UDINE - «Nessuna liberalizzazione dell'omicidio certamente, ma regole precise nel rispetto della vita, comprensiva della sua fase finale, e della dignità della persona». È con questa idea che ieri, sabato 19 giugno, a Udine si è tenuta la presentazione dell'apertura della campagna di raccolta firme per il referendum per l'eutanasia legale.
I promotori hanno evidenziato l'accelerazione che ha avuto la questione a seguito della sentenza della Corte Costituzionale su caso Dj Fabo, che ha aperto la possibilità, a determinati criteri, si scriminare le ipotesi di aiuto all'eutanasia per soggetti affetti da patologie irreversibili e da sofferenze non tollerabili, tenuti in vita con ausili medici e meccanici e con piena capacità di determinazione. Castiglione e Barbieri hanno specificato però che la sentenza, «pur importantissima», non contempla i casi di chi non è tenuto in vita da sostegni vitali, come ad esempio i malati di cancro, ed i pazienti che non sono in grado di darsi la morte da soli, perché immobilizzati totalmente. Da qui, nella visione dei promotori il referendum, l'importanza di un intervento legislativo che sia risolutore, più volte stimolato dalla Corte Costituzionale e mai intervenuto e che nelle condizioni attuali, considerano gli attivisti della campagna di raccolta firme, rischia di slittare di diversi anni. «Il referendum considerano i referenti della campagna - oltre a aprire la possibilità di un fine vita dignitoso anche per quei soggetti che non rientrano nei criteri individuati dalla Corte Costituzionale, ha l'obiettivo di stimolare un intervento sollecito del legislatore che individui regole precise che consentano l'autodeterminazione e la libertà di scelta in tema di fine vita». In quest'ottica, hanno ribadito, «nessuna liberalizzazione dell'omicidio certamente, ma regole precise nel rispetto della vita, comprensiva della sua fase finale, e della dignità della persona».