«Mi vergogno di essere italiano»:
Valerio non vota più da vent’anni

Giovedì 10 Novembre 2016 di Paola Treppo
Valerio Micottis
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LUSEVERA (Udine) - «Cosa vuole che le dica? Mi vergogno di essere italiano. E non voto da vent’anni. All’estero, dove ho lavorato una vita intera, in mezzo mondo, mi hanno sempre rispettato. Il rispetto, a fronte della mia correttezza, così come la buona educazione e il buonsenso, sono le uniche cose che chiedo e pretendo. E dove le ho ottenute? Fuori dall’Italia. Io non ho problemi con nessuno: dico quello che ho da dire, per dignità; amo la verità. E la libertà, parola che ormai pochi sanno cosa vuol dire. Vado a testa alta e nel paesino dove sono nato, anche se adesso è spopolato, ci torno, perché il mio cuore è qui, al di là di tutto. Abito a Cividale ma trascorro gran parte del tempo nella casa dei miei genitori, dove sono cresciuto, a Micottis, nell’Alta Val Torre».

Valerio, che di cognome fa Micottis, è un uomo saggio. Con tanta esperienza sulle spalle, come lo sono tanti emigranti che hanno sudato e faticato all’estero, «E che tornati in Patria sono stati bistrattati, considerati nulla, il niente, da scansare, mai esistiti; gente che ha dato e dato, e che si è vista mettere in un angolo». Umile e intelligente. Cortese ma fermo. Valerio ha 70 anni e, con i suoi grandi occhi chiari, vispi, che guardano lontano, oltre la linea delle montagne, e che trasmettono immediatamente il rispetto cha per sé stesso e per gli altri, dice che i suoi 70 non li dimostra: «Perché ho appena cambiato i pantaloni», osserva sorridendo.

Quinta elementare, la sua scuola la vita, è nato da mamma Fiorina Culetto, classe 1919, la donna che ha dato il nome al fagiolo dell’Alta Val Torre, il “Fiorina”, appunto, e da papà Rodolfo, classe 1912, muratore, entrambi venuti alla luce a Micottis. Valerio ha fatto le scuole a Lusevera poi è emigrato all’esterno, il con il suo compare. Era il 1964. Ha imparato a fare l’idraulico e il tubista. Ha lavorato ovunque: prima a Losanna, in Svizzera, poi in Russia, ai confini di questa grande nazione, poi negli Stati Uniti, prima in Virginia e poi in Oregon, per un paio d’anni. «Ero alle dipendenze di varie ditte, come idraulico e tubista. Per le acciaierie, in grandi impianti. Solo in Russia ho operato per l’allora Cogolo». Quindi Valerio torna a “casa”, dove per casa intende Europa: Finlandia, Germania, Polonia. E ancora, nel grande “continente nero” e Medio Oriente: in Iran, Egitto.

Poi, in pensione, e per il periodo del terremoto, eccolo a Micottis: «Era tutto distrutto, non c’era più nessuno. Da 150-200 abitanti siamo rimasti in 30. Con altri amici emigranti rientrati, con il cuore in mano e davanti a quella desolazione abbiamo deciso di fare qualcosa; abbiamo organizzato, almeno, la festa delle castagne. Per ricordare, riunirci, stare insieme, far vivere il borgo. Che non ha nulla, che non ha mai avuto una chiesa». Valerio si è sposato a Parigi, con una bella ragazza di Monteaperta, Ena Blasutto, cui era andato a vendere una mucca: «L’ho vista un solo secondo ed è stato un colpo di fulmine. Adesso sono quasi bisnonno. Sono felice e insegno ai miei figli e ai miei parenti il rispetto, di se stessi e della loro storia. Perché nessuno deve essere preso in giro». 
Ultimo aggiornamento: 11 Novembre, 13:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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