Elicottero e ambulanza, il trasporto dei pazienti Covid-19 è da film d'azione

Martedì 31 Marzo 2020 di Camilla De Mori
Il trasporto di un paziente affetto da Coronavirus in eliambulanza

Due ambulanze dedicate solo al trasporto dei pazienti Covid-19 da un ospedale all’altro, una barella Isoark N36 a biocontenimento con oltre cento scambi d’aria ogni ora, acquistata quando c’erano i timori per la Sars ed Ebola. E la sicurezza prima di tutto. La guerra al coronavirus, per gli operatori dell’elisoccorso regionale in Friuli Venezia Giulia, è fatta anche di una litania di azioni ripetute decine, centinaia di volte. «Véstiti con tutte le protezioni del caso, spogliati, pulisci. Rivestiti, rispogliati, ripulisci. Un lavoro senza fine. Ma queste operazioni di sicurezza sono fondamentali», ricorda il responsabile del servizio di elisoccorso regionale Giulio Trillò.
I MEZZI
L'elisoccorso del Friuli Venezia Giulia non trasporta pazienti contagiati in volo. «L’elicottero – rammenta Trillò - per sua natura è difficilmente igienizzabile. Infatti, di regola da sempre non si portano mai pazienti con malattie infettive che si trasmettono per via aerea, tanto più con un virus. Non c’è una paratia che divide lo spazio dei sanitari dallo spazio dei piloti e, se il personale sanitario è prezioso, molto più preziosi sono i piloti e i tecnici di volo che sono percentualmente pochissimi. Nella nostra regione girano otto piloti in tutto, che da noi sono fortunatamente tutti sani. Ma in Italia si parla di sette o otto piloti contagiati», spiega Trillò. Inoltre, la barella a biocontenimento ha dimensioni ragguardevoli. «Noi siamo una classe 4 tonnellate, riescono a portarla solo gli elicotteri da 6 tonnellate e mezza. In Lombardia su 5 basi di elisoccorso una è dedicata solo al trasporto Covid». Proprio l’elisoccorso di Como ha portato in Friuli i pazienti accolti nelle terapie intensive di Udine e Palmanova. E nonostante ogni cautela «quando atterrano – nota a margine Trillò – i colleghi ci dicono “stateci lontano, speriamo di essere sani ma non lo sappiamo”. Di solito si andava dentro, si beveva un caffè insieme. E’ anche un po’ triste». Abitudini sconvolte, precauzioni all’ennesima potenza. Il personale dell’elisoccorso si occupa comunque di trasportare i pazienti contagiati (o anche solo sospetti) fra gli ospedali in ambulanza utilizzando «due veicoli dedicati e la barella a biocontenimento, presente in regione da oltre cinque anni: era arrivata all’epoca della paura di Sars ed Ebola. Ha un filtro che garantisce che dall’interno non esca niente. In caso di bisogno il personale può agire con quelli che potremmo chiamare dei “guantoni” speciali. Queste due ambulanze dedicate vengono utilizzate anche per andare a prendere un paziente a casa, se dalla telefonata alla centrale Sores emerge che ha dei sintomi sospetti. Questo ovviamente comporta un carico di lavoro enorme per il soccorso territoriale. Per medici, infermieri, volontari, autisti soccorritori, significa ogni volta vestirsi con tutte le protezioni del caso, fare il soccorso e quindi sanificare le ambulanze e spogliarsi. Ci vuole mezz’ora buona ogni volta, per fare solo le cose di contorno sicurezza da Covid, fondamentali. Abbiamo messo in funzione a Udine una quarta ambulanza diurna. Ma, nonostante questo, il carico di lavoro è comunque molto pesante». Per fortuna, «nessun nostro operatore risulta positivo», anche se il contagio ha colpito un’operatrice della Sores della provincia di Udine che saltuariamente lavorava in elisoccorso e «il coordinatore infermieristico del servizio di elisoccorso territoriale, che però si è contagiato a casa». Certo, anche all’elisoccorso, come in tutti gli ospedali, «abbiamo gente molto preoccupata». Nessuno ha chiesto un alloggio per evitare il rischio contagio in famiglia? «Nessuno ci ha chiesto un appoggio. Saremmo anche riusciti a sistemare delle brandine nella vecchia sede in via Colugna a Udine. La casetta è rimasta libera e in emergenza si fa tutto, ma speriamo di non arrivarci a quella fase dell’emergenza».
MISSIONI
La base dell’elisoccorso è stata «di fatto sigillata: non entra nessuno a meno che non sia in servizio e in turno. Viene misurata la temperatura a tutti e viene garantita la massima separazione sociale. Al briefing tutti con la mascherina a 2 metri di distanza l’uno dall’altro. Il pilota non esce mai dalla cabina».  L’elisoccorso continua a fare il suo mestiere, pure in notturna, anche se «in questo periodo l’elicottero lavora di meno. C’è stato un 80% incidenti in meno e un 72% di incidenti sul lavoro in meno, perché molti stabilimenti sono chiusi e la gente si muove meno». Tuttavia, «aumentano gli infortuni domestici. In queste settimane abbiamo soccorso persone cadute dal solaio mentre facevano lavori in casa, ad uno è caduto un tronco addosso mentre stava tagliando un albero con la motosega, oppure c’è chi si ferisce con il motopick».

 

Ultimo aggiornamento: 08:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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