Coronavirus, preoccupa il focolaio tra i profughi che arrivano da aree a forte rischio di varianti

Lunedì 7 Giugno 2021 di M. A.
Migranti sui binari i ìn provincia di Udine
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UDINE - «Siamo di fronte allo stesso problema dell’estate scorsa». La voce, interrotta dalla lettura dei dati atterrati sabato pomeriggio sulla sua scrivania, è quella del vicepresidente della Regione, Riccardo Riccardi. Un bollettino, quello diffuso 48 ore fa dalla Protezione civile, che portava con sé un numero diverso da quello di tutti gli altri giorni: settanta contagi. Valori non in linea con la ritirata del virus notata nelle ultime settimane. Poi la precisazione: 39 casi erano riferiti a migranti, 34 a Gorizia e cinque a Trieste.

Ed è soprattutto il caso di Gorizia a preoccupare: all’interno dell’ex convento del Nazareno, infatti, è attivo un focolaio tra i richiedenti asilo.

I primi 28 contagi erano stati segnalati sabato 30 maggio, dopodiché sono scattati i tamponi per tutti i 130 migranti ospitati nella comunità chiusa. Due giorni fa, infine, la certificazione dell’espansione del cluster, con altri 34 casi accertati. «Nessuno ha mai lasciato il centro - ha precisato Riccardi -, quindi si tratta di una situazione facilmente controllabile. Il problema però ci riporta alla scorsa estate. Nel giugno del 2020 eravamo riusciti ad azzerare il contagio, che poi è rientrato in una prima fase anche a causa dell’immigrazione clandestina. Con il caldo i flussi riprendono».

Anche sabato, a sud di Udine, altri 40 migranti rintracciati dalle forze dell’ordine. E il pericolo è rappresentato dal fatto che la provenienza dei flussi (Bangladesh, Pakistan, Sri Lanka) corrisponda ad aree del pianeta a forte rischio varianti. «È un fenomeno che non possiamo ignorare. La vaccinazione della popolazione è un’ottima barriera, ma non dobbiamo correre rischi inutili». E sotto traccia si fa strada l’idea, caldeggiata di recente anche dalle associazioni che assistono i migranti a Pordenone, di vaccinare anche le comunità di richiedenti asilo. Le dosi ci sono e l’operazione permetterebbe di mettere in sicurezza delle comunità in cui spesso distanziamento e mascherine vengono meno, causando focolai la cui gestione impegna sia le forze dell’ordine che le autorità sanitarie. 

Ultimo aggiornamento: 07:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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