Coronavirus, vive in Friuli con 500 pipistrelli: «Ma non sono contagiosi»

Domenica 29 Marzo 2020 di Camilla De Mori
La casa dei pipistrelli in Friuli
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Vivere con cinquecento pipistrelli nella soffitta di casa. Senza paura, neanche nell’era del coronavirus. Per Elisa Persoglia e sua mamma Marisa è una quotidianità, che parte da lontano. «La casa ha più di quarant’anni – racconta Marisa, che abita in Friuli - I pipistrelli ci sono da sempre, si vede che hanno trovato un habitat adatto in soffitta, uno spazio che mio padre aveva ricavato per mettere ad asciugare i cereali e poi rimasto vuoto. Hanno scoperto un pertugio e trovato il loro ambiente per partorire i piccoli. Nessuno li disturba. Arrivano ad aprile, ancora non sono ritornati ma non mancano mai l’appuntamento, è questione di giorni», racconta Marisa, che da oltre trent’anni ospita in un solaio da ottanta metri quadri una “nursery” per chirotteri.
ESERCITO DI PIPISTRELLI
Secondo l’ultima rilevazione dello zoologo Luca Lapini del Museo di storia naturale di Udine, «nel 2013 c’erano almeno 350 rinolofi maggiori (pipistrelli dalle piccole dimensioni, ndr) più almeno 150 Vespertilii smarginati (anch’essi piccoli, ndr)», specie tutelatissime da leggi italiane e convenzioni internazionali. Per dirla tutta, la nursery di Marisa è la più grande d’Italia per i rinolofi maggiori e la più cospicua in regione per i vespertilii smarginati.


NESSUN PARENTE CINESE
Pipistrelli europei, che, spiega Lapini, nulla hanno a che vedere con quelli asiatici dello Yunnan da cui sarebbe partita la catena del contagio in Cina, in un teatro ben preciso, quello dei «mercati umidi» di animali. «Allo stato attuale delle conoscenze non ci sono evidenze di presenza dello stesso virus nei pipistrelli europei e tutti i dati finora raccolti tracciano il percorso dell’epidemia sempre a partire dalla Cina, consentita soltanto dagli spostamenti umani. I rinolofi non sono animali migratori, esauriscono i loro spostamenti nel raggio di poche decine di chilometri. Nessuna seria indicazione di preoccupazione», chiarisce lo zoologo.
A DIFESA DEI “SUOI PICCOLI”
E, difatti, Marisa non è preoccupata. «So che con il coronavirus non c’entrano niente. In un edificio distinto abbiamo un’attività ricettiva. Ho deciso di appendere alle pareti gli articoli scientifici che spiegano che i pipistrelli che ospitiamo non creano nessun rischio. Io dico una cosa sola: se fossero portatori di malattie, dovrei essere morta e stramorta e assieme a me tutta la mia famiglia. Sono miei coinquilini da oltre trent’anni. Conviviamo pacificamente da anni. Gli esperti mi hanno ben spiegato che non c’entrano nulla con i pipistrelli asiatici. Per me, il problema non esiste».
Per Marisa «a occhio oggi dovrebbero essere anche aumentati. Ho chiesto allo zoologo di venire a fare una ricognizione. La convivenza è talmente collaudata e tranquilla che non ci disturbiamo a vicenda nel modo più assoluto. Loro fanno la loro vita, fanno nascere i loro baby pipistrelli, li crescono, si involano. Noi non andiamo a disturbarli. Mio marito solo va a pulire il guano quando serve. Ma oltre a quello nessun disturbo». E così anche quest’anno, anche nell’era del coronavirus, Marisa con la sua famiglia li aspetta «a braccia aperte. Ma so già che mi accorgerò del loro arrivo quando saranno già qui. Sono silenziosissimi. Sono degli ospiti perfetti». La convivenza con gli animali è un’abitudine di famiglia. «E’ normale, in campagna, accogliere gli animali – dice Marisa- Da sempre nella nostra famiglia abbiamo avuto l’insegnamento di rispettare la natura. I pipistrelli qui arrivano tutti gli anni. Neanche te ne accorgi, escono all’imbrunire. Degli ospiti perfetti, silenziosissimi. I migliori inquilini del mondo: non chiedono niente, non danno nessun disturbo. Anzi, mangiano una quantità enorme di insetti. Di zanzare autoctone qui non c’è traccia. I miei pipistrelli sono una meraviglia, sono veramente una cosa fantastica». La sua preoccupazione, piuttosto è che, in questi tempi di paure ingiustificate, qualcuno possa avere la pessima idea di mettere a repentaglio l’esistenza di queste «meraviglie con le ali». Per questo, preferisce non dire il luogo esatto in cui si trova la nursery. «Lo faccio per il bene dei pipistrelli. Non vorrei mai che qualcuno si sognasse di far loro del male».

Ultimo aggiornamento: 08:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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