Nessun abuso sulle missioni, l'ex soprintendente del Fvg non dovrà pagare

Lunedì 29 Marzo 2021
Maria Giulia Picchione, ex soprintendente ai Beni architettonici e paesaggistici per il Friuli Venezia Giulia
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UDINE L’ex soprintendente ai Beni architettonici e paesaggistici per il Friuli Venezia Giulia, Maria Giulia Picchione, non dovrà restituire le spese di missione per le trasferte a Udine e Roma. Così hanno deciso i giudici d’appello della Corte dei conti a Roma, riformando la sentenza della sezione giurisdizionale per il Fvg che aveva stabilito un danno di 10.954 euro per rimborsi non dovuti tra il 2012 e il 2015. L’ex soprintendente ha vinto su tutti i fronti. Nel settembre 2016 il Gip di Trieste aveva archiviato il procedimento penale per truffa ai danni dello Stato ritenendo che si potessero configurare soltanto irregolarità di tipo amministrativo. Il procedimento disciplinare si era pure chiuso con un’archiviazione nel dicembre 2016.
IL RICORSO
Nel suo ricorso la Picchione ha sottolineato il clima che si era instaurato negli uffici friul-giuliani all’indomani della sua nomina. Sarebbe finita nel mirino per aver chiesto un’accelerazione nel disbrigo di pratiche inevase da anni e preteso maggior rigore nella concessione delle autorizzazioni. Avrebbe subìto - ha lamentato nel ricorso - «l’inimicizia e lo scarso gradimento dei collaboratori e degli operatori turistici» nonostante le criticità che affliggevano gli uffici della Soprintendenza. Fino al 2016 la Ragioneria territoriale di Trieste non le aveva mai fatto rilievi, poi il 17 gennaio 2017 era partito un esposto della Ragioneria alla Procura della Corte dei conti, in cui si faceva riferimento a una verifica del 14 novembre 2014 in merito alle spese sostenute per alcune missioni a Udine e a Roma.
LA DIFESA
L’ex soprintendente si è giustificata dicendo che trasferite e pernottamenti a Udine erano necessari per via dell’incremento del lavoro e per via delle lamentele sorte per il trasbordo dei fascicoli dalla sede di Udine a quella di Trieste. Per ottimizzare i tempi, la dirigente a luglio 2012 aveva deciso di andare in trasferta a Udine almeno due o tre giorni a settimana, così - spiega nell’appello - avrebbe evitato i costi di trasferta a sette dipendenti. Ha ricordato che a Trieste pernottava a proprie spese nella foresteria dei Sottufficiali dell’Esercito e saltuariamente in albergo. Ha inoltre rimarcato che nell’arco di tre anni risulterebbero circa 130 viaggi di andata e ritorno Trieste/Roma, a proprie spese, perchè erano spostamenti dovuti a ragioni familiari. 
LA SENTENZA
Il contratto nazionale, ricorda la Corte dei conti di Roma, stabilisce che ai dirigenti comandati a prestare la propria attività lavorativa in località diversa dalla dimora abituale e distante più di 10 chilometri dalla sede ordinaria di servizio, spetta il rimborso delle spese effettivamente sostenute.

In primo grado i giudici hanno valorizzato il fatto che le trasferte non erano autorizzate. Ma il soprintendente, si sottolinea nella nuova sentenza, non ha bisogno di autorizzazioni, è sufficiente che comunichi i propri spostamenti. «La dottoressa Picchione - si legge inoltre nella decisione d’appello - si tratteneva in ufficio anche fino alle 20... Sarebbe stato onere del pm contabile dimostrare che l’organizzazione del trasporto fosse tale da garantire il rientro anche a ora tarda». I rimborsi spese per le missioni udinesi o romane, dunque, erano legittimi. Nulla deve alle casse dello Stato l’ex soprintendente del Fvg.

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