VENZONE - Ha voluto scoprire il mondo con tre settimane d'anticipo, il piccolo Niccolò. Aveva così tanta fretta di lanciare i suoi primi vagiti in una Venzone ancora addormentata che è nato in casa, sul tappeto del bagno, grazie al coraggio di mamma Ilenia, 37 anni, e al sangue freddo di papà Luca Fadi, che ha seguito passo passo al telefono le istruzioni fornite dall'operatore della centrale Sores di Palmanova.
IL RACCONTO
«È stato un flash», racconta papà Luca, operaio, 40 anni compiuti ad aprile, travolto da una giornata che sembrava non finire mai e da un evento gigantesco.
L'ORGOGLIO
Anche per il primo figlio, racconta Luca, «si era trattato di un parto molto veloce: anche quello poteva nascere in macchina». Ma il piccolo Niccolò ha battuto ogni record. Con l'ambulanza arrivata da Gemona, il trasporto a Udine. L'unico cruccio, per Luca, è che anche stavolta non è riuscito a fare un dono prezioso. «Avrei voluto donare il cordone ombelicale per le cellule staminali. L'altra volta, con il primo figlio, mi sono dimenticato perché ero impanicato. Stavolta è andata così e tutto preso dall'euforia non mi sono ricordato». Anche il sindaco di Venzone si è congratulato. «Mi ha detto che forse sono 40 o 50 anni che non nasce un bambino in casa a Venzone. Forse, era successo nel 76, nelle tendopoli post sisma. Dovrà verificare». Il babbo ostetrico è pieno di orgoglio. Ma ha avuto paura? «No, paura, no. Sangue freddo, tanto». E anche tanta stanchezza. Perché dopo l'ospedale, «sono tornato alle 9.30 a casa, ho vestito il piccolo e lo ho portato a fare l'inserimento di mezz'ora all'asilo». Poi, di nuovo la corsa in ospedale per assicurarsi che il piccolo miracolo fosse ancora al suo posto. «Se festeggeremo? Speriamo di arrivarci, come i Dpcm permettono». Infine, un grazie agli operatori della Sores. «Sono stati bravi a guidarmi. Perché gestire un parto in remoto è difficile. È andato tutto bene. E quella è la cosa più importante»».