«Informatori farmaceutici pronti a manifestare: «Ospedali chiusi, non possiamo lavorare»

Mercoledì 4 Novembre 2020 di Antonella Lanfrit
«Informatori farmaceutici pronti a manifestare: «Ospedali chiusi, non possiamo lavorare»

Qualche segnale di limitazione, dicono, si stava già palesando prima della pandemia, ma ora la preoccupazione sta crescendo di giorno in giorno perché, soprattutto gli ospedali, stanno restringendo le possibilità di accesso, limitando di fatto la loro possibilità di lavorare, pur essendo una delle attività non lambite dalle restrizioni dei Dpcm governativi.
Per questo sabato alle 11, permesso della Prefettura permettendo, gli Informatori scientifici del farmaco hanno deciso di scendere in piazza, con un sit-in programmato alle 11 davanti al palazzo della Regione, in piazza Unità a Trieste.
«Comprendiamo bene la situazione», affermano Luca Sandri e Jelena Zilic, presidenti dell’Isf, l’associazione che li riunisce, rispettivamente di Pordenone e Trieste. «Proprio per questo siamo estremamente rispettosi di tutte le disposizioni che sono messe in atto dalla Aziende sanitarie per poter operare – proseguono - ma ora in Friuli Venezia Giulia, come già nel resto d’Italia, si stanno prendendo misure che prevedono anche l’impossibilità di ingresso nei nosocomi, senza minimamente interpellarci e coinvolgerci».
OLTRE 350 OPERATORI
In Friuli Venezia Giulia gli informatori scientifici del farmaco iscritti all’associazione che li rappresenta sono 350, ma il numero di questi professionisti è più alto, poiché diversi non sono affiliati al sodalizio. 
«Se il fermo durante il lockdown è stato coperto dagli interventi statali, perché effettivamente non potevamo lavorare, ora rischiamo di restare senza nessuna tutela perché le norme nazionali non ci vietano di operare», aggiunge Zilic.
Se l’accesso ai medici di medicina generale per ora non fa rilevare criticità, a essere sempre più pesante per gli informatori è il rapporto con le strutture ospedaliere, «proseguendo e accentuando un atteggiamento di cui avevamo cominciato ad avere qualche avvisaglia già prima della pandemia», racconta Sandri.
L’APPELLO ALLA REGIONE
Per questo gli informatori hanno cercato interlocuzione nei vertici regionali, con la lettera che hanno spedito nei giorni scorsi al presidente della Regione, Massimiliano Fedriga, e al vice presidente e assessore alla Salute, Riccardo Riccardi.
Ancora, però, non c’è stato un riscontro e perciò i professionisti hanno deciso di scendere in piazza, lasciando le loro caratteristiche borse, abitualmente piene delle ultime novità in fatto di medicinali e altri prodotti, davanti al palazzo della Regione.
«In questo periodo molto particolare – scrivono i presidenti delle sezioni associative di Udine, Pordenone e Gorizia-Trieste nella lettera ai vertici del Friuli Venezia Giulia – vorremmo proporci in maniera costruttiva. Dalla nascita della professione a oggi abbiamo costruito un forte legame fondato sulla stima professionale e umana con la classe medica del nostro territorio. Siamo una figura che affianca e supporta il medico e gli operatori sanitari nel corretto utilizzo di farmaci e dispositivi medici».
Una professionalità, aggiungono, «al servizio del sistema e che si concentra nell’illustrare le caratteristiche dei farmaci, il loro corretto utilizzo e garantisce un continuo aggiornamento tramite l’analisi delle nuove evidenze scientifiche».
REALTÀ VARIEGATA
La tipologia contrattuale che li lega alle aziende farmaceutica è estremamente varia: dipendenti, collaboratore a tempo, partite Iva e altre tipologie ancora. «Dietro di noi ci sono altrettante famiglie che rischiano di andare in crisi se non potremo lavorare», sottolinea Zilic.

Ora, aggiungono i presidenti Isf, «la messa in sicurezza di un sistema che la pandemia impone non può essere il solo pretesto per annientare il nostro lavoro. Soluzioni condivise sarebbero sicuramente meno impattanti sulla nostra categoria e sulla qualità del nostro lavoro». Con spirito «costruttivo e collaborativo», concludono, «chiediamo di poter continuare a fare onestamente il nostro lavoro». 

Ultimo aggiornamento: 08:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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