Dopo 40 anni ritornano gli affreschi dell'antica dimora di Ippolito Nievo

Lunedì 16 Ottobre 2017 di Paola Treppo
Gli affreschi dell'Ala Nievo del Castello di Colloredo di Monte Albano

COLLOREDO DI MONTE ALBANO (Udine) - La maggior parte riportano motivi decorativi a grottesche. Altri figurazioni religiose. Sono gli affreschi dell’Ala Nievo del castello di Colloredo di Monte Albano, da anni ormai trasformato in mega cantiere di restauro a cura dalla Regione, con un maxi investimento, in due lotti, per un investimento complessivo di 38 milioni di euro.

Le pitture, risalenti al 1600 circa, di autore ignoto, sono state riportate al loro originario splendore dopo essere state staccate, tra il 1978 e il 1979, per la loro messa in sicurezza, dopo i danni causati dal sisma del 1976. Tre le stanze affrescate dove saranno riposizionati al termine dei lavori in castello: il salone Nievo, dove correva un fregio su tutte le pareti, e altri due ambienti attigui, dove le decorazioni erano state ugualmente realizzate a fascione. Tra i lacerti restaurati di questa antica dimora privata anche quelli superstiti della cappella di famiglia: tra loro spicca una splendida Madonna Annunciata molto ben conservata.

Affreschi donati dalla famiglia di Ippolito Nievo 
«Ringraziamo la famiglia Nievo, Stanislao Nievo e su moglie Consuelo, parenti del noto Ippolito, che al tempo donarono questi dipinti» dice il sindaco di Colloredo, Luca Ovan, che intanto sta pensando alla destinazione da dare alle parti che grande castello che diventeranno pubbliche al termine dei lavori. Si tratta di ambienti molto grandi, dove l’intervento di restauro e quello di ricostruzione, porteranno alla riconsegna di 22 unità abitative ai vecchi proprietari: le famiglie Nievo, Gloppero, Ligresti e Custoza, oltre a Riccardo Di Netro che però cedette subito la sua porzione. Una parte fu recuperata subito e oggi è sede della Comunità Collinare. Anche la Torre è stata restaurata del tutto. Alla fine i due terzi del castello saranno pubblici.

Cosa fare del castello?
«Cambiare mentalità e pensare a un progetto che unisca l’iniziativa privata con quella pubblica - dice Ovan -; non possiamo permetterci che il complesso resti vuoto, con i significati costi di manutenzione che dovranno essere sostenuti a cantieri chiusi, valutati in 180mila euro l’anno. Ben venga un museo e ben vengano le sedi delle associazioni, ma non precludiamoci possibilità strategiche quali ristoranti, enoteche, centri benessere. Il complesso deve essere vivo in ogni sua parte, nel pieno rispetto dei privati che vi torneranno ad abitare. Guardiamo con favore e proponiamo con forza lo spostamento della sede di Turismo Fvg proprio nel castello: è baricentrico rispetto a tutto il Friuli, facilmente accessibile anche dai turisti che arrivano da fuori regione, per la vicinanza con la A4 dalla direttrice in arrivo da Pagnacco; Colloredo, del resto, è raggiungibile in un’ora d’auto sia dal mare che dalla montagna. Con il liceo Marinelli stiamo realizzando un progetto, finanziato dal Comune, per la conoscenza della storia dei Colloredo Mels».

A che punto è il cantiere?
Si sta procedendo con il recupero degli intonaci esterni ed interni superstiti della Casa Rossa.

Sono state consolidate e sottofondate le murature intorno al mastio che erano state erette senza fondamenta, operazione che ha richiesto uno specifico scavo. Si sta montando i serramenti, con il recupero minuzioso delle cornici in pietra, e inizia a breve la costruzione della strada sul versante nord della collina. «Questi interventi riguardano il primo lotto da 28 milioni di euro - spiega Ovan -; il secondo lotto, da 10 mila euro, è stato concesso dalla Regione per concludere interamente il progetto di recupero, per cui ringraziamo l’assessore regionale Maria Grazia Santoro». Tutte le opere di recupero sono seguite dalla Soprintendenza. 

Ultimo aggiornamento: 17 Ottobre, 09:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci