Bonifiche e smaltimento fanghi
vertice fra Procure sui danni erariali

Mercoledì 11 Dicembre 2013 di Maurizio Bait
Bonifiche e smaltimento fanghi vertice fra Procure sui danni erariali
TRIESTE - Si muove in forze l’indagine contabile sui possibili danni erariali legati alle opere di bonifica nella Laguna di Grado e Marano.

Con il coordinamento del procuratore della Corte dei conti Maurizio Zappatori, la vice Tiziana Spedicato sta infatti raccogliendo una larga misura di documenti sulle spese realizzate sotto la gestione commissariale (di recente abolita per il ritorno alla gestione ordinaria da parte della Regione Fvg). Si tratterebbe di esborsi per 35-40 milioni di euro avvenuti negli anni e sotto diversi commissari (sono stati in tutto tre: Paolo Ciani, Gianfranco Moretton e Gianni Menchini).

Nei prossimi giorni i magistrati contabili avranno un incontro di lavoro con il Pubblico ministero di Udine Viviana Del Tedesco, che ha sviluppato le complesse indagini penali sul fronte dei dragaggi e dello smaltimento dei fanghi. La Procura della Corte, la cui azione prescinde dagli esiti penali, è convinta della sussistenza di un ingente danno erariale (per una parte importante della spesa globale sostenuta), in quanto la perimetrazione del sito inquinato d’interesse nazionale sarebbe risultata ben più diffusa della zona effettivamente inquinata, restringibile secondo gli inquirenti penali all’area Caffaro e al canale Banduzzi.

Perciò - è la logica dei magistrati della Corte - se sono stati eseguiti dragaggi e smaltimenti di fanghi non inquinati trattandoli come se fossero stati nocivi, è chiaro che la spesa dovrebbe risultare ben maggiore. E in questa differenza starebbe, per l’appunto, il danno all’erario statale e in parte regionale, a seconda della provenienza delle risorse messe in campo sia attraverso finanziamenti diretti che per mezzo di mutui costituiti con la Cassa depositi e prestiti. Fra gli aspetti negativi evidenziati dagli inquirenti a causa della perimetrazione "larga" del sito inquinato, si sottolinea la costrizione per tutte le imprese operanti dentro il perimetro di richiedere l’autorizzazione ministeriale prima di attuare qualsiasi intervento.

Ma chi ha deciso il perimetro? Il Ministero dell’Ambiente? Hanno avuto un ruolo decisionale anche i commissari? Ecco il nodo autentico dell’inchiesta: un nodo da sciogliere prima che dal palazzo della Corte parta qualsiasi contestazione.

Ultimo aggiornamento: 12:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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