Clandestini dai Balcani, il Friuli Venezia Giulia compra 65 fototrappole: «Un muro tecnologico»

Venerdì 21 Gennaio 2022 di Camilla De Mori
Clandestini dai Balcani, il Friuli Venezia Giulia compra 65 fototrappole: «Un muro tecnologico»
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UDINE - Sul confine colabrodo con la Slovenia, porta d'accesso in Italia della famosa rotta balcanica, sono in arrivo 65 fototrappole acquistate dalla Regione Friuli Venezia Giulia contro il traffico di esseri umani. «Ci siamo mossi - spiega l'assessore regionale alla Sicurezza Pierpaolo Roberti - per l'acquisto di questi dispositivi su richiesta della Prefettura di Trieste. Saranno destinate alla Polizia di frontiera».
Occhi elettronici che saranno posizionati per intercettare gli arrivi dei clandestini.

Nel 2021 attraverso la rotta balcanica, solo nei primi dieci mesi, gli arrivi avevano superato quota 8.600 contro i 6.466 del 2019 e i 5.596 del 2020. Un'impennata che Roberti, allora, aveva ricollegato al tema delle riammissioni informali in Slovenia sospese. Senza contare che comunque gli addetti ai lavori stimano un flusso attorno al 50 per cento che riesce a sfuggire ai controlli proprio per la morfologia del confine lungo il Carso. Gli ultimi dati di Frontex hanno certificato nei Balcani extra Ue l'aumento maggiore di rintracci (all'interno del vecchio continente) in confronto al 2020, con passaggi ritenuti superiori ai livelli prepandemia.


GLI APPARECCHI

Le fototrappole modello GDPR WN-42CM, da 24 megapixel, marca Wilnex, con 65 memorie secure digital da 32 Giga, sono state acquistati al prezzo complessivo di 34.710 euro Iva esclusa. Sul Mercato elettronico della Pubblica amministrazione (Mepa) gli uffici hanno comprato anche tutto il corredo di accessori necessari, dalle 900 batterie ricaricabili alle staffe, ma anche 10 caricabatterie, 12 pannelli solari e altre dieci memorie di scorta per 6.200 euro complessivi Iva esclusa. Le fototrappole, spiega Roberti, «sono arrivate il 14 gennaio» e presto saranno consegnate a chi di dovere.


LE BARRIERE

«Sono le prime che acquistiamo. Uno strumento utile, perché si possono spostare facilmente», dice l'assessore regionale, che più volte aveva parlato della necessità di creare barriere virtuali di videosorveglianza per arrestare gli arrivi. «Per noi questo è già una sorta di muro tecnologico. Quando sai che una determinata rotta sbuca da un determinato sentiero, puoi mettere le fototrappole proprio dove arriva il sentiero per riuscire a individuare i flussi». Ma, aggiunge, «il problema è un altro. Noi abbiamo sempre parlato di muro tecnologico, impiego dei forestali, aumento delle pattuglie sul territorio... Ma mi permetto di fare una riflessione cattiva. Se devo fare un muro tecnologico per permettere di riammettere in Slovenia chi è clandestino, che dovrebbe chiedere asilo in Slovenia, è un conto. Ma se devo creare un muro e spendere risorse regionali per individuare un clandestino che posso solo portare alla più vicina Prefettura per fargli compilare un modulo per presentare la richiesta di asilo, a questo punto dico che non voglio nemmeno i controlli. Che se ne vadano pure. Tanto in Friuli Venezia Giulia non ci stanno, se non il meno possibile. Insomma, dipende tutto da cosa vogliamo».


LA RIFLESSIONE

La Regione è pronta a «fare la sua parte. Ma c'è tutta una parte che sfugge al nostro controllo. Se lo Stato che ha competenza sul controllo dei confini decide di utilizzare questi strumenti per riammettere in Slovenia i clandestini, allora questo ha un senso e posso continuare a investire. Ma se invece servono solo per fare le foto all'immigrato e dirgli vieni, accomodati in Prefettura per fare la richiesta di asilo, allora non ha senso», conclude Roberti, che in Friuli Venezia Giulia si appresta ad «un cambio totale di approccio» sulla legge di settore, incentrata sulla distinzione fra «buona e cattiva immigrazione».

Ultimo aggiornamento: 10:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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