Tracce di sacerdoti preistorici nelle incisioni di un misterioso monolito

Mercoledì 2 Maggio 2018 di Paola Treppo
La misteriosa pietra della Banca di Andro a Biacis di Pulfero
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PULFERO (Udine) - Esoterismo, storia, leggenda e religione si addensano attorno al monolito della Banca di Antro che di recente è stato ricollocato nel pittoresco paesino di Biacis, a Pulfero, nelle Valli del Natisone. Una pietra misteriosa, attorno alla quale si riuniva il consiglio dei 12 giudici della Banca d’Antro, espressione dell’autogoverno della Slavia durante il dominio veneziano della Serenissima.

Segni di oscura interpretazione
Incisi sulla lastra ci sono vari segni di oscura interpretazione, tra cui la “tria”, a volta associata alla triplice cinta dei templari. Il simbolo non è stato ancora interpretato e, nelle Valli del Natisone, si trova anche su una pietra della ripida scalinata che porta alla antica grotta di San Giovanni d’Antro, sempre a Pulfero.

Il vecchio castello  
Nel corso della sua storia, la lastra è stata spostata più volte: fino al 1984 è stata conservata nel paesino di Biacis, prima dentro a una vecchia casa, poi addossata al muro di un’altra dimora. Da allora e fino a pochi giorni fa si trovava invece all’ingresso della piccola chiesa di San Giacomo e Sant’Anna, edificio sacro che sorge a poca distanza dei resti del castello di Ahrensperg, maniero di probabile origine longobarda, più volte distrutto e ricostruito. Per conoscere le complesse e misteriose vicende legate a questi luoghi, a Biacis è stata ristrutturata e adibita a museo etnografico una vecchia casa in pietra del 1800, Casa Raccaro, a due passi dal monolito.

Sacerdoti preistorici
Il suo valore documentario consiste nei misteriosi segni incisi sull’intera superficie, forse già da “sacerdoti” preistorici, che pensavano così di mettersi in contatto con le divinità, cui chiedere aiuto e protezione; perché la vita dei piccoli gruppi di cacciatori e raccoglitori, come quelli che frequentavano il Riparo di Biarzo, in queste antiche Valli, era di certo difficile e insidiosa. Sono identificabili sulla lastra croci precristiane, archi, frecce e altri graffiti di non facile interpretazione.

Pellegrini in Terrasanta 
Incerta la datazione della “tria”: simbolo preistorico? Celtico? Oppure Medioevale? Risale forse a quando la vicina grotta di San Giovanni d’Antro era rifugio per i pellegrini che si recavano in Terrasanta? In questo ultimo caso rappresenterebbe la triplice cinta muraria della città di Gerusalemme.   

La Schiavonia veneta
La lastra è simbolo della Slavia Friulana, detta anche Schiavonia veneta sopra Cividale, che si è sviluppata al tempo del Patriarcato di Aquileia (1077-1420) e che è rimasta attiva per tutta la dominazione della Repubblica di Venezia (1420-1798). Intorno a questo monolito, oltre ai giudici della Banca di Antro, si riunivano anche i capifamiglia, per discutere dei problemi della Vicina. 

L'autogoverno delle Valli
L’autonomia locale delle due Convalli di Antro (Pulfero) e di Merso (San Leonardo), era basata su due organi: le Vicinie, che gestivano l’aspetto amministrativo della comunità, e le Banche, competenti per le questioni di natura giudiziaria.

Decani, Banche, Vicinie e il Gastaldo
Le Vicinie erano molto numerose ed erano costituite dai capifamiglia di un paese o di un gruppo di paesi. Erano presiedute da un Decano, che veniva eletto. I Decani di tutte le Vicinie si riunivano negli Arenghi, uno per Convalle, e almeno una volta all’anno veniva organizzato l’Arengo Grande: qui si radunavano tutti i Decani della Slavia, per discutere questioni di carattere generale. Le Banche, invece, erano in tutto due. Antro e Merso; erano composte da 12 giudici. Nelle loro sedute presenziava anche il rappresentante locale del Governo centrale, il Gastaldo. 

Nazione diversa e separata dal Friuli
​Dall'investitura feudale del 3 aprile 1077 al 1420, le Valli del Natisone fanno parte del Patriarcato di Aquileia e poi saranno dominio della Serenissima. La Repubblica di Venezia, in cambio dell'autogoverno, chiede alle popolazioni locali di presidiare i passi confinari e la strada del Pulfar, cioè di Pulfero. Una "Ducale" del 1492 riserva uno status speciale alle "Convalli di Antro e Merso della Schiavonia", riconosciuta "nazione diversa e separata dal Friuli". Si confermano, insomma, delle autonomie già concesse dal Patriarcato di Aquileia. 

Un governo democratico e parlamentare
«​Un governo proprio, democratico e parlamentare, che deliberava nei sui Arrenghi intorno a tutti gli interessi amministrativi, economici, politici e giudiziari della regione» scriveva infatti di questa singolare terra Carlo Podrecca nel suo libro Slavia Italiana del 1884. 

Il glagolitico 
La peculiarità della Slavia friulana trova conferme nella sfera religiosa dove emerge l’importanza del fattore linguistico. Tra le testimonianze più preziose e misteriose del territorio ci sono il Messale del 1741 e il Breviario del 1648 di San Pietro a Natisone, il paese più grande e cuore delle Valli.

Il più antico alfabeto slavo
Sono due documenti stampati dalla Sacra Congregazione De Propaganda Fide in “idioma slavonico”, quei caratteri glagolitici inventati nel IX secolo dei fratelli Cirillo e Metodio di Tessalonica, per diffondere la cristianità nel mondo slavo. È il più antico alfabeto slavo, sopravvissuto per secoli a occidente, in Croazia e nel Carso istriano, rimpiazzato a oriente dal più noto cirillico.

Domande senza risposta
La presenza a San Pietro al Natisone di questi due volumi consunti dal tempo suscita molti interrogativi: da dove sono arrivati? Chi e perché li usava? Erano conservati per pura passione personale da un parroco del posto o forse il glagolitico era diventato la lingua delle fede anche nelle Valli del Natisone? Domande ancora senza risposta.

Ultimo aggiornamento: 3 Maggio, 08:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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