PORDENONE E UDINE - Non c'è solo la scuola, a garantire la benzina necessaria al virus per continuare a diffondersi.
LA MAPPA
Tornando ai focolai, come detto non c'è solo la scuola, che comunque rappresenta uno dei centri di contagio più importanti soprattutto nelle fasce di popolazione ancora non vaccinate e fino a poco tempo fa non vaccinabili. In provincia di Pordenone, ad esempio, si rileva un aumento importante dei cluster nel mondo dello sport. Non c'è stato solo il caso del Fiume Bannia, club dilettantistico di calcio costretto a un lungo stop da una catena di contagi. In realtà come evidenziato dagli esperti della prevenzione i casi sono numerosi, sia nelle formazioni giovanili che in quelle impegnate nei massimi campionati regionali. E non c'è nemmeno solo il calcio. Anche il rugby provinciale, ad esempio, negli ultimi giorni è stato toccato da diversi casi di contagio tra gli atleti. Ora nel mondo dello sport è scattata la stretta: i non vaccinati (giocatori compresi) possono sì praticare l'attività sportiva, ma non è loro concesso l'accesso agli spogliatoi e a tutti gli altri ambienti chiusi di pertinenza delle rispettive società. Altri focolai si registrano tra i giovani dopo ritrovi e feste. Si tratta in questo caso di cluster difficilmente riconoscibili, dal momento che non tutti i protagonisti dei ritrovi accettano di mettere a disposizione degli esperti le informazioni utili a circoscrivere le dimensioni del contagio. Infine anche due cluster in altrettante fabbriche del territorio, ma al momento nulla di preoccupante. Nel mondo del lavoro i protocolli sembrano reggere meglio che altrove anche durante la seconda ondata. In ogni caso la provincia di Pordenone vede un aumento dei casi. Essendo stato il territorio meno colpito nella fase iniziale della salita, adesso sente in ritardo l'effetto propagazione che è stato generato dalle province di Udine e Gorizia.