Indennità di disoccupazione per 31mila friulani: «Il rischio? Rifiutano l'impiego o lavorano in nero»

Un problema che colpisce in modo particolare commercio e ristorazione

Venerdì 6 Gennaio 2023 di Marco Agrusti
L'esercito della Naspi in Friuli Venezia Giulia, la prendono in 31mila: «Tanti lavorano in nero»

Per i lavoratori che sono rimasti senza un impiego a causa - magari - di una politica di riduzione del personale portata avanti dall’azienda che li aveva assunti rappresenta un salvagente indispensabile. Per chi invece il lavoro lo offre - specie in determinati settori - è visto come uno dei principali ostacoli. «Perché - riferisce così a maggior parte dei commercianti e dei ristoratori, ad esempio - spesso si preferisce il sussidio a un impiego vero e proprio». Non si parla in questo caso del reddito di cittadinanza, ma della Naspi, che una volta si chiamava banalmente indennità di disoccupazione. Cambia poco: è l’assegno che arriva alle persone che hanno perso il lavoro fino a un massimo di due anni. E oscillando attorno ai mille euro, a volte diventa una barriera di fronte a chi cerca personale.


I NUMERI
Sono 31.359 i cittadini del Friuli Venezia Giulia che percepiscono la Naspi per la disoccupazione. Un dato in calo rispetto al triennio 2018-2020, quando era stata superata anche quota 35mila persone. Siamo più o meno ai livelli del 2017, quando i percettori della disoccupazione nella nostra regione erano 31.590. Entrando nel dettaglio della suddivisione provinciale del nostro territorio, si apprende come nel Pordenonese i cittadini che percepiscono il sussidio di disoccupazione siano 7.448. Si tratta del secondo numero più alto in Friuli Venezia Giulia. La provincia di Udine si piazza al primo posto - ma è normale viste le dimensioni del territorio e la quota di popolazione residente - con 14.274 percettori, mentre a Gorizia e Trieste prendono il sussidio per la disoccupazione rispettivamente 4.797 e 4.840 persone.

In tutte e quattro le province del Friuli Venezia Giulia i dati sono in calo rispetto all’ultima rilevazione disponibile, dal momento che il livello di occupazione si è mantenuto buono quasi per tutto l’anno. 


I RISCHI
La Naspi è una misura necessaria per permettere al lavoratore che ha perso il suo impiego per cause esterne di mantenere almeno un reddito di sussistenza in attesa di una nuova offerta. Ma c’è anche il rovescio della medaglia, cioè una situazione sempre più spesso affrontata da un settore - quello del commercio e della ristorazione - che si presenta tra i più fluidi. «Non è raro - è ad esempio la testimonianza del ristoratore pordenonese Carlo Nappo - che si presentino persone che candidamente ammettono di voler prima terminare il periodo del sussidio e solamente in seguito trovare un lavoro. Nel frattempo, però, avanzano una seconda richiesta: quella di poter lavorare in nero durante i fine settimana». In questo modo, cumulando i mille euro circa della Naspi con il reddito da irregolare, viene fuori uno stipendio vero e proprio. Con molte ore in meno di lavoro rispetto a un impiego a tempo pieno. 
«C’è una parte del meccanismo che non funziona - spiega ancora il ristoratore -: in Friuli ci sono circa 32mila persone che percepiscono il sussidio: dovrebbero essere tutte pronte a lavorare. Invece, io che ho bisogno di un cuoco e di due camerieri mi sono rivolto al centro per l’impiego e non ho avuto alcuna risposta alla mia richiesta».

Ultimo aggiornamento: 16:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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