Niente assemblea per chi non aveva il Green pass, è guerra legale all'Ordine dei medici

Giovedì 2 Giugno 2022 di Camilla De Mori
Niente assemblea per chi non aveva il Green pass, è guerra legale all'Ordine dei medici

UDINE - È battaglia a colpi di carte bollate all'Ordine dei medici. La fronda si organizza: le prossime mosse dei ribelli, mossi da ragioni anche molto diverse fra loro, saranno decise in una riunione già fissata per domani. Dopo la segnalazione già mandata in Procura da uno dei medici che il 29 maggio si sono presentati alle 6 del mattino alla prima convocazione dell'assemblea chiamata a discutere (la seconda volta) del bilancio bocciato al primo round, Robert Joseph Jr. Wright, esponente di Deontologia medica, anticipa che «stiamo lavorando a un secondo esposto». Se nel primo era stato segnalato alla Procura il fatto che nessuno aveva aperto la sede il 29 maggio e che quindi non era «stato verificato il raggiungimento del numero legale», ora, con il nuovo documento, come spiega Wright, nel mirino potrebbero finire le presunte «irregolari modalità di convocazione del consiglio». «Ma il secondo esposto è ancora in fase di preparazione», sostiene Wright.


LE CONTESTAZIONI


Wright tiene a precisare che alla prima seduta del 27 aprile «le persone che non possedevano il Green pass rafforzato non potevano entrare». Il che, a suo parere, farebbe cadere la ricostruzione fatta dalla governance dell'Ordine, che mette nel mirino in particolare no vax e sospesi. «I no vax non sono stati fatti entrare». Poi c'è la questione della capienza. Il presidente Gian Luigi Tiberio ha annullato la seduta dell'assemblea, in seconda convocazione, il 30 maggio, perché era stato superato il tetto di capienza di 76 posti. «Ma nella stessa sede - sostiene Wright - il 27 aprile erano state fatte entrare 130 persone. Non è stato eccepito nulla allora. Il 30 maggio l'assemblea è stata bloccata quando erano entrate un centinaio di persone». Ad accendere la scintilla che avrebbe portato alla gazzarra finale, la questione delle deleghe, che i ribelli chiedevano di riavere e la governance ha tenuto. «Quelle deleghe non avevano più valore, erano documenti privati: dovevano restituirle. È stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso - ricorda Wright -. Poi è nata la rissa. Io ero lì in mezzo. Tutti hanno cominciato a urlare. Sono stato violentemente spintonato - sostiene Wright - e ho visto che una persona» avrebbe secondo la sua ricostruzione «tirato due ceffoni a un collega di 74 anni, anche se qualcuno ha sostenuto che gli avesse solo messo la mano sul viso». Quando il clima si è scaldato, «ho chiamato io la Polizia», sostiene.
A preoccupare i ribelli anche il fatto che «all'Ordine dei medici si vota per alzata di mano. La presidenza ha fatto le foto di quanti erano presenti quando si è votato la prima volta. Quindi sa quanti voti gli servono per vincere. Noi invece questi numeri non li abbiamo e siamo sfavoriti. Dai nostri calcoli servono minimo 250 voti». Ma i contestatori sono convinti di poter vincere la battaglia. «Deontologia Medica è aperta a tutti i medici motivati, che credono ancora nell'importanza della salute del cittadino, nel giuramento di Ippocrate, nel codice deontologico, nelle leggi e soprattutto nella Costituzione. Da quando siamo nati, qualche settimana fa, riceviamo quotidianamente decine di telefonate di colleghi entusiasti che chiedono di entrarne a far parte», dice Wright. «La rivolta non è solo dei no vax. La stragrande maggioranza di chi contesta questa guida è rappresentata da iscritti vaccinati o comunque che hanno concluso il ciclo vaccinazione-infezione e sindacalisti che rispettano tutte le leggi e che vorrebbero che l'Ordine le rispettasse senza la rigidità esercitata finora, ma con buon senso», dice il presidente regionale Snami Stefano Vignando. Lui che si dice «un pro vax convinto», spiega di non aver apprezzato «il fatto che ci siano stati colleghi che si sono trovati sospesi al novantunesimo giorno dopo la guarigione perché non avevano fatto l'ulteriore dose di vaccino. Ma le regole dicono di aspettare 4-6 mesi. Perché non fare una telefonata prima di sospenderli? Tiberio, con cui ho parlato a inizio maggio, mi ha spiegato che all'inizio, lui, le telefonate le faceva, ma che dopo non era riuscito a starci dietro. Ma non avrebbe potuto chiedere aiuto a qualche consigliere?». Secondo Vignando, poi, sarebbe stato fatto troppo poco per tentare di arrivare a un accordo pre-assemblea con gli scontenti.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci