Alba, 90 anni e mezzo secolo dietro il banco: «Senza lavoro mi annoio»

Domenica 10 Dicembre 2017 di Paola Treppo
Alba e Bruno, lavorano da quando erano solo ragazzini
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BICINICCO (Udine) - «Mi son fatta male alla gamba cadendo e per un po’ ho dovuto star ferma ma adesso sto bene, come prima». Alba D’Andrea ha 90 anni e da dietro al barco del bar “Da Bruno” in piazza a Bicinicco, riflette a voce alta: «Adesso cosa faccio? Mi manca il lavoro». Del resto è una donna che non è mai rimasta con le mani in mano, da quando era ragazza. E suo marito, Bruno Colavino, 85 anni, in piena forma pure lui, è dello stesso “stampo”: «Sì ma continua a far da mangiare e cucina benissimo» fa notare il compagno della sua vita, un uomo che Alba ha incontrato in Svizzera, che ha sposato e con cui ha condiviso tutta la sua esistenza.
 

 


Prima di otto fratelli
Lei è nata a Forni di Sopra: la mamma faceva gli scarpets, le tradizionali calzature carniche, il padre «faceva tutto quello che c’era da fare, che gli chiedeva il Comune. Pulizie, taglio alberi, manutenzione». Prima di otto fratelli, Alba emigra in cerca di lavoro: in Svizzera si arrangia in ogni modo. Fa la bambinaia, la donna di servizio; ogni occupazione va bene, pur di avere uno stipendio. E quei soldi li manda tutti a casa, a Forni di Sopra, perché la sua famiglia d’origine ne ha bisogno. Perché c’è miseria. Le storie degli emigranti sono sempre uguali e sempre commoventi: tanto coraggio, tanti sacrifici, tanto lavoro e nessuno che si lamenta.

Vita da emigranti 
«Oggi diciamo ai nostri figli cosa vogliono da mangiare, perché si può scegliere, tra pasta, pesce, carne - dice Alba -; una volta, nel piatto, poteva non esserci niente». Bruno è originario di Molinis di Tarcento, invece: la mamma aveva lavorato una vita al cascamificio di Bulfons, che esiste ancora, il padre era un artigiano e faceva il calzolaio. Quando emigra in Svizzera, Colavino fa per tanti anni il fuochista in un cementificio. Lavoro durissimo.

Poi arriva il figlio Claudio 
Intanto dalla loro unione nasce Claudio, che sarà il loro unico figlio. Oggi Claudio ha 53 anni e solo da pochi mesi ha rilevato ufficialmente il bar “Da Bruno” di Bicinicco, dai suoi genitori: «Non lo dico perché sono mio padre e mia madre - dice - ma Alba e Bruno hanno veramente lavorato tanto. Al giorno d’oggi non so chi sarebbe in grado di fare quello che hanno fatto loro. Sono stati bravi, in gamba».

Prima l'hotel a Forni di Sopra 
Claudio di fatto è cresciuto nel bar: si addormentava sulle braccia dei clienti e mostra sorridendo una vecchia pagella di quando era bimbo e andava a scuola. La maestra scriveva, nelle note: «Nonostante viva a costante contatto con persone che accedono in bevande alcoliche e che viva sempre al bar, l’alunno si presenta rispettoso e apprende». Il primo locale che i suoi genitori avevano aperto dopo essere rientrati dalla Svizzera era l’albergo “Dolomiti”, un hotel che aveva anche stanze per i turisti e che esiste ancora oggi, a Forni di Sopra, anche se è chiuso e in stato di decadenza. Lì la coppia resta tre anni, dal 1965 al 1968. Lì sono in affitto ma vogliono comprare “le mura”. I proprietari però non accettano: attendono l’arrivo di parenti dall’estero. Niente affare.

L'arrivo nella Bassa Friulana 
«Al tempo il rappresentante del caffè Demar, con cui siamo rimasti in contatto poi per decenni, ci informò della possibilità di rilevare un bar bottega a Bicinicco». La coppia scende dai monti e arriva in questo paese della Bassa Friulana di meno di 2000 abitanti. Il locale è subito di loro gradimento: lo comprano e lo ristrutturano. Lì ci hanno lavorato mezzo secolo e ci lavorano ancora. Alba racconta di come era il bar cinquant’anni fa: «Qui c’era tutto: vendita di bombole di gas, distributore di benzina, tabacchino, bottega con alimentari, telefono pubblico, l’unico del paese, ai tempi, e che da allora non è mai cambiato e funziona sempre».

​Alba e i telegrammi
«E poi c’erano i telegrammi. Sì, perché al tempo l’ufficio postale non li faceva. Li facevo io: anche se avevo solo la quinta elementare sono sempre stata attenta; ho imparato e non ho fatto mai errori. Era un compito di grande responsabilità, che richiedeva uno sforzo continuo: durante le elezioni non si dormiva la notte, per funerali, matrimoni ed altre feste la stessa cosa».

​Il telefono pubblico funziona ancora 
«Poi, dopo parecchi anni, il servizio per fortuna è passato alla Posta ma il numero di telefono pubblico, lo 0432.990040, ci teneva impegnati di continuo: ricevi la chiamata, corri a casa della famiglia, attendi la richiamata. Tutto così. E nel frattempo servire al bar, ogni giorno, dalle 6 di mattina e fino a mezzanotte. Sappiamo di aver lavorato tantissimo ma non ci è mai pesato. Io lavorerei ancora. Sono fatta così».

Una volta la gente beveva tantissimo
Il bar è stato ristrutturato all’atto dell’acquisto, 50 anni fa, e poi negli anni Settanta del secolo scorso, anche con la realizzazione di un grande caminetto dove accendere il fuoco per scaldarsi d’inverno. «Sa, oggi tutto è cambiato - dice Bruno -. Una volta la gente beveva tantissimo: vino, sì, ma soprattutto grappa e liquori. Era gente più forte, che “teneva bene”. Mica come oggi. Adesso vanno acqua, caffè, una birretta. Vino? Poco anche quello».

Le partite a carte
«Ricordo le partite a carte: la gente si riuniva in massa al bar: era un punto fondamentale di ritrovo. Anche questo aspetto oggi è cambiato: nessuno si mette a giocare a briscola per ore. Son altre generazioni, altri modi di vivere e di lavorare pure». Il figlio di questa coppia inossidabile, Claudio, adesso ha ridotto gli orari: chiude alle 13 di sabato e riapre lunedì mattina. Porterà avanti lui il locale dei suoi genitori: «È un bravo ragazzo, ha tanto lavorato anche lui - dice Alba - ma come tanti figli della sua generazione molte cose le ha trovate già pronte. L’importante è che questi giovani ne facciano tesoro».

​Un pezzo di storia del paese 
La coppia ha ricevuto una menzione d’onore per il suo lavoro di recente, dalla Camera di Commercio di Udine. Anche l’amministrazione comunale ha riconosciuto la loro importante attività in paese. Tra le curiosità che sono legate a questo bar, storico, aperto già almeno agli inizi del Novecento, ci sono le vecchie ristrutturazioni.

La pista militare usata come cava
Parte dei caseggiati di Bicinicco che oggi si affacciano su quella che un tempo era piazza del Plebiscito, hanno inglobato nelle loro mura i pezzi della vecchia pista di atterraggio dei velivoli che i tedeschi avevano realizzato in paese.
Quando i soldati se ne andarono, la pista fu di fatto smantellata dai residenti che usarono le lastre per “far su” le loro case. Era stata usata come “cava”, insomma, e di anche questa storia s’è persa quasi tutta la memoria. Resta una vecchia immagine in bianco e nero del bar che fa angolo, con le strade ancora polverose, tutte di ghiaia.

Ultimo aggiornamento: 12 Dicembre, 09:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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