Ai tempi del Coronavirus i neo papà collegati con il telefonino alla sala parto

Sabato 28 Marzo 2020 di Lisa Zancaner
I disegni dei bambini per il reparto di Ostetricia all'ospedale di Udine
È tutto più difficile durante un’emergenza, specie una lunga come l'epidemia da Coronavirus in corso. Anche nascere e farlo in sicurezza. Lorenza Driul è la direttrice della clinica di ostetricia e ginecologia del Santa Maria della Misericordia di Udine. Quando la sera arriva a casa dal lavoro non si stende su un comodo divano. Vive praticamente in cantina per proteggere la famiglia. Lo fa anche indossando il camice bianco quando fa nascere un bimbo. Così ha deciso di non far entrare in sala parto i futuri papà. Alcuni non l'hanno presa bene, ma per tutti il personale cerca di assicurare, in alternativa allo stare a fianco della moglie o compagna, un contatto grazie allo smartphone.

TUTTO PIÙ DIFFICILE
«Nascere durante la pandemia non è facile, né per i genitori, né per noi medici - spiega - per motivi di sicurezza abbiamo bloccato la presenza dei padri in sala parto». Purtroppo non tutti l’hanno presa bene, «Ci sono papà che protestano in maniera accesa – ammette Driul – non tutti l’hanno accettato. Ma non è solo una scelta nostra; in tanti punti nascita è stato adottato lo stesso accorgimento».

Una scelta messa nero su bianco in una lettera aperta per i futuri genitori: «Carissime future mamme e papà. Abbiamo lavorato continuativamente per organizzarvi in pochissimo tempo un percorso veramente sicuro per voi e per assistere anche al meglio chi purtroppo si ammalerà. Come in una trincea vi proteggiamo e vi difendiamo ogni giorno. Siamo stati costretti a prendere delle decisioni difficili come escludere il futuro papà dalle nostre sale parto. Sappiamo benissimo il dispiacere che vi abbiamo causato e il sacrificio che vi stiamo imponendo, vi capiamo. Ma chiediamo, però, anche di ascoltarci e di comprendere le nostre decisioni che riguardano la salute dei vostri figli, di voi mamme e di noi intera comunità».

OSTETRICHE FOTOGRAFE
Dentro le sale parto si fa il possibile per non far sentire la distanza: la prima foto da inviare al papà appena nasce un bimbo, una videochiamata di una partoriente al marito se ha bisogno di incoraggiamento. «Facciamo di tutto per farli sentire vicino» dice Driul, che chiede la comprensione del fatto che le scelte fatte sono prese per il bene di tutti, soprattutto di chi viene al mondo ai tempi del Coronavirus. Si sa che veder nascere il proprio figlio è un momento unico nella vita. Purtroppo è unica, o si spera lo sia, anche questa situazione di emergenza e i medici chiedono collaborazione.

«In una domenica silenziosa – racconta ancora – ho chiesto ai miei figli e ai figli del personale di fare dei disegni che poi abbiamo appeso fuori dalle nostre sale parto. Alcuni portano la scritta, fatta da una piccola manina di un bimbo che dice tutto: “Aiutate le nostre mamme stando a casa”».
Ma c’è anche il disegno di un cuore e dell’Italia, tutti disegnati con il tricolore e poche parole che ormai si leggono ovunque: “Andrà tutto bene”. E ancora arcobaleni e famiglie che si tengono per mano. I bambini insegnano. «Siamo in trincea – sostiene Driul – perché non esistono ospedali Covid free e noi cerchiamo di proteggere tutti» e come a tutti anche ai futuri papà viene chiesto un sacrificio: attendere fuori dalla sala e lasciare che siano i medici a tenere la mano alle proprie mogli e compagne al posto loro.
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