UDINE - No, non fu Attila a costruire il colle del Castello a Udine, isolata e unica prominenza in una vasta porzione di piana friulana.
L'IPOTESI
In ogni caso siamo di fronte alla più grande collina artificiale d'Europa, davanti allo stesso cumulo di Silbury, nell'Inghilterra meridionale, non lontano dal mitico e tuttora misterico sito di Stonehenge. La scoperta si deve alle indagini archeologiche e geofisiche di una squadra coordinata dal professor Alessandro Fontana, docente di geografia fisica e geomorfologia al Dipartimento di geoscienze dell'Università di Padova. Fontana racconta che nel secolo scorso la collina fu ritenuta un rilievo di origine naturale, per il fatto che altre minuscole preminenze (alte fino a soli 7 metri) sono riscontrabili nel territorio circostante. Ma gli studiosi hanno ora rinvenuto materiale artificiale anziché come si aspettavano delle ghiaie cementificate di origine naturale.
Era noto da tempo, per il vero, che la collina non fosse fatta di rocce. Ma una più certa datazione scientifica e la comprovata origine artificiale rappresentano elementi di significativa novità. Il colle presenta un'altezza di poco più di 30 metri rispetto alla piana sottostante, nel cuore storico di Udine fra la piazza San Giacomo e l'ampia piazza Primo maggio. Ecco, proprio dall'area di quest'ultima piazza si è portati a ritenere che gli uomini dell'età del bronzo, con enorme dispendio di risorse fisiche, possano aver prelevato il materiale per erigere l'enorme cumulo, la cui cima è spianata e larga circa 250 metri. Vi si gode in giornate dall'aria tersa di un panorama magnifico ai quattro punti cardinali, dalle Alpi Giulie alle Dolomiti orientali, fino alla stesa turchina del mare.
LA LEGGENDA
Si stima che il volume complessivo dell'altura, denominata con termine tecnico megamound, assommi alla bellezza di 400mila metri cubi. La leggenda, diffusamente nota in terra friulana, narra che quando Attila prese e devastò la romana Aquileia, nel 452 dopo Cristo, i suoi combattenti vollero rendergli onore costruendo il colle mediante l'ammassamento dei loro elmi, in modo da permettere al sovrano, alla maniera di Nerone, di contemplare dall'alto il rogo fumante della città imperiale data alle fiamme più a sud. Anche Jorge Luis Borges scrisse un racconto (I due teologi) dove, in esordio, si citano la profanazione della basilica aquileiese e la designazione di una scimitarra quale nuovo dio.
Ma la verità si rivela assai diversa: quando colui che faceva terra bruciata per antonomasia scese alla conquista del Friuli, la collina era già lì da un paio di migliaia di anni. Sulla collina, nel lungo volgere dei secoli, sorsero insediamenti romani e altomedioevali. L'altura fu anche una delle sedi dei patriarchi di Aquileia, il cui titolo è ora appannaggio del vescovo di Venezia. La fortezza patriarcale fu tuttavia distrutta da un terremoto nel 1511, poco dopo le devastazioni che già nel febbraio di quell'anno orribile si erano diffuse sul territorio friulano a causa di una vera e propria guerra civile, passata alla storia come crudel zoiba grassa o crudele giovedì grasso. Per inciso, legata a tale conflitto è anche una possibile radice storica della leggenda di Romeo e Giulietta: Lucina e Luigi, appartenenti alle rivali famiglie dei Savorgnan e dei Da Porto.
LA NUOVA EDIFICAZIONE
Sulle rovine del castello fu costruito l'attuale palazzo rinascimentale, sede dei Musei civici udinesi. Sempre sul colle si trova un luogo centrale e sacro all'identità friulana: il Salone del Parlamento della Patria del Friuli. La nuova scoperta è frutto di un gioco di squadra fra l'Ateneo di Padova, il Comune di Udine e i musei cittadini, che hanno colto occasione dei lavori per realizzare un ascensore panoramico che conduca dalla base di piazza I maggio al piazzale del castello, per svolgere carotaggi e analisi. E i nuovi rilievi geotecnici e archeologici hanno condotto gli studiosi a strappare il velo della leggenda per manifestare la verità storica.