Omicidio Tulissi. La difesa dell'imprenditore Calligaris: «Non ho ucciso Tatiana, indagate Lupo solitario»

Sabato 25 Febbraio 2023 di Angela Pederiva
Omicidio Tulissi. La difesa dell'imprenditore Calligaris: «Non ho ucciso Tatiana, indagate Lupo solitario»

Un filo rosso lungo tre lustri, che attraversa il Nordest annodando l'uno all'altro il colpo in una banca, l'assassinio in una villa, l'assalto a un supermercato, la rapina a un portavalori. È l'ipotesi contenuta nell'esposto alla Procura di Udine presentato da Paolo Calligaris, l'imprenditore vinicolo per cui la Cassazione ha disposto il processo-bis davanti alla Corte d'Assise d'Appello di Venezia, in relazione all'omicidio della sua compagna Tatiana Tulissi.

Per il momento si tratta solo di sospetti, forse sono soltanto suggestioni, di certo la difesa del 53enne chiede agli inquirenti di verificare una serie di coincidenze che riguardano "Lupo solitario", al secolo Luigi Carta, il 65enne originario della Sardegna che da duecento giorni a questa parte si trova in carcere, dopo che negli ultimi vent'anni il suo covo è stato spesso un anfratto del Carso.


IL DELITTO
Alla base dell'iniziativa di Calligaris, condannato a 16 anni in primo grado e assolto in secondo, c'è il delitto Tulissi, avvenuto a Manzano (Udine) l'11 novembre 2008. Riassume al riguardo la Cassazione: «La vittima era stata prima colpita al capo con un corpo contundente, e poi uccisa con tre colpi di arma da fuoco andati a segno, risultava sparato anche un quarto colpo non andato a segno; l'arma del delitto non è stata mai ritrovata, in base alle caratteristiche delle ogive rinvenute sul luogo del fatto sono state fatte supposizioni sulla tipologia di arma, sicuramente una pistola».


Nel 2019 il Tribunale di Udine aveva dedotto elementi di prova a carico anche dal suo comportamento: «Aveva fatto sostituire la porta basculante del garage su cui insisteva un foro che forse era attribuibile ad una pallottola; aveva gettato in laguna il telefonino usato al momento dei fatti; aveva bruciato i vestiti indossati al momento del fatto; aveva fatto effettuare lavori di escavazione di una zona della collina dove sorge la villa che erano in realtà funzionali a impedire di rinvenire il luogo in cui aveva interrato le carcasse di due cani pitbull di sua proprietà cui aveva sparato». Ma nel 2021 la Corte d'Assise d'Appello di Trieste aveva ritenuto «non corretto aver tratto indizi dai comportamenti successivi dell'imputato circa l'ipotetica distruzione delle fonti di prova, comportamenti tutti comunque giustificabili e avvenuti a distanza di tempo dai fatti».


LE COINCIDENZE
Le due armi del delitto, cioè il corpo contundente e la pistola, sono centrali nell'esposto di Calligaris, che da sempre si proclama innocente e sostiene la tesi della rapina finita male. Spiega l'avvocato Rino Battocletti, che lo difende con i colleghi Cristina Salon e Alessandro Gamberini: «Dagli articoli di giornale, compreso Il Gazzettino, abbiamo ricavato alcune analogie fra le caratteristiche dell'omicidio e le modalità con cui ha agito un rapinatore in Friuli e in Veneto. Per esempio il fatto di impugnare con una mano un bastone e con l'altra un revolver». È il caso dell'assalto al Despar di Conegliano (Treviso), accaduto il 2 ottobre 2019, quando Carta aveva utilizzato una spranga e una calibro 38, cioè probabilmente lo stesso tipo usato per uccidere Tatiana. «Ci è stato notificato l'esito di un accertamento tecnico non ripetibile affidato a un perito balistico aggiunge il legale secondo cui l'arma impiegata nel supermercato non è compatibile con l'ogiva rinvenuta nella villa. Del resto ci stupiremmo se la pistola con cui è stato commesso un omicidio venisse conservata per un decennio e riutilizzata per una rapina. Ad ogni modo, noi non accusiamo nessuno, semplicemente riteniamo utile che la Procura verifichi alcune coincidenze».
Un'altra riguarda il colpo da 160.000 euro alla Banca di credito cooperativo di Manzano, messo a segno il 9 dicembre 2008, per cui "Lupo solitario" era stato arrestato il 20 dicembre, rimediando poi una condanna a dieci anni. Nell'occasione era stata usata una Fiat 500, «rubata la sera prima dell'omicidio della mia compagna», scrive Calligaris nell'esposto, alludendo al furto avvenuto a Udine nella notte tra il 10 e l'11 novembre. In quella macchina, riferì all'epoca La Nuova Sardegna, c'era «una traccia di sangue». Pure le targhe erano state sottratte: da una Fiat Punto, il 5 novembre, a Mestre. Cioè nella città in cui il 10 settembre 2022 Carta ha tentato l'assalto a un furgone blindato nel parcheggio del centro commerciale ex Auchan, sparando a una guardia giurata. A difenderlo in questo procedimento è l'avvocato Marco Zampini: «Non nego che il mio assistito sia un habitué delle rapine. Ma di questo esposto non sappiamo niente. Da quanto apprendo ora, posso solo dire che mi sembrano tutte suggestioni». L'unica certezza, per il momento, è che Calligaris è imputato di omicidio volontario ed è determinato a dimostrare la propria innocenza. «Le motivazioni del rinvio conclude il difensore Battocletti non sono per nulla stringenti. Integreremo le difese sull'incompatibilità temporale e siamo fiduciosi sull'esito».

Ultimo aggiornamento: 12:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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