Omicidio Tulissi, colpo di scena: c'è un nuovo indagato. E si cerca l'arma nel rio della villa

Venerdì 9 Giugno 2023 di Angela Pederiva
Omicidio Tulissi

UDINE - A quindici anni dall'uccisione di Tatiana Tulissi, a Udine c'è un nuovo indagato, malgrado a Venezia penda il processo-bis a carico di Paolo Calligaris. È l'effetto della riapertura dell'inchiesta sulla base dell'esposto che, come svelato nei mesi scorsi dal Gazzettino, era stato presentato dallo stesso imprenditore vinicolo, per chiedere che venissero svolti approfondimenti sul conto di Luigi Carta, il "Lupo solitario" che questa settimana è stato condannato per il tentato omicidio di una guardia giurata a Mestre.

L'incidente probatorio è in corso, fra il dragaggio del torrente che scorre attorno al luogo dell'assassinio a Manzano e l'analisi di un computer in uso nel Nuorese al fratello del rapinatore, che però dal carcere si proclama innocente: «Non c'entro niente con quella storia».


IL FILO ROSSO
Sembravano solo sospetti, forse sono soltanto suggestioni. Ma intanto la Procura ha deciso di delegare ai carabinieri gli accertamenti, di cui è stata formalizzata la notifica a Calligaris come parte offesa e a Carta come persona sottoposta alle indagini. Ad unire in questo frangente i destini del 53enne friulano e del 66enne sardo è un filo rosso lungo tre lustri, che attraversa il Nordest annodando l'uno all'altro l'assassinio in una villa, il colpo in una banca, l'assalto a un supermercato e la rapina a un portavalori. Vediamoli. Nel tardo pomeriggio dell'11 novembre 2008, la 37enne Tulissi viene ammazzata nella residenza di Manzano in cui vive con Calligaris, dapprima stordita con un corpo contundente alla testa e quindi ferita a morte da tre dei quattro colpi d'arma da fuoco esplosi. Il compagno verrà condannato a 16 anni in primo grado nel 2019 e assolto in secondo nel 2021, dopodiché nel 2022 la Cassazione ordinerà un nuovo giudizio d'appello, tuttora pendente.


Ma torniamo al 2008. La sera prima del femminicidio, sempre a Manzano viene rubata una macchina, che il 9 dicembre di quell'anno Carta utilizza per l'irruzione al Credito cooperativo del paese. Fra periodi di detenzione in cella e di nascondigli sul Carso, il bandito solitario esce dalle cronache, finché ricompare il 2 ottobre 2019 a Conegliano, dove prende di mira il supermercato Despar aggredendo il cassiere con un bastone e un revolver. Dopo essere uscito dalla prigione, il 10 settembre 2022 il sardo spara al vigilante sul piazzale del centro commerciale Le Porte di Mestre e finisce nuovamente dietro le sbarre.


L'ATTIVITÀ
Nel frattempo Calligaris, che da sempre rivendica la propria innocenza, segnala alla magistratura una serie di analogie tra i quattro episodi, ritenendo che presentino pure delle coincidenze con altri due assalti in villa commessi sempre nel 2008, il 30 gennaio a Tricesimo e il 23 ottobre a Cividale del Friuli. Come il nostro giornale ha documentato, le due famiglie coinvolte sono state convocate dai carabinieri, nell'ambito dell'attività investigativa scaturita dall'esposto, per un riscontro fotografico su Carta. «Non l'abbiamo riconosciuto», ha però dichiarato l'industriale Carlo Tonutti, rapinato insieme alla moglie Emanuela, pur precisando che all'epoca il malvivente indossava il passamontagna. La coppia ha invece confermato le somiglianze con il blitz di cui al tempo era stata vittima Gabriella De Puppi.


Ad ogni modo le indagini dei carabinieri proseguono. Ecco dunque la perlustrazione del Manganizza, il rio che scorre nei pressi della casa di Calligaris, verosimilmente alla ricerca dell'arma del delitto. Pur nella consapevolezza che sono passati quindici anni, e che il corso d'acqua alterna fasi di piena a momenti di siccità, viene verificata l'eventualità che la pistola sia rimasta incastrata fra i sassi dopo essere stata gettata dal killer. Peraltro il greto era stato indicato come possibile via di fuga di un rapinatore-assassino dalla difesa di Calligaris, in occasione del processo celebrato davanti alla Corte d'Assise d'Appello di Trieste, che nei prossimi mesi dovrà però essere ripetuto a Venezia per chiarire elementi quali le tracce di sangue, la posizione del cadavere, gli orari degli spari e l'accensione delle luci.


Meno evidente al momento è la finalità dell'analisi forense sul pc del fratello di Carta. Comunque sia, l'avvocato Marco Zampini ribadisce la posizione difensiva: «Il mio assistito si dichiara completamente estraneo ai fatti». Il legale di "Lupo solitario" impugnerà la condanna a 10 anni e 8 mesi per tentato omicidio, rapina e porto abusivo d'arma, emessa lunedì in relazione alla vicenda di Mestre. Cioè la città in cui il 6 novembre 2008, cinque giorni prima del delitto Tulissi, erano state rubate le targhe poi apposte sulla macchina usata per la rapina alla banca di Manzano.

Ultimo aggiornamento: 09:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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