Investimento di decine di milioni di euro per la centrale anti blackout

Giovedì 1 Dicembre 2016 di Paola Treppo
La galleria dei cavi nella centrale A2A di Somplago
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CAVAZZO CARNICO (Udine) - Ha assunto 10 persone nell’ultimo anno e ha investito diverse decine di milioni di euro la A2A nella centrale idroelettrica di Somplago, a Cavazzo Carnico, in Friuli. I nuovi dipendenti, tutti della zona, hanno fatto un affiancamento con le maestranze “storiche” che sono poi andate in pensione. È stato trasferito così un bagaglio di esperienze professionali, e in un certo senso anche affettive, ai nuovi addetti.

«A2A - spiega Roberto Castellani, responsabile della produzione in Friuli Venezia Giulia per gli impianti idroelettrici della multiutility - punta sulla massima efficienza e sul forte legame con il territorio. Per questo abbiamo scelto, nel nostro organico, persone che sono del luogo, che vivono qui. Sono persone molto preparate, anche perché nell’area di Cavazzo Carnico è da tempo presente la centrale, prima della Sade, quindi dell’Enel, poi di Edipower e quindi, adesso, di A2A. Con queste nuove assunzioni abbiamo rinnovato il 30% del personale circa; il nostro organico, infatti, conta 36 persone altamente formate, su cui facciamo il massimo affidamento».

Pronto per l'accensione in caso di blackout in Italia 
Oltre al personale, nella centrale di Somplago, costruita dentro al cuore di una montagna, la società ha investito diverse decine di milioni di euro, tra il 2012 e lo scorso anno, per la sostituzione dei gruppi “turbina-alternatore”, sei in tutto, tre a Somplago e tre ad Ampezzo. «Questo investimento ci permette di rendere l’impianto sempre più efficiente e sicuro, e di ottenere il massimo dal bene primario che usiamo, l’acqua. L'investimento rende l’impianto estremamente affidabile e questo è fondamentale perché il “polo” di Somplago rientra tra quelli che, in Italia, sono stati individuati nel Piano di accensione in caso di blackout». La centrale non è solo super efficiente e sicura, tanto che da decenni non si registrano infortuni.

Una centrale storica
La centrale ha una sua storia “romantica” fatta di mille aneddoti e curiosità. Realizzato negli anni ’50 del secolo scorso, visitabile per le scolaresche su richiesta e aperto a tutti la prima domenica di luglio di ogni anno, l’impianto conta splendidi mosaici dei maestri di Spilimbergo, al termine della galleria di “uscita”, che è stata realizzata a “curve”, si dice, per limitare al massimo i danni di eventuali attacchi con cannoni. Alla fine della galleria “dei cavi”, invece, nel cuore della montagna, un grande affresco sulla storia del Friuli. E, ancora, gli eleganti lampadari installati dalla Sade, in origine, alcuni fatti arrivare direttamente da Venezia. Per limitare il senso di claustrofobia a chi lavora in centrale, la Sade, che in questo “polo” vide lavorare alla progettazione pure l’ingegnere Semenza, noto per le vicende del Vajont, fece costruire anche delle finte grandi finestre illuminate.

Storia, arte e tecnologia, insomma, per una delle centrali più “vecchie” e curate del Friuli. 

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