Infermieri, lettera di protesta: «Mandati allo sbaraglio, spostati dalle sale operatorie dall'oggi al domani»

Venerdì 2 Settembre 2022 di Camilla De Mori
Ospedale di Udine, la protesta degli infermieri

UDINE - Infermieri mandati allo sbaraglio, senza libretto d'istruzioni per coprire oggi dei turni in Pronto soccorso, nei giorni dell'emergenza Covid, dei periodi in Anestesia o in Malattie infettive o in Semintensiva chirurgica.

Spostati «dall'oggi al domani senza nessuna preparazione e affiancamento. Ormai è una prassi consolidata». È il succo di una lettera mandata dal Nursind di Udine alla direzione generale di AsuFc «in seguito alle ultime decisioni sull'utilizzo degli infermieri di sala operatoria blocco 2 dell'Ospedale di Udine per la copertura di turni in Pronto soccorso e precedentemente in Anestesia Rianimazione, Malattie infettive e Semintensiva chirurgica nel periodo di emergenza Covid», che avrebbe interessato «una decina di operatori a rotazione». Ma il direttore medico di presidio di AsuFc Luca Lattuada, assicura che non accade mai che un infermiere venga mandato allo sbaraglio in un reparto non suo: in caso di spostamenti, spiega, viene sempre affiancato.


IL SINDACATO
Il problema maggiore, secondo Afrim Caslli (Nursind di Udine), invece, sarebbe proprio la «mancanza di affiancamento». «Il processo di addestramento-inserimento non può essere lasciato allo spontaneismo dei singoli individui, ma deve essere guidato in modo professionale. Per realizzarlo è indispensabile impostare una precisa politica che porti a definire: contenuto, obiettivi, durata, responsabilità, strumenti, procedure operative, modalità di controllo», scrive nella lettera inviata all'Azienda. Secondo il Nursind lo strumento migliore è il protocollo, «che consente di realizzare un percorso dettagliato e studiato in ogni sua fase». Infatti, l'inserimento in un nuovo reparto, secondo il Nursind, «non significa soltanto acquisire abilità e competenze per far fronte alle diverse esigenze lavorative, ma anche fusione tra l'individuo e l'organizzazione, attraverso l'assunzione di norme e comportamenti. Se il neoassunto necessita di un periodo di affiancamento stabilito si ritiene che sia indispensabile anche per il personale proveniente da altre specialità. Purtroppo - sostiene - questo è stato disatteso ripetutamente mettendo a rischio la sicurezza delle cure e la responsabilità professionale». L'altro problema lamentato dai sanitari riguarda poi le ore di lavoro svolte, visto che l'organizzazione degli orari cambia da un reparto all'altro. Così, per esempio, è capitato che il personale spostato sia spesso «andato sotto l'orario previsto mensile» e abbia dovuto quindi sopperire alla carenza di ore dovute nei mesi successivi, accumulando «stress psicofisico». Il Nursind trema all'idea di un autunno con un'eventuale nuova ondata di contagi. Per questo, vista la carenza cronica di infermieri, Caslli auspica «che non si applichino le stesse modalità di reclutamento del personale utilizzate precedentemente». Diversa la versione di Lattuada. «Non succede mai che un infermiere trasferito da un reparto all'altro venga mandato da solo - assicura -. Vengono sempre valutate le équipe e viene sempre messo con altri colleghi. È quindi un infermiere che lavora al fianco di altri infermieri. In Pronto soccorso i turni sono da cinque infermieri: non viene mandato certo allo sbaraglio».

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