​Emiro, da maggiordomo di corte a vignaiolo tra la terra e il mare

Martedì 2 Gennaio 2018 di Paola Treppo
L'azienda vitivinicola Bortolusso tra terra e laguna, a Carlino 
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CARLINO (Udine) - Nasce in provincia di Venezia, nell’azienda Ca’ Corniani, la lunga storia dei Bortolusso che oggi conducono un vigneto tra terra e laguna, a Carlino, nella Bassa Friulana, in provincia di Udine. Una rarità, questa singolare tenuta, dove i tralci di vite si specchiano nei canali salmastri, come in un quadro. Ma prima di descrivere il sapore del nettare dei grappoli d’uva “di mare” bisogna partire da lontano e attraversare l’Europa, oltrepassare La Manica, ed entrare nelle case dei reali nobili parenti dei regnanti d’Inghilterra.
 

 


Romano emigra in Inghilterra 
Siamo agli inizi del secolo scorso quando Davide Bortolusso si guadagna da vivere insegnando a fare gli innesti a Ca’ Corniani. È un maestro nella potatura, molto stimato e apprezzato: il suo “dna” si trasmetterà inaspettatamente, tra mille vicende e avvenimenti degni di un romanzo, a tutta la sua discendenza. Il figlio Romano arriva con la sua famiglia in provincia di Udine, nella Bassa Friulana, spostandosi dal Venero. È il 1930. C’è miseria, per tutti, allora. Ci sono 36 bocche da sfamare e si va a fare i mezzadri, ma non in un’azienda qualsiasi, da “Le Favole”: 150 ettari di terra, bestiame a non finire, 500 ettolitri di vino, una produzione di miele unica e ricercatissima per la presenza di tanti apiari. C’è anche chi decide di emigrare: è uno dei figli di Romano, Emiro Bortolusso. È lui che parte in cerca di fortuna con la valigia di cartone.

Maggiordomo della cugina della regina
​Romano non finisce a fare il manovale o in qualche fabbrica. Diventa il maggiordomo di una cugina della regina d’Inghilterra. Al tempo gli italiani e, in genere, gli stranieri, non sono ben visti; non solo qui, oltre La Manica, ma anche in tanti altri Paesi dove sbarcano con le toppe alla giacca ma con grande dignità, con il miraggio di una vita migliore e la ferrea volontà di farcela, al di là di ogni ostacolo. Lui, Emiro, fa fare il suo lavoro. È corretto, onesto e preciso. Un gentiluomo. Viene tollerato, all’inizio, poi apprezzato. Nessuno vuole che se ne vada, da quella casa “di corte” dove, tra l’altro, lavora anche la moglie, Maria Luigia. Lei fa la cuoca e non è semplice soddisfare i palati raffinati di chi è ricco e pretenzioso.

Tutti i soldi li manda in Friuli
Tutti e due vanno avanti per la loro strada, senza cedere, a testa alta. Non guadagnano molto e tutto quello che riescono a mettere da parte finisce in Friuli. Lo racconta il figlio Sergio, 52 anni, che oggi gestisce l’azienda di Carlino insieme alla sorella Clara, 54 anni, nata proprio in Inghilterra: «Lavorava come maggiordomo ma non aveva la testa da tutta un’altra parte e un progetto preciso: mandava i guadagni a suo padre, Romano, che continuava a vivere a Carlino, lavorando per “Le Favole”. Da oltre La Manica gli dava indicazioni precise: doveva comprare appezzamenti di terra. E così è stato: un po’ alla volta è riuscito a raggiungere il suo obiettivo».

Tra casoni, valli da pesca e vigneti 
Poco dopo la nascita di Clara la famiglia decide di rientrare in Friuli; è il 1962 ed Emiro comincia subito a darsi da fare, a produrre vino, prima solo per gli amici, poi per i locali pubblici. Amplia con costanza il suo “mercato”; e, piano piano, con tanto sacrificio, fonda l’azienda. È il 1963. È l’azienda che oggi sorge lungo Strada Oltregorgo, a Carlino, dopo una prima sede fondata nella vicina frazione di Colomba. Si chiama Azienda Agricola Cavalier Emiro Bortolusso. Nei primi anni non è facile: l’attività della famiglia si diversifica, per “metter via” un po’ di soldi. Siamo negli anni Ottanta quando Emiro e i suoi creano un’attività di ristorazione a Lignano, fondando di fatto quelli che oggi si dicono i casoni della Darsena Vecchia. E poi ci sono le valli da pesca, che tengono impegnati i laboriosi membri di questa famiglia.

Fonda la zona Doc Friuli Annia
Sarà sempre Emiro, da uomo lungimirante quale è, a volere che questa zona diventi Doc, e ce la fa. Oggi l’area è zona Doc Friuli Annia; una vita di sacrifici coronata dal successo e dal riconoscimento di Cavaliere. E qui, a Carlino, che i suoi figli, Sergio e Clara, coltivano le viti tra i canali, producendo un vino che ha il sapore del mare, in particolare la malvasia, coccolata dalla brezza, ventilata, ricca di profumi e della magia della terra salmastra. Il 50% della produzione dell’azienda, che si attesta sulle 300mila bottiglie all’anno, è destinata all’export: Austria, Germania, Olanda, Francia e Spagna; alcuni clienti stranieri raggiungono direttamente l’azienda durante le ferie per visitare le sue cantine, per fare due passi tra i canali e per degustare sul posto i vini di Emiro, accompagnati da una fetta di salme e da un grissino.

Un vino per estimatori 
Solo una piccola parte della produzione è destinata al Friuli, in particolare ai locali della zona, per pranzi a chilometri zero. Il resto viene acquistato da appassionati ed estimatori delle regioni del Nord dell’Italia. Il 70% è nettare bianco: friulano, sauvignon, pinot grigio, pinot bianco, ribolla gialla, traminer aromatico, chardonnay Sun of Winter. Non mancano i rossi tra cui merlot, cabernet franc, refosco dal Peduncolo rosso, franconia, schioppettino e la Lacrima di Privilegio. Tutto, cresce, tra terra e mare, anche i dolci: verduzzo friulano, il pizinin e non poteva mancare il Vino dell’Amore.

Zona nota già ai Romani
La zona Doc Friuli Annia è di recente costituzione; ma questa terra ha una vocazione vitivinicola conosciuta e apprezzata fin dal periodo romano. Lo testimoniano non solo gli storici dell'epoca ma anche il ritrovamento di numerose anfore che venivano utilizzate per il trasporto del vino. Il nome Annia deriva dall'antica strada costruita dal pretore romano Tito Annio Rufo.

Tra oasi protette e la fortezza di Marano
Siamo nel 131 avanti Cristo e l'arteria, allora, molto trafficata, serviva per collegare Aquileia a Concordia Sagittaria e arrivare poi fino all'altra antica "autostrada", la via Emilia; è qui in mezzo che sorge Carlino, un paesino della pianura friulana a ridosso della Laguna di Marano, la cittadina fortezza dei pescatori. L'ambiente in cui si trova la cantina dell'operosa famiglia Bortolusso è non a caso di grande suggestione naturalistica: confina con oasi protette, paradiso degli uccelli migratori, habitat ideale per tante specie di uccelli acquatici. Sergio e Clara, che hanno raccolto l'eredità di papà Emiro, lavorano a conduzione familiare. Quaranta gli ettari di vigneto; i due fratelli vinificano esclusivamente le proprie uve.

Ultimo aggiornamento: 3 Gennaio, 09:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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