Monsignor Mazzocato: «Basta con l'astio che intossica più del virus, medici e scienziati operano nel bene»

Giovedì 23 Dicembre 2021 di Antonella Lanfrit
Monsignor Andrea Bruno Mazzocato

UDINE - Quasi al secondo anno pieno di convivenza con la pandemia, a preoccupare l'arcivescovo di Udine, monsignor Andrea Bruno Mazzocato è sì il virus ma, ammette nella sua Lettera per il Natale, ancor di più «quel clima oppositivo e, talora, di astio reciproco», collegato alla durezza della situazione, che «rischia di intossicare ancor peggio del virus».

Lo conferma nel dialogo con il quale entra tra le righe della Lettera: «In ospedale, l'altro giorno una dottoressa anestesista mi raccontava la trasformazione degli atteggiamenti: un anno fa eravamo angeli, mi ha detto, ora siamo aggrediti». È una preoccupazione, quella dell'arcivescovo, che lo spinge a sollecitare le persone tutte «ad alzare gli occhi al cielo, in un'epoca in cui siamo abituati ad avere lo sguardo rivolto in basso. Solo così potremo dire e dirci tra noi: pace in terra, superando astio e pretesa».

Monsignor Mazzocato entra nel bel mezzo delle tensioni quotidiane e sociali generate da ventiquattro mesi di pandemia e lo fa analizzando la situazione e suggerendo modalità per affrontarla: «Anche noi premette ascoltiamo esperti, conduttori, scienziati e tecnici, ma ci rendiamo conto che sono uomini pure loro e che tutti andiamo avanti un po' a vista». Non lo spaventa, però, un approccio alla pandemia che evolve, man mano che evolvono le conoscenze di un fenomeno nuovo. «Mi pare che la stragrande maggioranza dei medici e scienziati operino per il bene; da loro possiamo attenderci quello che possono dare, ricordandoci che sono anch'essi uomini e donne». Non si nasconde, naturalmente, che «tutti noi vorremmo avere ben altra prospettiva per guardare oltre questo momento e le sue sofferenze. Per questo afflato di speranza, però, occorre cercare altrove».

Alzando gli occhi, per l'appunto, «per indagare il senso dell'esistenza e trovare una tensione positiva che sorregga nella prova. Viceversa, questa smuove paure ed insicurezze, che generano un astio distruttivo, ancor più feroce del virus». Assieme ai pastori, perciò, «in questi giorni speciali del Santo Natale ritagliamoci il tempo necessario per andare effettivamente incontro a Gesù che viene, partecipando consapevolmente alla messa dove potremo cantare insieme gli angeli: gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini che egli ama». Lo sprone, cioè è « a ritrovare la gioia che viene dall'alzare gli occhi e la mente verso Dio, per offrirgli la nostra lode e il nostro ringraziamento», via per «sperimentare che il cuore torna a pulsare di sentimenti di fraternità verso chi è vicino». L'auspicio è che il messaggio arrivi a tutti per una ripresa piena della vita comunitaria ed ecclesiale. «Complessivamente la partecipazione alle messe e alle celebrazioni dei sacramenti dai matrimoni ai battesimi, dalle comunioni alle cresime è buona», aggiorna l'arcivescovo, anche se «non ha ancora recuperato i livelli pre-Covid.

«SCREMATURA»

L'impressione è che aggiunge questi mesi abbiamo operato una certa scrematura tra chi è presente per convinzione e chi, già prima della pandemia, viveva l'appartenenza con una certa abitudine». In ogni caso, «il segnale che diedi sin dall'inizio è stato chiaro e raccolto dalla maggior parte dei preti e degli operatori laici della diocesi: si va avanti. Con tutte le dovute precauzioni, ma nell'attività si va avanti. La Chiesa attraversa la storia sottolinea monsignor Mazzocato -, non ci bloccano le sue incertezze». E tra i risultati di una tale convinzione, un Seminario interdiocesano con numeri decisamente «significativi, di certo in controtendenza rispetto alla media italiana», conferma il presule. Sette anni fa c'erano 13 seminaristi da tutte le tre diocesi coinvolte, Udine, Gorizia e Trieste. Attualmente, se ne contano 42, di cui 25 dalla diocesi di Udine, rispetto ai 7 di allora. Quest'anno hanno fatto il loro ingresso nell'anno propedeutico 10 giovani, diversi dei quali in possesso già di una laurea. Il segreto di una tale vigna? «Abbiamo lavorato con costanza e il Signore avrà guardato al Friuli», sintetizza monsignor Mazzocato, che ha avviato il «Monastero invisibile», una rete di ormai 700 persone che prega per le vocazioni, e ha dato in mano i centri pastorali dell'arcidiocesi a una generazione di preti trenta-quarantenni.
 

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