Ansia da Covid, boom di ragazzi in coda dallo psicologo: «In tre mesi quasi 290 colloqui»

Domenica 12 Luglio 2020 di Camilla De Mori
ANSIA COVID Studenti in coda dallo psicologo

UDINE - Nell'era covid, che ha agitato paure per un presente mutaforma e ansie per un futuro che sembrava a tratti imprendibile, la psicologa dell'ateneo di Udine, collegata al di là di uno schermo di computer, è stata davvero, per molti, un «punto fermo» e un «porto sicuro». E non solo per gli studenti universitari, ma anche, in qualche caso, per i loro genitori e i loro amici. Si spiega così il boom di colloqui e di partecipazione al gruppo di auto-aiuto (entrambi rigorosamente on line) che si è registrato da primavera in poi con il progetto Agiata-mente dell'Università, nato nel 2015, con la benedizione del delegato al rapporto con gli studenti Daniele Fedeli, raccogliendo l'esperienza del servizio Eureka.
LA PSICOLOGA
«A marzo - racconta Fulvia Vogric, psicologa e psicoterapeuta del servizio di consulenza psicologica attivato dall'ateneo - i ragazzi erano scombussolati. Non si sapeva quanto sarebbe durata l'emergenza. È stato un mese di organizzazione e pianificazione. Ho ricevuto richieste anche da parenti e genitori, che chiamavano per capire cosa fare e come comportarsi. Sono tornati a chiedere aiuto anche studenti seguiti anni prima. Era come se cercassero un luogo dove avere un nuovo punto fermo, una sorta di porto sicuro. Erano focalizzati sull'aspetto della comprensione e dell'organizzazione. Aprile è stato caratterizzato da un numero di colloqui più elevato della media. Colloqui diversi rispetto al solito: più brevi e più ripetuti. I ragazzi avevano bisogno di un punto di riferimento con incontri virtuali più frequenti anche se più brevi. Mentre di solito davo appuntamento ogni tre settimane, in quel periodo ci sono stati alcuni studenti con cui ho avuto colloqui anche due volte alla settimana. Casi rari, ma ci sono stati. Siamo passati anche a due-tre volte al mese in media». E poi la svolta, con le prime aperture. «Maggio e giugno sono stati caratterizzati dalle riaperture graduali. Ho visto anche nei dati dei colloqui un ritorno alla normalizzazione». I numeri? «Ad aprile e maggio siamo stati intorno ai cento colloqui al mese, a giugno intorno ai 90, ma con un numero di studenti più alto. Inoltre, in questi tre mesi, soprattutto a giugno, i maschi hanno superato il numero di femmine. Anche nel 2019 avevamo notato un aumento di uomini ai colloqui». Una tendenza che parte da lontano. I maschi che hanno scelto di aprirsi con la psicologa erano il 38% nel 2014, sono diventati il 46% nel 2016 e il 42% nel 2017. Da un punto di vista numerico, calcola la psicologa, «in questo trimestre ci sono stati 280-290 colloqui. Nello stesso trimestre del 2019 eravamo intorno ai 190-200». Come dire, quasi un trenta per cento in più, anche se, tiene a puntualizzare Vogric, questo è dovuto al fatto anche della maggior frequenza di colloqui con gli stessi utenti.
I TEMI
«I ragazzi hanno dimostrato molto, molto bisogno di sostegno e accompagnamento per pianificare gli esami, ma soprattutto la tesi.

C'è stato un aumento di tesisti in difficoltà, soprattutto alle magistrali. La laurea è un momento di passaggio dalla dimensione di studente a quella di lavoratore. È come se la tesi raccogliesse tutti i timori per il futuro. Con il covid, le difficoltà denunciate dai ragazzi sono state come un modo per restare nel limbo, in un luogo in cui non si vive bene ma non si è ancora nel futuro. Inoltre, i ragazzi avevano più difficoltà a concentrarsi sugli esami: seguire le lezioni on line è diverso. L'ansia sicuramente è stata in crescita. Le incertezze legate alla situazione contingente si sono sommate alle incertezze che già avevano» Le parole chiave sono state: ansia, mancanza di concentrazione e bisogno di programmare gli esami». Tuttavia, rileva la psicologa, «il numero di esami sostenuti dai ragazzi durante il periodo del lockdown è aumentato. Il fatto di poterli fare a distanza ha limitato i problemi logistici, per esempio per gli studenti lavoratori, che hanno potuto ritagliarsi più facilmente il tempo. A seconda di come si appoggia lo sguardo, il prisma covid, insomma, ha più sfaccettature».

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