Eliana, la friulana scienziata del caffé che macina successi: in America

Giovedì 28 Febbraio 2019 di Camilla De Mori
Eliana Cossio
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UDINE - Da Udine alla conquista dell'America (e dell'american dream) grazie ad un chicco di caffè. Ma, quando le si chiede se si sente un cervello in fuga, Eliana Cossio sorride per quella che le sembra «un'espressione simpatica»: «Non so se sono un cervello particolare o se ho solo voglia di fare e di mettermi in gioco. In Italia non avrei mai e poi mai avuto le opportunità che l'America mi ha offerto fino ad ora. Ovunque c'è il sacrificio e il lavoro duro, ma almeno qui dà i suoi frutti e lo si fa con piacere. La scienziata del caffè, udinese purosangue (nel capoluogo friulano, cui è ancora molto legata, vive tutta la sua famiglia) si è trasferita negli States cinque anni fa: due anni a New York, due anni a Chicago e adesso «ci siamo appena trasferiti in Wisconsin». Lavora come direttore ricerca e sviluppo per la Trilliant food & Nutrition, un'azienda americana che tosta e confeziona caffè, prodotti e bevande a base di caffè».
 

Ma, prima, aveva lavorato anche per il colosso Kraft (come Coffee principal scientist) e, dopo la fusione con Heinz, anche per Kraft-Heinz come Coffee tecnhical lead. «Una recruiter per conto di Kraft mi ha trovato su Linkedin e dopo una serie di colloqui mi ha offerto una posizione a New York».
Da lì, ha macinato (e mai metafora fu più calzante) successi su successi, con missioni anche nei Paesi produttori, come Colombia, Brasile, El Salvador, Cina. LA SVOLTA E dire che nel settore del caffè è entrata «per caso: appena laureata in Scienze e tecnologie alimentari a Udine, ho trovato lavoro in un'azienda di caffè verde (non tostato). Ho avuto la fortuna di lavorare con persone meravigliose che mi hanno trasmesso tanta passione per il caffè. E quando si entra in questo mondo, di solito ci si innamora e difficilmente se ne esce». Ma, cittadina del mondo lo è sempre stata, visto che già durante gli anni da studentessa aveva fatto un anno accademico in Spagna e la tesi finale in Olanda, sulle proprietà antiossidanti di peptidi vegetali: «Ero già pronta a lasciarmi aperte le porte all'estero. Ho lavorato un po' a Trieste e poi mi sono trasferita in Spagna, dove ho lavorato come responsabile qualità per una torrefazione a Valencia». Il confronto con il mercato del lavoro italiano è impietoso. «In America si lavora molto, molto e molto! Non esiste discriminazione lavorativa per sesso, età, stato di famiglia o razza. L'azienda ti cerca per le capacità e quello che puoi offrire. L'azienda sceglie il candidato ma è anche il candidato che cerca l'azienda! Il mondo del lavoro è onesto e rispettoso. Se si lavora sodo si fa molta carriera e molti soldi. Se non si ha voglia di lavorare si è per strada dalla mattina alla sera. Il lavoro si trova senza problemi, se si ha voglia di fare (e se si ha un visto o green card). In America non si sgarra e non si fa i furbi!», dice Cossio. Per le donne c'è differenza o non c'è il famoso soffitto di cristallo che in Italia tiene anche più bassi gli stipendi? «In Italia mi è stato detto in faccia lei signorina è un'assaggiatrice di caffè superba, nonostante sia donna oppure elimina il tuo dottorato di ricerca dal tuo curriculum, già sei donna.... Qui per atteggiamenti del genere si finisce davanti al giudice! Sicuramente essere uomini è più facile lavorativamente parlando, ma io qui non mi sono sentita mai discriminata come in Italia. A livello economico il mio stipendio è pari ad un mio pari livello uomo», dice Cossio. Negli Usa vive con il marito Michele, anche lui friulano, che, racconta, «ha lasciato il suo posto fisso per seguirmi. Ha preso il Master in business administration a New York e si è specializzato in marketing. Ora gestisce l'intero gruppo e-commerce di un'azienda multinazionale». L'ITALIA Del Friuli, che «è casa, sempre nel mio cuore», le mancano «la famiglia, gli amici, le piccole e sicure routine: estate a Lignano, inverno in Austria, Friuli Doc, la Corsa con in cane...». A Udine torna per Natale e, un anno sì e uno no, anche d'estate. Vorrebbe tornarci a lavorare? «Altroché se mi piacerebbe. Tornerei se riuscissi a trovare le stesse condizioni di lavoro che ci sono qui: possibilità di carriera, stipendio, opportunità di crescita e modo quotidiano di lavorare. Non so se riuscirei a lavorare di nuovo al modo italiano; amo il lavoro di squadra, lo trovo molto efficace ed efficiente; mi piace il rispetto del lavoro altrui, la gentilezza e la voglia di aiutarsi sempre; mi piace l'organizzazione e la gestione dei meeting e progetti quasi maniacale». Di certo, racconta, «fra qualche anno faremo richiesta della cittadinanza americana», che permette di risiedere fuori dagli Usa per più di sei mesi e di non aver bisogno di visti o green card, «offrendo più flessibilità lavorativa»: «Nonostante stiamo molto bene qui, probabilmente cercheremo di avvicinarci in Europa per stare più vicino ai nostri genitori. Essere ad un paio d'ore di volo farà un'enorme differenza! Purtroppo non credo che l'Italia ci potrà offrire condizioni lavorative paragonabili e sarebbe un peccato buttare via tutto quello che stiamo ottenendo qui». Ma, aggiunge, lascia «la porta aperta» e incrocia le dita nella speranza «di trovare qualche eccellenza italiana che incontri le nostre aspettative». Camilla De Mori © RIPRODUZIONE RISERVATA
Ultimo aggiornamento: 21:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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