Il giovane cacciatore di galassie
torna in Friuli con un "tesoretto"

Mercoledì 9 Novembre 2016 di Camilla De Mori
Alessandro Saro
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Torna nel suo Friuli l’investigatore di galassie che cerca la “materia oscura”. E torna dalla Germania, dove ormai vive e lavora dal 2010, con una “dote” di oltre 1,2 milioni di euro, mica bruscolini, con cui vorrebbe far lavorare quattro giovani ricercatori per almeno tre anni. A raccontarlo è lui stesso, il giovane astrofisico Alex Saro. «Con il progetto “ClustersxCosmo”, che durerà 5 anni, ho vinto una borsa “Erc starting grant” dell’European research council, un sistema di finanziamento con cui la Comunità europea sostiene i ricercatori entro i 7 anni dal dottorato per aiutarli a formare un loro gruppo di ricerca autonomo. Possono arrivare a finanziare fino a 1,5 milioni. Io, per il progetto presentato con l’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf), ho ottenuto una “borsa” da 1.230.403 euro. Me l’hanno comunicato a settembre. Nel mio settore, i progetti presentati credo fossero almeno un centinaio», spiega Alexandro “Alex” Saro, 36 anni. Tanto per farsi un’idea, per le “Starting grant” i progetti ricevuti sono stati 2.935, di cui 2.887 valutati e 325 approvati.

Nato a San Daniele, Alex è cresciuto a Udine, dove tuttora vive la sua famiglia e dove lui si è formato, studiando al Malignani, per poi laurearsi a Trieste, da cui quindi, dopo i primi passi accademici, ha spiccato il volo per l’Università Ludwig-Maximilian di Monaco, dove dal 2012, come spiega lui stesso, «ricopro un ruolo da aiuto-professore al dipartimento di fisica». Non era scontato affatto che Alex decidesse di tornare in Friuli. «Questo tipo di “borsa” è legato a me. Se volessi andare da un’altra parte, potrei portarmi i fondi dietro - chiarisce Saro -. Ne ho approfittato per tornare in Italia. Perché? Perché sono italiano come lo è la mia compagna Irina, biologa (che deve il suo nome alla mamma di origini russe ndr). Siamo entrambi di Udine. Sono molto legato al Friuli, alle mie origini, sono molto “friulano” da questo punto di vista. Con i nonni parlo anche un po’ in marilenghe. Rientreremo in pianta stabile nel 2017, quando inizierò a lavorare al progetto all’Osservatorio di Trieste».
Ultimo aggiornamento: 18:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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