Rosetta sgozzata e bruciata, dopo un anno ancora nessun colpevole

Venerdì 25 Gennaio 2019 di Elena Viotto
La vittima Rosetta Quaiattini

UDINE - È passato un anno da quando, tra le 19 e le 21 del 25 gennaio scorso, Rosetta Quaiattini incontrò il suo assassino. Da allora, da quanto la mattina seguente vennero trovati i poveri resti della 72enne, uccisa con un taglio alla gola e poi data alle fiamme nella sua abitazione di via Emilia a Beivars, la sua morte è rimasta avvolta nel mistero, nonostante le indagini senza sosta condotte da Carabinieri e Procura.
 
«Non lo consideriamo un cold case -, spiega il Procuratore capo di Udine Antonio De Nicolo -. L'indagine non si è mai arrestata e prosegue con impegno, pur senza nascondere le oggettive difficoltà». Prima fra tutte «l'assoluta mancanza di telecamere di videosorveglianza nella zona» che «ha impedito di orientare sin dall'inizio l'investigazione verso una pista ben determinata. L'esperienza corrente dimostra come ormai moltissimi casi giudiziari siano risolti sviluppando le risultanze delle telecamere pubbliche o private nei pressi del luogo dove è stato commesso un reato. Purtroppo non è così in questo», prosegue De Nicolo, aprendo una riflessione sul fatto che, «per l'interesse della sicurezza dei cittadini, non sia forse utile mappare tutto il territorio urbano».
GLI OSTACOLI
A complicare ancor di più le cose ci hanno pensato «l'azione del fuoco prima e l'acqua poi; hanno disperso elementi nella casa della vittima che sarebbero stati molto probabilmente utili. Non ci ha aiutato neppure lo stile di vita diffidente e riservato» tenuto da Rosetta. «Non ci è noto, ad esempio, se avesse litigato di recente con qualcuno. Non ci ha aiutato chiarisce ancora De Nicolo - a identificare una tra le tantissime piste esplorate» in questi mesi in cui non è passato giorno che il pm titolare del fascicolo Paola De Franceschi e i Carabinieri del Nucleo investigativo che conducono le indagini non fossero in contatto per approfondire gli accertamenti. Piste ne sono state seguite tante, ma indizi che potessero far puntare in una direzione o escluderne altre non sono finora emersi.
Rosetta conosceva il suo assassino? Oppure no? Gli inquirenti continuano a chiederselo. «Con la vita molto riservata e diffidente che faceva è difficile pensare a un estraneo, ma non possiamo escludere neanche questa ipotesi», risponde De Nicolo. Le telecamere che la donna aveva installato nell'abitazione erano fuori uso. Chi le ha staccate? Lei stessa? O il suo assassino? È un altro interrogativo al momento senza risposta. In questi mesi sono stati passati al setaccio il conto corrente della donna, da cui sarebbero emersi pochi movimenti e nessuna anomalia, gli scarsi contatti telefonici, un vecchio computer trovato in casa così come un vecchio cellulare e i numeri agganciati nelle ore del delitto dalle celle telefoniche della zona. Nulla.
La svolta non è arrivata finora neppure dal frammento di dna rinvenuto sulla scena dai Ris di Parma. «Per il momento non abbiamo potuto attribuirlo a nessuno», aggiunge De Nicolo. Ciononostante, i Carabinieri continuano a indagare con un gruppo di investigatori che sta riesaminando tutto il materiale raccolto. «Dispiace dover dire che non ci sono novità conclude De Nicolo . Non rende giustizia al lavoro fatto, alla grande attenzione posta nell'indagine dai Carabinieri».
«Non è un caso finito nel dimenticatoio», garantisce anche il Comandante provinciale dei Carabinieri, Alfredo Vacca. I suoi uomini continuano senza sosta a rivalutare tutti i dati in loro possesso, alla ricerca di uno spunto che sciolga il giallo. «L'impegno è massimo per una conclusione delle indagini che si spesa sia positiva», chiosa il colonnello.
Elena Viotto
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Ultimo aggiornamento: 14:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci