In gita con Corrado nelle mitiche terre dove sbarcò San Marco

Domenica 2 Luglio 2017 di Paola Treppo
Corrado Zin e un lembo di laguna tra Aquileia e Grado

AQUILEIA (Udine) - Corrado Zin lo incontri in una giornata assolata, mentre pulisce le tombe dei suoi cari, nel piccolo cimitero di San Marco, a Belvedere di Aquileia, tra l'acqua e la terra, dove comincia la laguna. E dove la tradizione vuol che sbarcò San Marco, in arrivo da Alessandria d’Egitto: la leggenda racconta che da da qui il santo abbia cominciato la sua opera di evangelizzazione dell’entroterra veneto e friulano.

Lo spiega anche la tabella turistica vicino alla chiesetta del cimitero. A due passi, oltre una rete, c’è la laguna, e più in là, sullo sfondo, si intravvedono i contorni dell’isola di Grado. È qui, con un secchio in mano, che si incontra Corrado. Ha 87 anni e racconta volentieri di come si viveva in questi luoghi quando era solo un ragazzino e quando, da adulto, faceva il pescatore con il padre, e anche l’agricoltore.

 

«Erano tempi in cui Belvedere era abitato da 200-300 persone almeno. Oggi ce ne saranno sì e no una trentina ed è gente che è tutta venuta da fuori. Io sono l’ultimo che ha vissuto a San Marco: le vede quelle tre case che adesso sono in rovina? In una ci abitavo io, con i miei. Poi tutta la zona è stata comprata da una società e questa parte di San Marco è diventata silenziosa. Per questo la amo: nessun rumore o gente che fa festa, come ad Aquileia».

La chiesetta e il cimitero di San Marco si possono visitare solo durante il giorno, percorrendo una strasa bianca in mezzo ai campi, nel cuore di una riserva di caccia privata. La viuzza polverosa si imbocca dalla statale che porta a Grado, dalle 7 alle 20, in estate. Poi, di sera, la nipote di Corrado va a chiudere i cancelli.

Le origini della chiesa
Le origini della chiesa sono incerte. Il primissimo luogo di culto risale al 600 dopo Cristo. Durante gli scavi archeologici del 1989 sono state scoperte le strutture di un precedente edificio religioso altomedievale con alcune sepolture della stessa epoca. Si tratta quasi certamente della primitiva chiesa dedicata al culto di San Marco. Qui è stata rinvenuta anche una rara spada protostorica di 55 centimetri risalente all’età del Bronzo Recente.

La laguna che non c'è più 
«Non c’è più la laguna di una volta - dice Zin -; adesso non c’è più pesce, non c’è più vita. Non ci sono neanche più pescatori». E la memoria va a quando era ragazzo: «C’era miseria nera e da giovani, d’inverno, per passare il tempo, con la laguna ghiacciava, si andava a prendere le pigne e a mangiare i pinoli. Poi si scivolava sulle lastre di ghiaccio. Da grande pescavo con mio padre: c’erano tutti i tipi di pesci, in grande abbondanza. Si catturavano parecchie anguille e le si teneva in vita, in “casse”, per venderle poi sotto Natale, quando il loro prezzo era alto, per guadagnar qualcosa. La seppia non la calcolavamo neanche, tanto era comune, mentre adesso è diventata una preziosità e si paga parecchio».

Ma com’era San Marco? «C’erano tutto attorno valli da pesca, che poi sono state bonificate. Qui ci sono stati anche i tedeschi, nella seconda guerra. Avevano una delle loro basi proprio in un locale attuo la chiesa di San Marco, che adesso non c’è più. Ormai nessuno si ricorda più di queste cose e ha la pazienza di ascoltarle. Il mondo è cambiato». La zona è un relitto degli antichi sistemi di dune sabbiose litoranee oggi completamente spianate a seguito delle bonifiche.
Il bosco, di antico impianto, è costituito da una pineta rada, di pino domestico e pino nero. 

Ultimo aggiornamento: 3 Luglio, 10:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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