una residenza a Trento, dove, effettivamente noi abbiamo vissuto per molti anni. Ma da circa dieci anni ci siamo trasferiti a Tricesimo», racconta. E così subito ha bussato alle forze dell'ordine. E si è rivolta a Federconsumatori.
LO SPORTELLO
«Siccome continuavano a telefonare, ho chiesto aiuto. E grazie a Federconsumatori, che ha fatto richiesta per sapere se ci fossero altre utenze aperte a nome di mio marito, ho scoperto che in tutto erano tre, tutte per la luce, tutte in Sicilia ma in paesi e a indirizzi diversi». In due casi ha anche ascoltato la registrazione della voce di chi si sarebbe spacciato per suo marito. «Quello che mi ha impressionato è che desse gli estremi del suo codice fiscale. Il suo nome e cognome è molto diffuso in Sicilia, ma mio marito era nato nel 57 a Pisa: era l'unico. Delle tre utenze, un'altra invece si basava sulla fotocopia di una carta di identità in cui c'erano gli estremi di mio marito. Ma cambiava la foto e cambiava la città». Alla fine, «grazie all'intervento di Federconsumatori, non ho dovuto versare i soldi richiesti», 336 euro per 2 forniture. In un altro caso, racconta D'Aronco, «la moglie di un cittadino di Udine defunto si è vista recapitare una lettera da una società di recupero crediti che sollecitava il pagamento di fatture insolute» per forniture in provincia di Taranto e in un comune del palermitano. Federconsumatori «ha contattato le società di vendita coinvolte. Grazie all'esibizione dei contratti si è notato che erano presenti dati di fantasia, recapiti telefonici o email ovviamente non riferibili al defunto, e che il documento d'identità allegato era contraffatto». Le aziende hanno azzerato le posizioni debitori». «Si è provveduto a segnalare le gravi situazioni sia all'Arera, chiedendole supporto nell'individuare tutti i trader coinvolti, e si è indicato ai coniugi coinvolti di procedere con denuncia querela». Ed è la strada che il sodalizio consiglia in questi casi.