Già troppa ressa fuori da bar e negozi: «I titolari sorveglino»

Martedì 19 Maggio 2020 di Camilla De Mori
APERITIVO PER MOLTI Troppa ressa fuori dai bar
UDINE Udine riparte, con la riapertura di bar e ristoranti, parrucchiere e negozi. E la nuova normalità si riaffaccia, come il rito del caffè o del “tajut” per l’aperitivo. Ma si affaccia anche una paura latente ormai da settimane, che è quella degli assembramenti e delle resse. Ieri fuori dai locali si sono visti diversi capannelli di persone, alcune “sportivamente” con mascherina abbassata. Ma al mattino si sono avvistate anche code fuori dai negozi (tipo Zara) finalmente riaperti dopo mesi. Confcommercio ammonisce: bisogna che i titolari responsabilizzino i clienti o si tornerà a chiudere tutto. Ma il Comune assicura che i controlli ci sono e «le cose stanno andando bene».
L’ALLARME
Il grido d’allarme arriva sia dal presidente provinciale Fipe Carlo Dall’Ava sia dal presidente mandamentale di Confcommercio Giuseppe Pavan. «Troppe file davanti ai negozi e resse davanti ai locali. Bisogna sensibilizzare di più i gestori: devono uscire dai negozi e pregare i clienti di seguire le regole- dice Pavan -. Altrimenti si rischia di tornare a chiudere tutto». Secondo lui, in sostanza, esercenti e negozianti dovrebbero fare un po’ da “vigili” e dirigere il traffico fuori dalle proprie attività, «altrimenti si rischia di tornare indietro al lockdown. Abbiamo ricevuto segnalazioni che non sempre viene rispettata la distanza sociale. Non dico che tutti debbano fare come ha fatto il caffè Beltrame che ha preso una guardia, ma bisogna che qualcuno stia fuori e ammonisca al rispetto delle regole. A Udine Mercati, per esempio, fin da subito anche quando non c’era l’obbligo, abbiamo introdotto la mascherina, abbiamo preso due guardie giurate e la Croce rossa all’ingresso a misurare la temperatura. E le cose hanno funzionato». Anche Dall’Ava è sulla stessa linea: «I comportamenti siano responsabili. Evitiamo il rischio di un nuovo “lockdown”. La categoria è ripartita con una grande voglia di recuperare il lavoro perso e il rapporto con la clientela, oltre che di tutelare l’occupazione dei collaboratori. Ma in questo momento è fondamentale che tutti, imprenditori e consumatori, si dimostrino seri e responsabili. Il rischio, altrimenti, è di vanificare il lavoro fatto da Confcommercio Fvg d’intesa con il governatore Fedriga. Siamo riusciti a evitare il protocollo rigidissimo e di fatto inapplicabile dell’Inail, ma ora è necessario che il cittadino collabori con il gestore in modo da evitare comportamenti sconsiderati». L’assessore Alessandro Ciani assicura che non sono stati pizzicati troppi furbetti: «Le cose stanno andando bene». Intanto i negozianti si preparano anche per le riaperture domenicali. Non mancheranno il gruppo Aspiag, ma anche il Città Fiera e altri centri commerciali. Pure il Terminal Nord (che ha deciso di regalare 10mila mascherine, 9mila ai clienti e un migliaio ai lavoratori) va verso la riapertura domenicale.
IL NODO
Secondo la Cgil «si è persa una grande occasione: il lockdown aveva dimostrato che si poteva vivere senza negozi aperti la domenica», dice Francesco Buonopane (Filcams). E mette sul tavolo un altro nodo. «Siamo in attesa che venga istituito il comitato regionale per declinare le linee guida nella nostra specificità. I grossi gruppi si sono già organizzati, noi pensiamo ai piccolini, alle botteghe di paese. Serve un’autoregolamentazione. Ma c’è un palese ritardo della Regione e delle organizzazioni datoriali, a partire da Confcommercio. Sui protocolli, abbiamo ricevuto la documentazione mercoledi sera con richiesta di fare un accordo entro giovedì sera». Ma il direttore regionale di Confcommercio Massimo Giordano non ci sta: «Una decina di giorni fa sono stato contattato da Susanna Pellegrini per un protocollo sulle riaperture. Le ho mandato le linee poi recepite dalla Regione l’altra notte. Lei voleva un accordo di natura più generale. Ma a Roma stavano discutendo i nazionali: non potevamo firmare un accordo diverso. Lunedì mattina le ho detto di mandare il protocollo a Buonopane e ho mandato a Uil e Cisl lo stesso documento, dicendo che lo mandassero a Buonopane se non lo avesse ricevuto. Tra mercoledì e giovedì abbiamo fatto un po’ di pressione quando abbiamo saputo che la Regione spingeva per l’apertura anticipata dei locali. Era la politica che stava dettando i tempi. Venerdì pomeriggio, fuori tempo massimo, è arrivata dai sindacati una proposta che non poteva essere accettata: non era firmabile perché la Regione stava siglando con il Governo l’intesa. Se la Cgil voleva che non riaprissero i negozi e i lavoratori restassero a casa, quella era la strada. Siccome stiamo lavorando bene sul tavolo dell’ente bilaterale che diventa il comitato paritetico di controllo, continueremo a farlo. Se ci sarà la possibilità di fare ulteriori accordi lo faremo. Ma non me la sono sentita di non far riaprire le attività quando c’era una legge che lo permetteva».
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