Export fermo e ordini persi, il settore del legno arredo paga il conto più salato della crisi

Venerdì 5 Giugno 2020 di Antonella Lanfrit
Il settore del legno arredo paga i due mesi di fermo e la crisi internazionale

UDINE Il settore legno arredo vale il 14% dell’intero fatturato manifatturiero del Friuli Venezia Giulia e stima di chiudere il 2020 con un calo del 30-35% degli introiti, ovvero 1,2-1,4 miliardi in meno su base annua. L’export potrebbe perdere circa 500 milioni. Ne aveva persi 300 nella grande crisi del 2008. È una situazione molto complessa quella che emerge dall’indagine svolta dal Cluster Legno Arredo Casa Fvg tra 50 aziende del settore a un mese dal riavvio delle attività, dopo il lockdown. La rilevazione ha tenuto conto delle diverse filiere che afferiscono al Cluster, delle diverse realtà territoriali, settoriali e dimensionali, per una fotografia realistica. Le macerie si materializzano in una perdita di fatturato tra il 25 e il 75% rispetto agli stessi mesi dello scorso anno. L’87% degli intervistati ha avuto un calo del giro d’affari almeno del 25% e di questi il 53% ha perso il 50%, un 18% ha lasciato sul terreno addirittura il 75% degli introiti. 
PROSPETTIVE
La nota ancor più dolente è riferita all’83% del campione che ha perso definitivamente gli ordini durante il fermo produttivo, non riuscendo a recuperarli. Se l’immediato è a tinte scure e le prospettive economiche restano molto incerte, la rilevazione ha tuttavia messo in evidenza un elemento strategico per il Friuli Venezia Giulia: la volontà delle imprese di resistere. Nel rapporto sull’andamento del I trimestre del manifatturiero reso noto ieri da Confindustria Udine, la presidente Anna Mareschi Danieli ha previsto che «in autunno, se non prima, molte aziende saranno costrette a chiudere o comunque a ristrutturare pesantemente» e «non si potrà più impedire il licenziamento per decreto». Nel Cluster legno arredo casa, secondo l’indagine, «il 94% delle imprese non prende in considerazione la chiusura della propria attività», anche se il 40% degli intervistati ritiene che nel 2020 dovrà attuare una riduzione del personale. Perciò, sul fronte dell’occupazione la richiesta è di un prolungamento della cassa integrazione: il 60% la ritiene una priorità altissima per fronteggiare il forte calo degli ordini. A piangere è pure l’agenda della ripresa: a un mese dal riavvio solo il 19% delle imprese è operativo al 100%, mentre il 78% degli intervistati lavora al 50% delle proprie possibilità. Inoltre, l’86% ha un calo degli ordinativi del 30% rispetto a quanto pianificato a inizio anno e il 52% ha dimezzato il proprio portafoglio ordini. «In questo momento di mercati molto rallentati quel che conta è tenere vicino il personale qualificato formato negli anni», afferma il presidente del Cluster, Franco di Fonzo, che pone l’accento sull’export: «Deve essere sostenuto prima che nel nostro settore si inseriscano competitori stranieri». Sarebbe importante, inoltre, «l’incentivazione dei consumi, come un super bonus per l’acquisto di mobili», sottolinea il direttore del Cluster, Carlo Piemonte. Tutti puntano, invece, al rafforzamento dl marketing digitale e allo sviluppo di prodotti e processi per affrontare nuovi mercati di sbocco.
MANIFATTURIERO A UDINE
Segna un –6,2% la produzione industriale del I trimestre in provincia di Udine, in ulteriore calo rispetto al -2,5% con cui aveva chiuso il 2019. «L’impatto improvviso a marzo del Covid -19 è stato pesantissimo – conferma Mareschi Danieli – e si stima un calo del Pil nel 2020 di 9 punti». La previsione, inoltre, è che il II trimestre consegni «una caduta maggiore». La fine del lockdown non sta generando un immediato rimbalzo, perché «le imprese devono smaltire le scorte accumulate, la domanda interna non dà segni di ripartenza e quella estera risente della contrazione del commercio mondiale. L’industria meccanica (43,2% degli addetti in provincia) ha una perdita del 4,8%; la siderurgia del 7,4%; il legno e mobili dell’11,9%. Crescono, rispetto al I trimestre 2019, carta (+3,8%) e alimentare, con un +1,9%.

L’occupazione ha accusato un -14,2% di assunzioni ma, contando le cessazioni, il saldo del I trimestre è positivo di 1.739 unità. Quanto alla cassa integrazione, le ore autorizzate in provincia di Udine sono state 9,690 milioni nei primi 4 mesi contro le 285mila nel I quadrimestre 2019.

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