Coronavirus, l'assessore Fvg al Turismo: «Se continua così addio alla stagione sciistica»

Mercoledì 28 Ottobre 2020 di Tiziano Gualtieri
Le nevi dello Zoncolan in Friuli


«Stiamo maledettamente navigando a vista. Non possiamo permetterci di tenere gli impianti chiusi e affrontare una chiusura della stagione invernale, anche se la mia paura è che si vada verso quella strada». Sergio Emidio Bini, assessore regionale alle attività produttive e turismo in Friuli Venezia Giulia, si definisce possibilista «ma anche realista» e non nasconde che l'incubo peggiore per gli amanti dello sci e non solo, ovvero l'impossibilità di godere dello svago delle piste innevate, sia dietro l'angolo.

Certo, il fatto che il nuovo Dpcm abbia lasciato la porta aperta è visto come una iniezione di fiducia, ma il conto alla rovescia è partito. Così mentre a PromoTurismo FVG si va avanti come se l'apertura prevista per il 5 dicembre dipendesse solo dall'innevamento e non dalla pandemia, anche la Regione Friuli Venezia Giulia sta lavorando alacremente per evitare il rischio di dover dire addio, se non a tutta, a buona parte della stagione invernale.

LA SQUADRA "ALPINA"

Bini - che martedì 27 ottobre ha preso parte alla riunione della commissione turismo della conferenza delle Regioni e delle Province autonome, dove si è alla ricerca di un protocollo per la gestione degli impianti di risalita in montagna capace di soddisfare le richieste del Governo in ambito di contenimento del Covid-19 - assicura che le proposte trasmesse alla conferenza Stato-Regioni e sottoposte al Comitato tecnico scientifico vanno a rafforzare ulteriormente le norme già previste soprattutto in ambito di distanziamento sociale.

«Il problema reale non riguarda telecabine, cabinovie o skilift dove le regole ci sono già, quanto piuttosto tutto ciò che accade prima». La mente va subito alle immagini dello scorso week-end con le casse skipass di Cervinia prese d'assalto e la difficoltà di garantire gli assembramenti a valle.

Una situazione che non si è poi ripetuta in quota, dove il distanziamento sociale è naturale. Un problema, però, che potrebbe potenzialmente verificarsi in ogni comprensorio sciistico e che, nonostante ci sia chi ripete che i contagi da "sovraffollamento alle casse" siano tutti da dimostrare, l'esecutivo nazionale vuole scongiurare assolutamente.

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«Il problema è che tu puoi proporre tutti i protocolli che vuoi - prosegue Bini - ma non è facile gestire le persone. Di certo le immagini di Cervinia non hanno aiutato». Pensare a una Regione come il Friuli Venezia Giulia, e più in generale all'intero arco alpino, con gli impianti chiusi fa rabbrividire e non certo per il freddo: «Premesso che la salute è al primo posto, non dimentichiamoci che bisogna anche pensare alla tenuta del sistema economico-sociale. In FVG manca poco più di un mese all'apertura della stagione invernale, ma il punto di domanda c'è ed è grande».

LE CONSEGUENZE

Lo stop alla stagione significherebbe non solo la chiusura delle scuole di sci con un settore come quello dei maestri che, dopo la brusca interruzione della passata stagione, rischierebbe il tracollo ma, a cascata, aggraverebbe la crisi anche di attività "collaterali" come alberghi, ristoranti o negozi. «Bisogna capire quali saranno le intenzioni del Governo - conclude Bini -. Purtroppo nessuno ha la sfera di cristallo e nessuno può prevedere la curva pandemica dei prossimi giorni».

Un altro aspetto da non dimenticare è che anche se il protocollo fosse adottato, questo - al netto di eventuali chiusure di confini o lockdown nazionali - non garantirebbe comunque l'afflusso degli sciatori stranieri. Un problema non da poco soprattutto per quelle località, anche della nostra regione, dove il turismo transfrontaliero è un'importante fetta di mercato. La valanga Covid è ormai (ri)partita. L'obiettivo per tutti, ora, è non farsi travolgere.

Ultimo aggiornamento: 29 Ottobre, 08:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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