Bloccate esportazioni in Russia per 300mila euro alla Albatros, produttrice di minipiscine e saune

Venerdì 6 Maggio 2022 di Davide Lisetto
Una minipiscina Albatros (dal sito aziendale)
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SPILIMBERGO - A oltre due mesi e mezzo dall'inizio della guerra in Ucraina in alcune delle filiere produttive del made in Italy si accusano pesantemente le ricadute delle sanzioni economiche contro a Russia. Alle quali si aggiungono le ancora più pesanti ripercussioni della sparizione, di fatto, del mercato ucraino essendo il Paese sotto le bombe. Ad essere maggiormente penalizzate sono quelle aziende che - soprattutto per tipologia di prodotto - negli ultimi anni avevano puntato molto sui mercati russo e ucraino. Alla Albatros di Spilimbergo - società acquisita nel 2018 dal GranTour e RainBox, operative nel Lazio - guidata dall'amministratore delegato Gerardo Iamunno, con il rilancio della produzione aziendale si era puntato davvero molto sui due mercati. La produzione dell'azienda - minipiscine, saune, vasche e box doccia - è destinata per la maggioranza all'export, sia in Europa che in mercati extraeuropei. La quota di export che prendeva la via della Russia e dell'Ucraina, prima dell'inizio del conflitto, toccava quasi il 25 per cento del totale delle esportazioni dell'azienda che firma prodotti che si piazzano nel segmento medio-alto di gamma. La guerra e le conseguenti sanzioni economiche dell'Unione europea verso Mosca hanno comportato una brusca frenata delle esportazioni. Risultato: nei magazzini della Albatros c'è merce ferma per un valore di circa 300 mila euro.

IL BLOCCO
«Si tratta di produzione - come precisa Susanna Iamunno, responsabile dei mercati esteri della società e figlia dell'amministratore delegato Gennaro - legata a commesse precedenti la guerra e in parte anche già pagata. Ma è bloccata qui nei nostri magazzini perché non può partire e non può entrare nel mercato russo. Le imprese - sottolinea la manager dell'azienda spilimberghese - capiscono che siamo in guerra e capiscono anche le necessità del diritto internazionale. Ma dobbiamo anche cercare di sopravvivere per poter continuare a produrre anche quando la guerra, speriamo il prima possibile, sarà terminata. Per questo chiediamo che ci siano delle efficaci contromisure alla sanzioni economiche che penalizzano in particolare alcuni settori del made in Italy.

Una cosa che il governo potrebbe fare subito è ripristinare la moratoria bancaria che è stata interrotta alla fine dello corso mese di dicembre. Una misura - aggiunge Susanna Iamunno - che era stata adottata per l'emergenza pandemica. Ma oggi per le aziende che sono colpite indirettamente dalle sanzioni l'emergenza è forse anche più grave».

GLI AIUTI
Le imprese non chiedono contributi a pioggia. «Ma - aggiunge l'amministratore delegato di Abatros, Gennaro Iamunno - così come mandiamo armi a aiuti agli ucraini affinché possano difendersi dovremmo pensare anche a difendere le imprese italiane e le filiere produttive del lusso e dell'alto di gamma che rischiano di essere strangolate dalla situazione». Intanto però alla Albatros non sono stati a guardare. Si è accelerato su contatti con clienti degli Emirati Arabi: già in poche settimane quei mercati hanno in parte supplito alla mancanza della Russia. Mentre è più difficoltosa (per costi e tempi) l'esportazione su mercati neutrali come il Kazakistan, dove le società russe aprono nuove aziende al fine di poter continuare a lavorare.

Ultimo aggiornamento: 10:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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