Coronavirus, ospedali da due mesi sempre con più di 600 pazienti Covid ricoverati: nella prima ondata dati 5 volte inferiori

Lunedì 25 Gennaio 2021 di Marco Agrusti
Una Rianimazione Covid

PORDENONE E UDINE - Nella prima ondata, in un contesto diverso per decine di ragioni, non era andata così: dopo l’impennata di marzo, quando gli ospedali (ancora impreparati rispetto a quanto stava accadendo) avevano iniziato ad accogliere prima dieci, poi cinquanta, poi cento pazienti Covid, era arrivata la flessione di aprile: dalla metà del quarto mese del 2020, infatti, la curva si era invertita e i reparti di lì a maggio si sarebbero progressivamente svuotati. Al massimo il Friuli Venezia Giulia avrebbe visto sul suo territorio 258 malati di Covid, tra Medicine e Terapia intensiva. Nella seconda ondata, invece, la pressione è più duratura: sono due mesi, infatti, che i reparti Covid degli ospedali della regione sono costretti a lavorare con l’acqua alla gola, a più di 600 pazienti ricoverati. Un periodo doppio rispetto a quello della scorsa primavera e soprattutto una quota grande cinque volte quella della prima ondata. 
LA TENDENZA
I ricoveri, in Friuli Venezia Giulia, sono iniziati a crescere a ottobre.

Ma la vera impennata c’è stata il mese successivo, sino a un giorno-simbolo per la pressione ospedaliera: il 22 novembre. In quella data, infatti, tra Medicine e Terapie intensive si sarebbe raggiunto per la prima volta il limite dei 600 ricoveri per Covid: 545 in Area medica e 56 in Rianimazione. Da allora il monte totale dei malati Covid in ospedale non sarebbe mai più sceso al di sotto dei 600 pazienti. Una pressione continua, modificata solo in parte dai movimenti della curva del contagio. Grazie alla zona arancione del 15 novembre (durata sino al 6 dicembre), infatti, i nuovi casi erano leggermente scesi, ma rimanendo alta l’incidenza del contagio sul territorio tutto ciò non si era trasformato in una “caduta” anche della curva dei ricoveri. E nei numeri dell’occupazione dei letti - va ricordato - non sono ricompresi gli spazi a disposizione nelle Rsa convertite, che in regione accolgono più di cento pazienti post-acuti. La zona rossa di Natale, invece, ha “tagliato” meglio la crescita dei contagi ma gli effetti sulla saturazione degli ospedali devono ancora manifestarsi. Tra gli addetti ai lavori c’è la fondata convinzione che sia questa, la settimana decisiva per assistere a un calo della pressione sul territorio. Intanto, al 22 gennaio (cioè due mesi dopo rispetto al superamento della soglia dei 600 ricoveri Covid in regione) i malati in ospedale sono diventati 730, mentre il 22 dicembre erano 655. Un trend sempre in aumento. Senza picchi ma costantemente in crescita. E il dato “sballato” è sempre quello dell’occupazione dei posti in Area medica, saliti di più rispetto a quelli di Terapia intensiva. A conferma che rispetto alla prima ondata il problema si è trasferito dall’insostenibile pressione sui reparti per malati gravi a quella più diffusa nelle Medicine, che devono avere a che fare con una quantità di malattie diverse dal Covid oggi più difficili da gestire. 

Ultimo aggiornamento: 08:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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