«Non si può rischiare di morire per lavoro», l'incontro delle due dottoresse con l'assessore Riccardi

Mercoledì 11 Gennaio 2023 di Camilla De Mori
«Non si può rischiare di morire per lavoro», oggi l'incontro delle due dottoresse con l'assessore Riccardi e i vertici di AsuFc

UDINE - «La solidarietà è stata trasversale e tantissima». Adelaide Andriani e Giada Aveni, le due specializzande finite loro malgrado al centro della cronaca sulle violenze sui sanitari, dopo l'aggressione di sabato, nel parcheggio della sede della guardia medica dove erano di turno, sono state travolte da tante manifestazioni di affetto e vicinanza, arrivate dai colleghi ma anche dal ministro Schillaci e dal presidente Fedriga. Ma loro chiedevano soprattutto risposte, perché a nessun altro medico o operatore sanitario accada più di trovarsi con le mani di un uomo che stringono intorno al collo, come successo sabato, secondo il suo racconto, ad Adelaide, 28 anni, originaria della provincia di Monza e della Brianza, da due anni in Friuli per la scuola di specialità in Chirurgia generale. Se non fosse stato per la sua collega, che ha tolto quella stretta dal suo collo, «forse sarei anche morta, per quanto ne so», aveva confidato subito dopo Adelaide. Una cosa «inammissibile» rischiare di morire per fare il proprio lavoro «perché non si è abbastanza tutelati», secondo Aveni. Che non si è fermata a un post su Facebook, per denunciare l'accaduto, sfidando musi duri e convenzioni. Ma, racconta, «ho mandato il post su Instagram e su Fb in privato all'assessore Riccardo Riccardi, che mi ha chiesto quando fosse successo. Poi la direttrice del distretto Mara Pellizzari, mi ha detto: Il vicegovernatore vi vuole incontrare». L'incontro con Riccardi (che già lunedì si era detto «profondamente indignato» per l'aggressione) è atteso per oggi, spiega Giada. «Prenderemo tutte le misure necessarie per assicurare la sicurezza dei nostri operatori sanitari», ha promesso Riccardi.

E le due specializzande ci credono. «Sicuramente AsuFc si sta muovendo per garantirci maggior sicurezza. Anche Pellizzari si è attivata. Sono fiduciosa che verranno presi dei provvedimenti», dice Andriani, che tuttavia ormai non vuole più fare il medico. Secondo Aveni «dovrebbero mettere guardie giurate in tutte le sedi. E un centralino unico, che identifichi le chiamate. Anche a Trieste esiste». Un passo avanti, secondo lei, per la sede del Gervasutta, sarebbe la guardia giurata anche di giorno. «Oggi c'è solo la notte dalle 21. Ma stare dove sta, dentro il gabbiotto vicino alla portineria, non ci serve a niente. O sta davanti alla nostra porta o in una stanza attigua. Adesso se c'è un problema devi chiamarlo con il pulsante o al cellulare. Ora che arriva, che fa? In altre sedi della continuità assistenziale, le guardie giurate neanche ci sono. Speriamo di avere risposte concrete nell'incontro», dice Aveni.


Dall'AsuFc: «L'aggressione è nata all'esterno della sede»


«Abbiamo scelto il Gervasutta come sede della guardia medica perché è un luogo sempre presidiato. La guardia giurata c'è dalle 21, ma non risolve il problema. Le altre sedi Sca? Non sono presidiate. Questo è il problema», dice il direttore di AsuFc Denis Caporale, che oggi parteciperà all'incontro. «Bisogna capire come sono andati i fatti sabato. L'aggressione è nata all'esterno della sede. Per strada chiunque può essere aggredito. Verificheremo come sono andate le cose». Il problema sono anche le visite domiciliari notturne, quando le guardie mediche sono da sole. «La nostra proposta, l'avevamo già fatta nel momento in cui avevamo pensato a una riorganizzazione per l'Alto Friuli che lo Snami ci ha bocciato: prevedeva la risposta da parte del centralino. Così una persona che usciva aveva sempre un collega dall'altra parte, alla centrale. Questa potrebbe essere una risposta. Per il Gervasutta stiamo vedendo che misure prendere».

Riccardi: «Potenzieremo videosorveglianza e vigilanza»

«Ci sono diverse misure su cui dobbiamo lavorare insieme all'Azienda sanitaria per migliorare la condizioni di sicurezza del personale sanitario». Così si è espresso il vicegovernatore del Friuli Venezia Giulia, con delega alla Salute, Riccardo Riccardi, dopo l'incontro con la specializzanda Adelaide Andriani, aggredita nei giorni scorsi. Tra le priorità su cui lavorare «l'aumento della capacità di videosorveglianza e la capacità di vigilanza da parte di qualcuno che possa intervenire». «Fenomeni come questi si stanno ripetendo - ha proseguito Riccardi - viviamo in una società di tensione, ma comportamenti come quelli sono accaduti sono oggettivamente ingiustificabili. Dobbiamo migliorare le condizioni di sicurezza degli operatori, creando delle strutture più sicure, sorvegliate e vigilate - ha proseguito - sia nelle aree urbane, sia in quelle marginali, potenziando la telemedicina. E poi la guardia medica - ha aggiunto - è un'attività che dovrebbe essere svolta a domicilio, quindi c'è tutta una serie di misure da rivedere, con un investimento nella sanità territoriale».

«Sei l'Italia migliore», sui social vicinanza e solidarietà alla specializzanda

Solidarietà e vicinanza arrivano con numerosi messaggi su Facebook alla dottoressa Adelaide Andriani, aggredita mentre era di turno ad Udine nell'ambulatorio di continuità assistenziale dell'ospedale Gervasutta. «La società civile ha assolutamente bisogno di persone come lei, con le sue competenze, non getti via tanti anni di studio per colpa di un delinquente» le scrive un utente. «Lei rappresenta l'Italia migliore, quella che ha intrapreso una missione per la comunità. Sono consapevole che il gesto scellerato l'abbia scossa, ma pensi a quante persone può salvare la vita in futuro» le scrive un altro utente. Infine un'altra persona aggiunge «smetta solo se non era il suo sogno».

Ultimo aggiornamento: 12 Gennaio, 08:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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