L'ultimo salto di JJ Talotti, morto a 40 anni: «Il cancro? É un'asticella»

Lunedì 17 Maggio 2021 di Alberto Comisso
Alessandro JJ Talotti

UDINE - Alessandro JJ Talotti è morto. L'ex campione di salto in alto si è spento l'altra notte, a 40 anni, nella sua abitazione a Udine. Un tonfo al cuore, un'enorme tristezza per quelli (tanti) che, pur sapendo della sua malattia e della lotta che Talotti aveva intrapreso più di un anno fa con un tumore allo stomaco, continuavano a sperare. Che Alessandro, che sino all'ultimo ha conservato quel sorriso rassicurante e sincero che lo contraddistingueva, ce l'avrebbe fatta. Aveva ancora una vita davanti a sé, tanti progetti da portare avanti e, un bimbo, Elio, sei mesi, nato dall'amore con la pattinatrice triestina Silvia Stibilj (la coppia si è sposata pochi giorni fa), da riempire di affetto e attenzioni.

Invece Talotti non ce l'ha fatta. 

 



LE BATTAGLIE
I medici che lo avevano in cura, nell'ultimo periodo non erano stati molto rassicuranti. Non gli avevano dato ancora molto tempo da vivere ma lui, che di battaglie ne ha vinte tante, di fronte a quel nemico aggressivo non era mai arretrato di un solo passo. Deciso, una chemioterapia dopo l'altra, a combattere ancora come un leone. Eloquente il suo ultimo post su Instagram. Una foto con suo figlio e una sola parola a commento: «Vita». Per mesi JJ aveva cercato di restarle aggrappato, come aveva confidato in un'intervista nel novembre scorso: «I medici mi chiedevano ogni volta se me la sentivo di affrontare un nuovo ciclo di chemio, io rispondevo di sì. Se la tua vita è stata superare un'asticella a due metri e venti, il tuo corpo diventa così sensibile da percepire e amplificare anche il minimo fastidio. Il lavoro che il saltatore fa su se stesso è annullare quel dolore, risparmiare le forze e trovare segnali positivi in altre parti del corpo sottraendo energia alla negatività. Non ho mai mollato, ho superato anche gli incubi prima di entrare in sala terapie, uguali a quelli irrazionali che ti vengono di fronte a un'asticella troppo alta e ti paralizzano». 

UN VINCENTE
Lui era così: un vincente. Ha dimostrato di esserlo tante volte nell'atletica leggera, pretendendo di spostare sempre più su l'asticella del salto in alto. Sino a quei 2 metri e 32 centimetri, realizzati a Glasgow, in maglia azzurra, sotto il tetto della storica Kelvin Hall Arena, in un fine gennaio del 2005, che hanno rappresentato la sua vetta tecnica. Ma della sua carriera, contraddistinta da due partecipazioni ai Giochi Olimpici (con il 12. posto finale di Atene 2004), ed il podio sfiorato agli Europei di Monaco 2002, resta soprattutto, in chi l'ha conosciuto, la sensazione di leggerezza che sapeva dare sia con il volo oltre l'asticella, sia con il suo sorriso. Sapeva essere profondo, Alessandro, e improvvisamente virare, sdrammatizzando, verso la battuta. L'empatia, l'attenzione agli altri, la sua cifra quotidiana. Doti e virtù che ieri, alla notizia della sua scomparsa, si sono intrecciate tra loro nelle (tante) parole spese per ricordarlo. Un grande atleta e una grande persona. 

L'IMPEGNO
Cresciuto nella Libertas Udine per abbracciare poi il Cs Carabinieri, Alessandro Talotti, dopo aver abbandonato la sua brillante carriera agonistica, era rimasto nel giro dello sport e dell'atletica. Un impegno costante prima nel Consiglio federale nel quadriennio 2012-2016, poi da delegato Coni di Udine. La sua ultima (memorabile) impresa JJ Talotti l'aveva compiuta a gennaio quando, in piena emergenza Covid-19, era riuscito ad organizzare al PalaBernes di Udine una manifestazione di salto in alto - Udin Jump Development - a cinque stelle. Con in lizza la vicecampionessa del mondo, Yaroslava Mahuchikh, fuoriclasse ucraina già capace, a 19 anni, del record mondiale U20 di 2 metri e 4 centimetri. L'anno prima, invece, era riuscito a portare in Friuli nientemeno che il primatista mondiale dell'alto, Javier Sotomayor, leggendario atleta cubano le cui gesta restano memorabili. 

IL RICORDO
Una spalla sicura per il neo presidente regionale della Fidal, Massimo Di Giorgio: «Scrivere del tuo ultimo salto, oggi, quando è difficile rimanere in piedi, quando i ricordi si ribellano, quando i sogni sono fatti a pezzi e trattenute lacrime si fanno strada non è semplice. Tu, giovane fratello di pedana e della vita, fratello di visione e progetti, fratello di successi e sconfitte, fratello di generosità. Lascio ad altri ripercorrere i record e le gare importanti della carriera sportiva, io cercherò di far crescere i germogli che hai seminato per l'atletica leggera e che poco tempo fa nella torretta della tua casa mi hai consegnato. Ciao uomo raro». 

Ultimo aggiornamento: 11:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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