Ordine dei medici, chieste le dimissioni del presidente: «Condotta opinabile»

Giovedì 9 Giugno 2022
Il presidente dell'Ordine dei medici Gian Luigi Tiberio

UDINE - «Eventuali dimissioni» dei vertici dell'Ordine dei medici di Udine e «un taglio netto con questa opinabile condotta», che avrebbe a che fare con la tesi di prudenza sostenuta dal presidente, Gian Luigi Tiberio, in merito all'applicazione dei medici laureati e specializzandi del primo e secondo anno nell'area dell'emergenza-urgenza e con le vicissitudini che in queste settimane hanno portato ad una prima bocciatura del bilancio dell'Ordine e a un momento di tensione alla seconda convocazione dell'assemblea poi rinviata -, tanto da far intervenire le forze dell'ordine. La richiesta è avanzata dal dottor Riccardo Lucis, un iscritto all'Ordine di Udine, in una lettera aperta. A dispetto dell'ipotesi che chiude la missiva, Lucis apre la lettera presentandola come un'iniziativa «sperando di poter dare un contributo all'apertura di un dialogo, un confronto e un'opportunità di impegno condiviso per poter superare l'impasse creatosi in questi ultimi mesi».
All'origine di tale situazione, secondo il medico, «non esiste solo il conflitto vax-novax, ma anche una dissidenza che ad oggi non ha trovato una risposta nel dialogo» e che, nella sua visione, sarebbe originata da alcune prese di posizione del presidente Tiberio in alcuni articoli de Il Gazzettino che Lucis cita abbondantemente. La prima citatazione è relativa ai giovani medici, che «hanno poca motivazione. Manca lo spirito di sacrificio. E parlo dei nostri giovani, perché gli stranieri hanno più fame», aveva detto Tiberio il 23 aprile, dando il «la» a una serie di reazioni dei diretti interessati riportate dal giornale e citate da Lucis, secondo il quale il presidente avrebbe aspettato troppi giorni, sei, per re-intervenire sostenendo che le sue parole erano state strumentalizzate da alcuni colleghi.
Secondo motivo di scontento all'interno dell'Ordine, ancora nella ricostruzione di Lucis, il punto di vista di Tiberio che a maggio, ancora sul Gazzettino, ha detto di vedere «con grande preoccupazione» il far lavorare i giovani medici all'inizio della specializzazione.

La lettera richiama diverse dichiarazioni, giungendo alla conclusione che «seppure inizialmente si possa pensare a mal interpretazioni riportate (ma virgolettate!) dai giornalisti, la reiterazione di tali dichiarazioni hanno una direzione comune che lascia supporre la volontà di trasmettere questi concetti da parte del dottor Tiberio».
Una lunga premessa per sostenere che «tale condotta non ha di certo agevolato a spegnere gli animi e il malcontento diffuso tra i medici più giovani, gli stranieri di nascita e i colleghi in formazione specialistica». L'aver visto con preoccupazione l'ingresso di medici ai primi anni di specializzazione, inoltre, secondo Lucis, potrebbe aver generato timore tra i cittadini. «Ci si chiede - scrive - come sia possibile che da parte di un rappresentante di un organo visto come garante tra professionisti e cittadini, si incuta timore alla cittadinanza suggerendo che i giovani colleghi non ancora specializzati non siano idonei», perché invece la popolazione va «rassicurata sul fatto che vi è molta professionalità in tutti i colleghi, dai neoabilitati a quelli prossimi alla pensione».
 

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