Covid, nei dodici mesi più duri 349mila sos: ventimila in più

Domenica 6 Giugno 2021 di Camilla De Mori
La centrale della Sores

UDINE - Nell’anno più lungo, in cui il covid ha picchiato durissimo in Friuli Venezia Giulia, alla Struttura operativa regionale emergenza sanitaria (Sores) sono arrivate quasi ventimila chiamate in più. Eppure nella centrale operativa, finita negli ultimi giorni sulla bocca di tutti per la nomina di Amato De Monte alla guida, gli infermieri, senza rinforzi, sono riusciti ad evitare che gli ospedali scoppiassero, in un momento delicatissimo per la tenuta del sistema sanitario, in cui i posti letto erano merce rarissima. Non solo. Ma i tempi di risposta ai cittadini che chiedevano aiuto, spesso finiti nell’occhio del ciclone della polemica politica, «nell’86 per cento dei casi» sono rimasti entro i 40 secondi dal momento dell’allerta della Sores da parte del Numero unico di emergenza.
I NUMERI
Lo dicono i numeri raccolti dal Nursind, per rendere ragione del lavoro silenzioso di chi sta dall’altra parte della cornetta e svolge un ruolo cruciale per l’appropriatezza dei soccorsi. Come spiega il dirigente della sigla sindacale Luca Simone Abbate, «abbiamo esaminato i dati dal 1. marzo del 2020 al 31 marzo del 2021», che hanno visto le tre ondate della pandemia. «In un anno abbiamo gestito 349mila 463 chiamate, il sei per cento in più dello stesso periodo a cavallo del 2019 e del 2020». Il che, in termini assoluti, vuole dire 19mila 780 telefonate. Non tutte richieste di soccorso. «Ci sono stati periodi con un boom di chiamate anche solo per chiedere informazioni», quando i cittadini, disorientati, avevano bisogno di qualcuno che li rassicurasse. Un incremento non indifferente, «garantito con lo stesso personale di prima, circa 35 addetti, visto che in questo periodo non ci sono stati rinforzi o assunzioni».
FILTRO
«Nonostante l’aumento delle chiamate - prosegue Abbate - siamo riusciti a generare più “filtro”. Con il lavoro dell’infermiere, abbiamo evitato fino al 61 per cento di ospedalizzazioni, con un incremento significativo rispetto allo stesso periodo di un anno prima, del 18 per cento». Sono state quindi «evitati i ricoveri non necessari». Un’esigenza ancor più sentita in tempi di pandemia, con le strutture sanitarie in estrema sofferenza. «Siamo riusciti ad evitare che gli ospedali scoppiassero», dice il sindacalista Nursind.
CODICI
Un altro dato di cui gli infermieri della Sores vanno fieri è il fatto che «abbiamo mandato fuori i “ragazzi” - come li chiama con affetto - per i giusti motivi» a bordo dei mezzi di soccorso. «Fra il codice di uscita dell’ambulanza e quello di rientro siamo riusciti a mantenere un’alta specificità». Ossia, se l’allarme viene dato per un codice “giallo”, il rientro è sempre in “giallo” e non in “verde”, che indica una gravità minore del paziente.
I TEMPI
«Nonostante l’incremento delle chiamate e la notevole mole di lavoro di 10mila interventi al mese - prosegue - abbiamo mantenuto i tempi di attesa sotto i 40 secondi nell’86% dei casi». Intendendo 40 secondi «dal “drin” del Nue, cioè da quando il Numero di emergenza coinvolge la Sores». E qui Abbate si toglie un sassolino dalla scarpa, invitando i politici «a smettere di attaccarci. Questo crea paura nella popolazione. Ci aiutino invece a farci trovare soluzione». Quanto all’arrivo di De Monte, che ha già fatto il suo primo ingresso in centrale per un primo briefing con i dirigenti, «è entrato in punta di piedi - rileva Abbate -. Monitoreremo il suo lavoro. Come Nursind aspettiamo che cominci ad operare per traghettare la Sores fuori da questo pantano».
 

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