Egitto invia per errore ai media un piano segreto per la crisi: «Censurare il caso Regeni»

Martedì 3 Maggio 2016
Egitto invia per errore ai media un piano segreto per la crisi: «Censurare il caso Regeni»
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C'è anche un ordine di censura sul caso della morte di Giulio Regeni, proposto al Procuratore generale, nel «piano segreto» del ministero dell'Interno egiziano per affrontare la crisi creata dall'arresto di due giornalisti nella sede del sindacato al Cairo e più in generale per rapportarsi con i media.

La richiesta di censura su Regeni è contenuta in una delle note inviate per errore ai media.

Il ministero dell'Interno egiziano ha infatti inviato per errore ai media un «piano segreto» per affrontare la crisi creata dall'arresto di due giornalisti all'interno della sede del Sindacato della stampa, da sempre inviolato. Lo riferisce il sito del quotidiano Al Masry Al Youm. Il dicastero ha poi inviato agli stessi media egiziani una seconda mail sottolineando che l'invio era dovuto ad un «errore tecnico». Citando «fonti del ministero», il sito scrive che l'episodio riflette un presunto «stato confusionario in cui versa il ministero». Il piano doveva essere sottoposto all'attenzione del ministro, il generale Magdy Abdel Ghaffar, e ora sono in corso «indagini allargate» nei confronti di «alcuni dipendenti del dipartimento informazione del ministero». La «Nota ai media» forniva indicazioni su come affrontare a livello mediatico le ripercussioni del caso di due giornalisti Amr Badr e Mahmoud el Sakka arrestati domenica sera nella sede del Sindacato con l'accusa di diffusione di notizie false e tentativo di rovesciare le istituzioni. Nel testo si esprimono valutazioni sulla «escalation» del sindacato, «premeditata» e finalizzata a «ottenere vantaggi elettorali»; si prevede una «campagna feroce contro il ministero» e si esorta a tenere «una posizione fissa, immutabile» minacciando di «punire» chi dovesse discostarsene.

Nel lungo documento si prevede anche che «l'intervento diretto del ministro dell'Interno sarà accolto da dubbi da parte dei media» e si consiglia di ricorrere a «esperti della sicurezza o a generali in pensione», impostando un «coordinamento con alcuni programmi televisivi, per invitarli a parlare e ad esporre il punto di vista del ministero». Il dicastero, da tempo sotto pressione per il caso della tortura a morte di Giulio Regeni di cui da esattamente tre mesi non si trovano i responsabili, è stato criticato oggi anche dal principale quotidiano governativo, Al Ahram, che apre l'editoriale scrivendo: «il ministero dell'Interno ha commesso molti errori nell'ultimo periodo e il più recente è il comportamento deplorevole nei confronti dei giornalisti».

Ultimo aggiornamento: 4 Maggio, 13:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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