Malato di cancro, negato il trasporto in ambulanza al Pronto soccorso

Sabato 11 Luglio 2020
Malato di cancro, negato il trasporto in ambulanza al Pronto soccorso
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UDINE - Strana, assurda, incredibile. Gli aggettivi per descrivere questa vicenda si sprecano. Rimane l'amaro in bocca e il dolore provocato a un uomo alle prese con una malattia gravissima, a cui era stato negato il trasporto in ospedale con l'ambulanza per questioni burocratiche.

I FATTI
Sono circa le 12 di un martedì di poche settimane fa, quando la moglie dell'uomo telefona al 112 chiedendo l'intervento di un'ambulanza. «Mio marito aveva risposto all'operatore che le aveva chiesto il motivo della chiamata è un paziente oncologico e da questa mattina avverte forti dolori al torace accompagnati da affanno e difficoltà respiratoria». Il mezzo del 118 arriva in poco tempo sul posto. È un'ambulanza di Palmanova. I sanitari a bordo spiegano che al momento della telefonata Udine non ha mezzi a disposizione, aggiungendo che l'uomo sarebbe dovuto essere trasportato a Palmanova. La donna spiega che il marito è seguito dal reparto oncologico del Santa Maria della Misericordia per cui sarebbe opportuno- precisa che fosse ricoverato nel capoluogo friulano. Gli operatori del 118 chiamano Udine per avere lumi e ottengono il disco verde per il trasporto nel nosocomio cittadino.

NIENTE DA FARE
Ed è a questo punto è ancora il racconto della donna che avviene il colpo di scena tanto inspiegabile quanto inaspettato. «A quel punto sono ancora le parole della moglie mio marito viene caricato in ambulanza, ma questa non parte. Passano alcuni minuti e quindi sono uscita di casa preoccupata per capire cosa stessa accadendo. Temevo infatti che mio marito fosse stato colto da malore».

Mentre si avvicina al mezzo con comprensibile ansia, nota che il portello posteriore si apre. «Lì per lì ricorda ho pensato che i sanitari dovessero riferirmi qualcosa o che avessero qualche richiesta da farmi, invece». Invece, con immenso stupore, la donna vede che dal portellone esce suo marito dopo che evidentemente era stato fatto scendere dalla barella. E quando ha chiesto spiegazioni, la risposta l'ha letteralmente raggelata. «Abbiamo telefonato alla centrale ha spiegato uno dei componenti della Sores e da lì ci hanno precisato che se il paziente si regge sulle proprie gambe deve recarsi in maniera autonoma al Pronto soccorso».

PROCEDURA INSOLITA
Inutili le rimostranze della donna che, tra l'altro, non guida e suo marito non era certo nelle condizioni di farlo. Ha fatto anche presente che nelle ultime settimane più volte avevano chiamato l'ambulanza e suo marito era stato sempre stato ricoverato. Certo, il più delle volte le gambe lo reggevano ma non era certo nelle condizioni di fisiche di condurre l'automobile, tant'è che a ogni arrivo al Pronto soccorso era seguito il ricovero. E anche in questa circostanza il paziente, dopo l'arrivo al Pronto soccorso grazie ad alcuni amici di famiglia che si sono resi disponibili ad accompagnarlo, è stato nuovamente ricoverato per una decina di giorni. Gli operatori del 118 avevano riferito alla donna che questa era la procedura e che nulla avrebbero potuto fare, cosa che lei ha ben compreso senza replicare. Così l'ambulanza è di fatto rientrata senza il paziente e ha dunque fatto un viaggio per così dire a vuoto.

RESPONSABILITÀ
Della vicenda è stato informato il dottor Mario Calci, direttore del Pronto soccorso del Santa Maria della Misericordia a Udine, il quale manifestando tutta la sua perplessità per l'accaduto ha aggiunto che la medesima era di competenza del Sores. Ma inutili sono stati i numerosi tentativi di poter interloquire con il responsabile del Sores, Vincenzo Mione, che al telefono si è reso irreperibile nonostante il sollecito effettuato anche al centralino. Dopo questa vicenda la famiglia ha attivato l'assistenza territoriale per poter gestire a domicilio i picchi di dolore causati dalla grave neoplasia di cui il paziente è affetto. «Non volevamo assolutamente argomenta la donna che un simile episodio potesse verificarsi di nuovo. Non voglio neppure sapere se il protocollo usato nei nostri confronti sia utilizzato allo stesso modo, tant'è che lo scorso anno un paziente di mia conoscenza residente nel distretto della sedia, pure affetto da tumore, quando necessitava dell'intervento del 112, spesso l'ambulanza arrivava da Cormons ma lo aveva sempre trasportato a Udine dove era seguito».
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