Colpito da infarto, un infermiere lo salva: «Mio fratello gli deve al vita»

Sabato 12 Marzo 2022 di Camilla De Mori
Massaggio cardiaco (foto di archivio)

UDINE - «Quell'infermiere ha salvato veramente la vita a mio fratello».

Ne è convinta Elena Chinaglia, 65 anni, genovese di origini ma udinese d'adozione come il fratello Carlo, grafologo. Erano insieme, mercoledì, in ospedale a Udine, per una medicazione post intervento cui doveva sottoporsi il 67enne, quando lui è stato colpito da un malore. Pochi segnali e le domande giuste, suggerite dall'esperienza trentennale, sono bastati a Renato Serci, l'infermiere incaricato del triage anti-covid all'ambulatorio della clinica chirurgica, per capire che quel malessere nascondeva qualcosa di ben più grave.


«Carlo era tornato a casa a Udine da una settimana dopo l'intervento - ricorda la sorella - e doveva fare la medicazione. Mi aveva detto che non si sentiva bene, diceva di avere mal di schiena. Dopo gli esami del sangue, lo ho portato a fare la medicazione e all'infermiere ho detto: Siamo in largo anticipo, ma se fosse possibile fare subito la medicazione, perché mio fratello non si sente bene. L'infermiere gli ha chiesto cosa si sentiva. Mio fratello ha detto che sentiva oppressione al cuore e formicolio al braccio. A quel punto il sanitario mi ha guardato e mi ha detto: Giri la carrozzina e lo porti immediatamente in Pronto soccorso. Io sono rimasta lì per lì fra il non voglio capire e il non ho capito e gli ho chiesto E la medicazione quando?. E l'infermiere, cortese ma fermo, ha insistito: Lo porti proprio adesso, non più tardi. Mi dia retta. A quel punto mi si è accesa la luce e dal padiglione 15 ho portato mio fratello in Pronto soccorso, dove lo hanno visitato immediatamente». È stata la sua salvezza .«Subito dopo mi hanno detto che aveva un infarto in atto e lo hanno portato in Unità coronarica, dove si trova ancora. Lo ho sentito al telefono. Sta benino. La cardiologa ha detto che è stato un infarto pesante. Adesso sta rispondendo alle cure».

IL PREMIO

Chinaglia, ex insegnante, dopo essere tornata a casa, mercoledì, ha subito ripensato a quell'infermiere. «È successo tutto talmente velocemente che non ho avuto neanche modo di ringraziarlo. Gli ha salvato davvero la vita. Se fossimo rimasti ad aspettare il turno seduti, avrebbe potuto morire». Così ha scritto su Facebook sul gruppo Sei di Udine se... «per ringraziarlo pubblicamente. Ho ricevuto una marea di commenti. Sono riuscita a scoprire come si chiamava l'infermiere e a contattarlo». C'è già chi, come il consulente del lavoro Simone Tutino, fa sapere che «chiederemo al Prefetto ed al signor sindaco un riconoscimento: la gente brava se lo merita in momenti particolari». Elena concorda: «Un premio per l'infermiere? Magari. Se c'è qualcuno che merita, è giusto un riconoscimento. L'infermiere dice che ha fatto solo il suo lavoro, ma secondo me ha fatto di più del suo lavoro. Avrebbe potuto tranquillamente limitarsi al triage. Invece, ha chiesto informazioni, è andato oltre. Sposo assolutamente la proposta di premiarlo in qualche modo, perché sia d'esempio». Il sindaco Pietro Fontanini, contattato dal cronista, fa sapere che parlerà della vicenda con l'assessore Giovanni Barillari: «Penso che sia un caso da segnalare».

L'INFERMIERE

Renato Serci, 52 anni, originario di Cagliari, infermiere dal 1992 (dal Fatebenefratelli di Milano al Santa Maria di Udine, dove è stato in Unità coronarica, poi in Chirurgia specialistica dal 2016, mentre negli ultimi due anni è stato impegnato al dipartimento di Prevenzione e all'hub vaccinale a Martignacco) si schermisce: «Ho fatto solo il mio lavoro. Non ho fatto niente di eccezionale. Ero al triage all'ingresso del reparto quando si è presentata la signora con il fratello per una medicazione. Di primo acchito ho visto che non stava tanto bene: era pallido e sofferente. Ho focalizzato l'attenzione sul suo malessere e gli ho chiesto come mai avesse tutto questo malstare. Mi ha detto che era come se avesse un uomo seduto sul petto. Io ho lavorato 15 anni in Unità coronarica. Gli ho chiesto se avesse dolore al braccio, lui sentiva dei formicolii. Ho capito subito e ho suggerito alla sorella di andare subito in pronto soccorso, che era a 3 minuti di strada. Oggi ho parlato con lei, che mi ha ringraziato. Ma l'ho detto anche a lei: ho fatto solo il mio lavoro».
 

Ultimo aggiornamento: 16:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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