La burocrazia spegne trenta Panevin, le Pro Loco: «Ci stanno stritolando, i più piccoli non ce la fanno»

Mercoledì 4 Gennaio 2023 di Marco Agrusti
La burocrazia folle spegne trenta Panevin, le Pro Loco: «Ci stanno stritolando, i più piccoli non ce la fanno»

La norma parla della necessità di «tutelare boschi e foreste». Ma la replica dei vertici delle Pro Loco rende l’idea della stortura - l’ennesima - di fronte alla quale si è ritrovato di nuovo il mondo dell’associazionismo. «Boschi e foreste? In pianura? Qui al massimo abbiamo vigneti e fossati». Ma per il legislatore non fa differenza. Accendere un falò in aperta campagna, come si fa da secoli, presenterebbe gli stessi rischi rispetto all’accensione di un fuoco in mezzo a un bosco. E non basta nemmeno questa limitazione: per organizzare una “foghera”, infatti, bisogna praticamente diventare dei professionisti della burocrazia. Altrimenti meglio lasciar perdere. Carte bollate, mappe dettagliate, definizione al singolo chilo del peso della pira epifanica. «Una follia», secondo sindaci e associazioni. Un costo in più, certamente, che ha già fatto desistere molte realtà storiche che in passato coloravano la sera del 5 gennaio con i Pan e Vin.

 
IL QUADRO
L’ultima Epifania “normale” era stata quella del 2020. Mancavano poche settimane alla pandemia, ma nessuno lo sapeva ancora. Per due anni non si sarebbe più sentito parlare di falò e di foghere. Da quest’anno, però, il “circo” si è rimesso in moto. Con notevole fatica, dal momento che nel frattempo è cambiato il quadro normativo. E si è fatto più stretto. In realtà la norma era cambiata già nel 2019 ma è da quest’anno che si è iniziato a chiederne l’applicazione puntuale. E per molte associazioni è stata la “tomba”. Come stanno le cose lo spiega ad esempio il sindaco di Valvasone Arzene, Markus Maurmair.

Celebre il “suo” Zir dai arborars”, il giro dei falò che si è ridotto da sette-otto pire a cinque. «Noi - ha spiegato - abbiamo dovuto dare mille euro alle associazioni per permettere loro di affrontare i costi burocratici necessari ad accendere davvero i falò». C’è invece chi non ci è riuscito. È il caso di altri comuni ma soprattutto di tante piccole associazioni che in passato riuscivano ad organizzare falò rappresentativi. Una trentina, nel dettaglio, i fuochi saltati in tutto il Friuli Venezia Giulia a causa della burocrazia.


L’ALLARME
Cosa bisogna fare, oggi, per organizzare e poi accendere un falò epifanico? Il primo passaggio è quello che riguarda l’accesso al Suap, lo sportello regionale per le attività produttive. E già qui ci si incaglia. «Invece di una semplice comunicazione al sindaco - spiega Antonio Tesolin (Unione Pro Loco) - ora serve un passaggio formale piuttosto complicato al Suap». È l’effetto del nuovo decreto che ora viene applicato. «Il problema - prosegue l’esperto del mondo dell’associazionismo - è che si tratta di uno sportello per professionisti, non per persone che fanno parte di sodalizi basati sul volontariato». Cosa viene chiesto? Ad esempio «il caricamento di una mappa dettagliata dell’area nella quale si farà il Pan e Vin, le ragioni catastali, le dimensioni i metri cubi della pira, il peso totale espresso in tonnellate». Niente di semplice. O meglio. lavoro di tutti i giorni per tecnici professionisti, ai quali le associazioni possono anche affidarsi. Ma pagando, si intende. «Menomale - sbotta sempre Tesolin - che la politica si è accorta dell’ennesima presa in giro. Noi non siamo in montagna, e nemmeno in mezzo ai boschi. Al massimo abbiamo vigneti e fossati». L’ultimo problema è rappresentato dal passaggio dal Suap alla Forestale per la pratica antincendio. Il risultato? Solo le realtà con alle spalle un’organizzazione più solida riescono a tenere botta. Per gli altri non c’è nulla da fare, meglio rinunciare.


LA MAPPA
A Pordenone niente falò in Comina, e si sapeva. «Manteniamo solo gli eventi più grandi, anche per lottare contro l’inquinamento», ha fatto sapere il sindaco Ciriani. Ci sarà la pira al parcheggio della Fiera. Confermato, ad esempio, anche l’evento al lago Paker di Sesto al Reghena. È uno degli appuntamenti più attesi in provincia di Pordenone. Infine in provincia di Udine lo spettacolo più atteso della regione, cioè il Pignarûl Grant di Tarcento, che ritorna allo splendore del passato dopo le restrizioni della pandemia. Appuntamento il 6 gennaio alle 19 con le previsioni del vecchio venerando. 

Ultimo aggiornamento: 18 Aprile, 01:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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