Ristoranti ed export bloccati, nelle cantine restano invendute 106 milioni di bottiglie

Mercoledì 22 Aprile 2020 di Antonella Lanfrit
Anche il settore del vino è in sofferenza
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Ottocentomila ettolitri di vino. Tanto si stima, secondo Coldiretti Fvg, siano le giacenze di vino in Friuli Venezia Giulia. L’equivalente di 106 milioni di bottiglie, che potrebbero essere invendute soprattutto se, spiegano dall’organizzazione agricola, si protrarrà il fermo causato dall'emergenza coronavirus del canale Horeca, ovvero quella della ristorazione, bar e hotel.
Un canale privilegiato per la produzione del Friuli Venezia Giulia chiuso non solo in Italia, ma in Gran Bretagna, Usa e Germani, sbocchi importanti per l’export dei vini del Friuli Venezia Giulia. Dopo lo slittamento al 2021 di Vinitaly, l’evento fieristico internazionale che avrebbe dovuto concludersi proprio oggi a Verona, i vignaioli della regione si trovano a fare i conti con una contrazione dei consumi che allo stato attuale «fa registrare un -70% di fatturato», afferma il presidente di Coldiretti, Michele Pavan.
Non un fulmine a ciel sereno, per gli addetti ai lavori, che hanno già stilato l’elenco degli interventi per affrontare un’emergenza senza pari e in cui la Regione può giocare un ruolo, anche se le azioni ipotizzate richiedono l’iniziativa dello Stato e risorse europee.
VINO SENZA CANALI
«La stima della perdita di fatturato è una media tra le aziende che continuano a vendere perché hanno come riferimento i canali della grande distribuzione e quelle, invece, maggiormente penalizzate dal fermo della ristorazione e della vendita diretta attraverso l’enoturismo», precisa Pavan. Se le giacenze rappresentano il problema più immediato e visibile, gli imprenditori del settore hanno già messo sul tavolo anche l’ulteriore questione che si presenterà tra soli 4-5 mesi, ovvero con la prossima vendemmia. Si potrebbe trasformare in un dilemma: che fare di vino che si sommerà alle giacenze?
VENDEMMIA VERDE
Da qui le proposte avanzate da Coldiretti nazionale e fatte proprie da quelle del Friuli Venezia Giulia: «L’apertura di una campagna di distillazione volontaria per eliminare dalle cantine 3 milioni di ettolitri di vini generici – illustra il presidente - con il produttore che dovrebbe incassare 3 euro per grado ettolitro, dei quali 50% di aiuto pubblico e 50% pagato dalle distillerie che in questo periodo hanno forte richiesta di alcool industriale per usi sanitari; il rifinanziamento della misura vendemmia verde su circa 30mila ettari per ridurre la produzione 2020 di altri 3 milioni di ettolitri, con priorità del sostegno ai vini Doc/Igt e dei produttori che vinificano e imbottigliano vino con uve prodotte prevalentemente nella propria azienda». Non da ultimo, «l’attivazione di una misura volontaria di stoccaggio per evitare il crollo dei prezzi per eccesso di offerta».
PAROLA A ROMA E A BRUXELLES
Tutte misure «su cui può decidere e intervenire solo lo Stato – sottolinea l’assessore alle Politiche agricole Stefano Zannier - poiché la Regione non può attivare azioni di mercato. A fronte di questa situazione, però, i fondi statali a disposizione sono irrisori. Occorre l’intervento della Ue, ma su questo punto si è già registrata la ritrosia del commissario competente». Un fronte che, questa settimana, ha cercato di forzare l’intergruppo del Parlamento europeo «Wine, spirits and food stuff», di cui fa parte l’europarlamentare friulana Elena Lizzi. «La diminuzione dei consumi per l’emergenza Coronavirus è un dato confermato e s’aggiunge alla flessione del 7% a valore con cui il settore aveva chiuso il 2019», spiega. «La richiesta trasversale dei componenti dell’intergruppo – aggiunge Lizzi – è di misure straordinarie per il secondo più grande settore di esportazione di prodotti agroalimentari, che in Europa impiega oltre un milione di persone e fattura 11 miliardi di euro annui. Una richiesta che – avverte – si scontra con le dichiarazioni del Commissario europeo per l’agricoltura, Janusz Wojciechowski, secondo il quale non ci sarebbe spazio di bilancio per incidere efficacemente. Se questa linea fosse perseguita per il settore del vino sarebbe una sciagura».
DISCO VERDE UE E PROMOZIONE
Proprio ieri, comunque, il Parlamento europeo «ha approvato le regole con le quali il Friuli Venezia Giulia, prima regione in Europa, potrà erogare attraverso fondi del proprio bilancio regionale 50 milioni di contributi a favore di imprese che operano in agricoltura, silvicoltura e pesca», sottolinea con soddisfazione l’assessore Zannier. Un risultato importante anche per l’ambito vitivinicolo, perché «ci consente di iniettare liquidità nel sistema, attraverso prestiti a tasso zero, senza tener conto del tetto massimo previsto nell’arco di tre anni dalle normative europee vigenti».
Possibile, inoltre, finanziare la conduzione aziendale uscendo dai parametri fissati dal regime de minimis.

Zannier non dimentica poi la promozione, tanto più che il settore ha già chiesto alla Regione di investire i fondi destinati a Vinitaly. «Sono 800mila euro che utilizzeremo sicuramente in questa direzione», assicura Zannier. Per affrontare la complessità della situazione, però, Regione e Coldiretti concordano sulla necessità di azioni forti da parte di altri attori: i Consorzi, soggetti che possono agire sui disciplinari rispetto alle produzioni di uva per ettaro. Nei Colli Orientali, come certifica l’omonimo Consorzio, l’emergenza è stata affrontata con un’esplosione dell’e-commerce (30 aziende si sono dotate di e-shop all’interno del loro sito), anche «se la capacità di reazione dei viticoltori non compenserà certo le gravi perdite».

Ultimo aggiornamento: 08:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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